Drogata avvelena genitori e fratello «perché non mi permettono di uscire»

Drogata avvelena genitori e fratello « perché non mi permettono di uscire» Alcune pastiglie di psicofarmaco sciolte nel caffè per fare un dispetto Drogata avvelena genitori e fratello « perché non mi permettono di uscire» Vent'anni, tossicodipendente da tre, la ragazza ha detto alla polizia: «Mi sono vendicata» - Al cronista: «Adesso me ne andrò in Spagna» -1 familiari si sono ripresi poco dopo il ricovero - «Ogni volta che va fuori torna a casa con il buco» Una ragazza di 20 anni, tossicodipendente, ha sciolto Ieri mattina alcune pastiglie di un sedativo nel caffè destinato ai genitori e al fratello. Risultato: la madre è finita all'ospedale, dove è stata sottoposta a lavanda gastrica, il padre e 11 fratello, anch'essi colti da malore, si sono ripresi quasi subito. Dopo una breve permanenza in questura, la giovane è stata rilasciata perché il reato contestato (lesioni aggravate da rapporto di parentela) è perseguibile solo su querela. •Non mi hanno lasciata uscire* ha detto per giustificarsi Maria Di Prima ai portantini della Croce Verde accorsi verso le 9 a casa sua, al settimo plano di via Tunisi 5. per soccorrere 11 padre Salvatore, 58 anni, pensionato, e la madre Angela, 48 anni, che si contorcevano dal dolori. •Non mi hanno lasciata andar fuori e cosi mi sono vendicata* ha confermato agli agenti che la interrogavano sul •perché* poco prima, a colazione, avesse sciolto tre o quattro pastiglie di Roipnoì nel caffè che la madre stava preparando per la famiglia. Il Roipnol è uno psicofarmaco. un tranquillante — dicono i medici — pericoloso solo se preso in grosse dosi: in quantità ridotte può provocare, in persone non abituate, svenimenti e nausee. E cosi è stato: mentre 11 padre, bevuto il caffè, crollava di fianco al letto, la madre che cercava di portargli aluto è stata colta a sua volta da malore. E' stato il fratello Vlncen- zo. 24 anni, in preda anch'egli a un malessere (alle prime avvisaglie aveva subito bevuto del latte, come antidoto) a chiamare l'ambulanza, memore di quel >t>e la farò pagare* che la sorella aveva urlato la sera prima ai genitori, in una delle tante liti causate dal divieto di uscire. -Perché ogni volta che va fuori, torna a casa con il buco* ha spiegato, disperata, p se cronista, la madre dalla sua barella al pronto soccorso. •Piuttosto che vederla bucarsi ancora, io e suo padre preferiremmo vederla in prigione*. Occhi scavati, il sondino infilato nel naso, sul volto i segni di-una sofferenza morale, più che fisica, la donna ha ricostruito in poche battute le tappe di un calvario cominciato tre anni fa, quando qualcuno portò Maria sulla strada della droga. «Da allora lottiamo — ha ricordato —. Per tirarla fuori l'abbiamo mandata in una comunità umbra, a 600 mila lire il mese. Ma è scappata anche di li. Il 18 febbraio è ritornata a Torino, ma a casa non ci vuole stare. Per il dispiacere al padre è venuto il mal di cuore: aiutateci, fatela anche arrestare purché non si droghi più*. Dal canto suo, Maria è sembrata del tutto indifferente al dramma racchiuso nel suo gesto. Ha risposto volentieri alla domande del giornalisti, compiaciuta, di trovarsi •protagonista*, non importa se in negativo, come alla tv. Quanto ai buchi, ha ammesso tranquillamente di farsene - due o tre la settimana*. E i soldi per la roba? •Amici* dice, con espressione furba. A casa sua dice di non voler più vivere: •Adesso prendo le mie cose e me ne vado definitivamente*. E dove? -Non so, forse in Spagna*. In che modo? *Non lo so*. E 1 tuoi? Non pensi di rifare pace? *No, perché cosi imparano a non lasciarmi mai uscire*. Maria Di Prina non è stata arrestata. La mamma Angela in ospedale e il padre Salvatore

Persone citate: Maria Di Prima, Maria Di Prina

Luoghi citati: Spagna, Torino