Prevale la tesi del delitto

Prevale la tesi del delitto Il caso Sindona avocato personalmente dal procuratore generale di Milano Prevale la tesi del delitto Un agente lo avrebbe udito esclamare: «Mi hanno avvelenato» • Ma gli inquirenti affermano che non può essere ancora esclusa l'ipotesi del suicidio - Nicolò Amato: «Nel carcere misure di sicurezza eccezionali, il cianuro potrebbe averlo ricevuto al processo» DAL NOSTRO INVIATO VOGHERA — L'inchiesta su Michele Sindona avvelenato prende la strada del Palazzo di giustizia di Milano: dove per la prima volta Sindona era stato inquisito, dove per la prima volta Sindona è stato condannato all'ergastolo. Ora indagherà la Procura generale. Inchiesta avocata. -La procuro di Voghera — spiega Antonio Corrias, procuratore generale di Milano — ha un solo magistrato fin troppo oberato da impegni-. Motivazione ineccepibile: ieri il sostituto di Voghera, Antonio De Socio, era costretto In aula per un processo a due rapinatori. L'incarico è affidato al sostituto Gianni Slmoni, a Milano dallo scorso ottobre, giudice istruttore a Brescia ai tempi dell'inchiesta sulla strage di Piazza della Loggia. Corrias e Simoni sono arrivati a Voghera poco dopo le 9 del mattino. Subito un incontro con 11 sostituto De Socio. La comunicazione dell'inchiesta che passa a Milano. Poi in ospedale, l'incontro con i medici, la nomina del tre periti che dovranno stabilire quanto cianuro ha inge rito Sindona. Nessuna di chiarazione dai giudici, nes suna indiscrezione. Nel pomeriggio, a Milano, la prima valutazione. Corrias e Simoni chiusi nell'ufficio del procuratore generale per un'ora. Comunicazioni giudiziarie già inviate? L'ipotesi di Sindona avvelenato con la prima colazione confermata? •Al momento non è stato preso alcun provvedimento — sfuma Corrias — siamo in una fase preliminare, stiamo ricostruendo il fatto-. Un fatto ormai racchiuso in pochi secondi e un bicchierino di plastica. Quando Sindona beve caffè caldo e cianuro, e poi urla e s'affloscia. 'Tipico da cianuro- per il primario Francesco Necrosini. «Cianuro? E' una polvere, ne basta poca e potrebbe essere entrata nel carcere in settemila modi Nicolò Amato, direttore generale degli Isti¬ tuti di prevenzione e pena, ha la barba lunga e la camicia del giorno prima. La voce è stanca. «Come ministero di Grazia e Giustizia — assicura — faremo ogni sforzo per raggiungere la verità-. Una commissione d'inchiesta è già al lavoro. Nel carcere di massima sicurezza di Voghera, secondo le rigorose disposizioni ministeriali, Michele Sindona non avrebbe potuto essere avvelenato. E neppure avvelenarsi. A mezzogiorno l'ufficio di Aldo Fabozzi. direttore del carcere che l'altro giorno era in ferie, è una piccola stanza affollata. Amato risponde contro voglia, ma risponde. Gli agenti di custodia incaricati della sicurezza di Sindona — sei — hanno consegnato i loro rapporti. Anche l'agente che l'ha soccorso per primo, quello che ne riferisce gli ultimi mormorii: -Mi hanno avvelenato...-. Sindona avvelenato? Amato, prudente, ribatte cosi: -Anche durante un'udienza può esserci confusione-. Come dire: potrebbe aver ricevuto il cianuro durante il processo Ambrosoli. E' solo un accenno, però. Sindona era controllato a vista, giorno e notte. Tre telecamere per la stanza letto, la saletta di lettura e il bagno. Due monitor collegati, uno sulla scrivania del direttore. Ad ogni apertura d'inferriata una luce rossa che s'accende e suona. Gli agenti, per sicurezza, venivano cambiati ogni tre settimane. Gli ordini di servizio solo a voce, oppure in busta chiusa e da leggersi all'ultimo momento. -Era doveroso che venissi qui di persona — commenta Amato —. Sindona era sempre sotto controllo, tre agenti sempre fuori dall'inferriata...-. Massimo rigore per i pasti. -Erano prelevati dalla mensa agenti e trasferiti nel reparto in contenitori metallici sigillati. Come prima colazione prendeva caffè, tè, latte e corn-flakes. Anche l'altra mattina. E' crollato mentre beveva il caffè. E gli agenti sono intervenuti subito appunto perché lo guardavano a vista-. Per i pasti un altro contenitore metallico, trafo- ALLE PAGINE 2 e 3 Altri servizi sul case Sindona rato: -E il contenitore — precisa Amato — da un agente era chiuso a chiave con un lucchetto. E veniva riaperto solo nella cella, e davanti a Sindona, da altri agenti ancora-. Tutto sotto controllo, secondo i piani. Anche le medicine, anche la corrispondenza. Anche l'ora d'aria in un cortile al coperto. Ma non è bastato, e l'espressione di Ni colò Amato definisce la delu sìone, l'amarezza, la stanchezza di chi capisce di esser stato battuto: da Sindona — almeno finché non si cono sceranno ufficialmente i ri sultati dell'inchiesta — o da chi l'ha avvelenato con la prima colazione di giovedì mattina. Conclude: .Qui è successo un fatto gravissimo-. Il giudice Simoni oggi torna a Voghera. E' previsto l'interrogatorio degli agenti di custodia. Sia l'inchiesta ministeriale sia quella della Procura generale promettono tempi brevi. Forse le prime comunicazioni giudiziarie. Giuseppe Carboni, difensore di Sindona al processo Ambrosoli. ha comunicato che la famiglia intende costituirsi parte civile. Giovanni Cerniti