L'amico Miceli Crimi «Non voleva uccidersi»

L'amico Miceli Crimi «Non voleva uccidersi» Il medico che lo ferì a una gamba L'amico Miceli Crimi «Non voleva uccidersi» PALERMO — -Escludo che Michele Sindona abbia ingerito volontariamente il veleno. Non aveva nessun motivo per farlo, era profondamente religioso, e legatissimo alla famiglia». A parlare cosi è il dott. Joseph Miceli Crimi, massone, medico di Sindona dal 1977 al 1980, condannato per favoreggiamento nel processo nel quale Sindona è stato condannato all' ergastolo. • Era una condanna — commenta il medico — che Michele probabilmente non avrebbe scontato. Se fosse riuscito a tornare negli Stati Uniti sarebbe stato scarcerato sulla parola entro quest' anno. E, per la legge statunitense, una persona non può essere estradata fino a quando non abbia interamente scontata la pena inflitta dai tribunali del luogo. Sindona era stato condannato a 25 anni di reclusione per il fallimento della Franklin Bank, sarebbe stato possibile quindi estradarlo in Italia soltanto fra una ventina d'anni. Vista la sua età, quindi, la condanna all'ergastolo sarebbe rimasta una pena puramente platonica*. Joseph Miceli Crimi accompagnò Michele Sindona in Sicilia nel 1979, lo feri a una gamba con un colpo di pistola; questo avrebbe dovuto rendere credibile la tesi che il banchiere fosse stato rapito. Che cosa era venuto a fare in Sicilia, Sindona. nell'estate del 1979? Miceli Crimi non vuol dare particolari sul viaggio, accenna soltanto alla •possibile riunificazione della massoneria italiana* e parla di «un progetto per una reale indipendenza della Sicilia*. • Ho visto Michele Sindona per l'ultima volta — conclude il medico palermitano — nel corso dell'udienza del processo di Milano nella quale venni interrogato. Era in gabbia, mi vide, ci salutammo con un sorriso. Non mi sembrò particolarmente preoccupato. Non posso credere die un uomo con il suo equilibrio si sia avvelenato. (Ansa)

Luoghi citati: Italia, Milano, Palermo, Sicilia, Stati Uniti