Martinazzoli: «Pronto a lasciare» di Alberto Rapisarda

Mqrtinazzolh «Pronto a lasciare» Relazione del ministro alla Camera sull'avvelenamento di Sindona Mqrtinazzolh «Pronto a lasciare» «Sindona ha lasciato alcune lettere, ma non risulta che vi siano propositi suicidi» ROMA — - Purtroppo qualcosa è successo e me ne assumo le responsabilità oggettive. Mi riservo di adottare una decisione per quanto mi riguarda quando sarà conclusa l'inchiesta-. Davanti all'aula di Montecitorio praticamente deserta, presenti appena 28 deputati, il ministro della Giustizia Martinazzoli sta di fatto annunciando che è pronto a dimettersi. Ne ha parlato con Craxi prima di presentarsi alla Camera. Ora, In piedi al banco del governo dove lo affiancano solo i ministri repubblicani Spadolini e Mamml e il sottosegretario socialista Amato, Martinazzoli sta vivendo la sua giornata più nera. Ai deputati che gli hanno chiesto informazioni urgenti sull'avvelenamento di Michele Sindona, il ministro deve spiegare che certamente qualcosa non ha funzionato nelle pur meticolose procedure di sicurezza previste nel carcere di Voghera per proteggere il detenuto. Lo fa con un filo di voce, a capo chino sui suol appunti. I pochi presenti lo ascoltano con rispetto. Alla fine nessuno lo criticherà direttamente e riceverà solidarietà anche dalle opposizioni. Martinazzoli sarà addirittura invitato dai radicali a rinunciare all'idea delle dimissioni. Due sono i fatti nuovi che il ministro della Giustizia comunica al Parlamento, due fatti che però sembrano in contraddizione l'uno con l'altro. -Ho saputo per telefono dal procuratore della Repubblica di Voghera — dice Martinazzoli — che un agente di custodia ha sentito Sindona nel momento in cui manifestava un fortissimo dolore, affermare di essere stato avvelenato-. E sembrerebbe implicito che questo conferma un complotto contro il recluso. Poi aggiunge: -Inoltre Sindona, per solito metodico nei suoi comportamenti, consumava la sua'prima colazione come tutti gli altri pasti, alla presenza degli agenti che giorno e notte lo controllavano a vista. Però ieri si è recato in bagno con la tazza di caffè, fuori dalla vista degli agenti, ed è tornato in cella prima di perdere conoscenza-. Sono particolari che sembrano suggerire l'ipotesi del suicidio. Tra omicidio e suicidio Martinazzoli non ha preso ufficialmente posizione, «non volendo assecondare congetture sulle quali solo l'autorità giudiziaria dovrà far luce-. Ed ha annunciato che l'inchiesta è stata avocata dalla procura di Milano. Il ministro ha sottolineato che -tutte le prescrizioni di sicurezza furono rispettate rigorosamente anche ieri, anche per la preparazione e la somministrazione della colazione-. Procedure assai meticolose, ha spiegato il ministro leggendo la circolare emessa dal suo ministero il 29 settembre 1984 per la custodia di Sindona. La circolare era stata studiata bene — abbiamo fatto osservare a Martinazzoli al termine del dibattito — ma lei stesso ha ammesso che Sindona ha potuto bere il caffé in bagno, contro quel che prescrive il regolamento. Il ministro ha risposto con un sorriso amaro, come a dire Che ci sono molti misteri da chiarire ancora. -Sono pronto a dimettermi se si è contravvenuto ai miei ordini — chiarisce — comunque, non è che abbia fretta di fare colpi di teatro e bei gesti-. E Craxi cosa le ha detto? •Non gli ho presentato t miei propositi in modo cosi perentorio, ma dalla sua reazione ho capito che non considera necessarie le mie dimissioni-. Cosa c'è scritto nelle lettere trovate nella cella di Sindona? -Sembra che si tratti di comunicazioni di normale amministrazione dirette alla famiglia e all'avvocato. E non ci sono propositi suicui-. Sindona non avrebbe bevuto caffé, ma latte, gli si fa os servare. -Se è cosi vuol dire che le mie informazioni sono sbagliate-. Alberto Rapisarda

Luoghi citati: Milano, Roma, Voghera