La Sonnambula ha una voce da miracolo di Massimo Mila

La Sonnambula ha una voce da miracolo E* tornata alla Scala l'opera di Bellini con la Anderson, direzione di Gavazzerà, regìa di Olmi La Sonnambula ha una voce da miracolo DAL NOSTRO INVIATO NOLANO — Dopo tanti anni La Sonnambula è ritornata alla Scala, per merito di Gavazzo ni che ne è sempre stato un patito e un esegeta finissimo. Non si può negare che siano tempi duri per la musa di Bellini In genere, e per la buona, la cara, la mite Sonnambula in particolare, una di quelle creature d'eccezione che sembrano votate al destino di farsi trascurare e schiacciare dai prepotenti, j Il colpo di grazia, nel gusto del pubblico, gUel'aveva dato 11 verismo, con la violenza scatenata di passioni rozzamente esibite e con lo sfoggio d'una neo-ricchezza di scrittura orchestrale, ma non si può negare che già lo spessore drammatico di Verdi avesse cominciato a comprometterne le fortune. Si sarebbe potuto sperare che la reazione antiverista del nostri tempi preparasse alla Sonnambula tempi migliori, ma c'è poco da fare: chi ha preso l'abitudine delle salse piccanti difficilmente riesce, ad apprezzare ancora i cibi semplici e naturali. Si dice che la rarefazione delle Sonnambule dipenda dalla difficolta di trovare interpreti adatte. SI, ma tanti anni fa, quando la Scala portò La Sonnambula a Edimburgo con là Callas, la cui interpretazione era di per sé un miracolo, la reazione del pubblico e soprattutto della stampa locale fu sconsolante: come se si fossero trovati davanti a un reperto archeologico. Ora l'interprete c'è ed è il fatto che, insieme con la volontà estetica di Gavazzerà, ha determinato questo ritorno dell'opera sulle scene della Scala dopo un quarto di secolo (la Scotto e la Sutherland ne erano state le ultime interpreti). E' Junie Anderson, una di quelle artiste americane che arrivano in Italia a miracol mostrare, forti d'una scuola specializzata al ricupero del belcanto ottocentesco. Voce perfetta per limpidezza, agilità, estensione che le permette di volteggiare sui vertici della tessitura con la sicurezza d'una pattinatrice d'alta classe; E ben inteso è altrettanto competente in fatto d'interpretazione e cura l'è spressione con la stessa precisione con cui snoda le volute del canto. Tuttavia... Sarebbe banale dire che è un po' freddino, tanto più che si scalda e si commuove ogni volta che la parte lo prescrive, ma in sostanza è, per l'appunto, una voce: una voce d'indiscutibile efficienza anche sul piano espressivo. Un prodigio della tecnica, ma il personaggio — Junie Anderson e Pietro Ballo pquel personaggio che viveva intero anche nell'emissione di' una sola nota da parte di Toti dal Monte — è un po' pallido. Tra gli altri interpreti 11 tenore Pietro Ballo si è attirato qualche mormorio con un portamento un po' fortunoso; del resto ha il tipo di voce richiesto dalla parte. Patrizia Pace e Petra Malakova disimpegnano bene i personaggi della rivale di Amina e della buona mollnara. L'autorevolezza vocale e scenica di Bonaldo Oiaiotti, risolvendosi in autoironia, dà la giusta collocazione al personaggio del conte Rodolfo, .signore del villaggio., che è l'occhio, il punto di vista esterno dal quale l'idillio contadino dell'opera riceve significato. Buono come al solito il coro, istruito da Giulio Bertola, e preziosa l'orchestra, da cui Oavazzeni ha deliberatamente tratto fuori colori, special protagonisti di «Sonnambula», in mente singoli, di interventi quasi solistici, ai quali generalmente poco si bada. Ma la direzione di Oavazzeni non si limita all'orchestra, anzi, com'è noto, la subordina al palcoscenico, concedendo spazio alle voci e agevolandone la pptbcecc n scena alla Scala dopo 25 anni prestazione. Quindi, tempi riposati, che qualcuno può aver trovato lenti. Ma La Sonnambula non ha niente di comune con la Marcia del Bersaglieri, e quando si vogliono 1 grandi cantanti, bisogna lasciarli cantare. Forse soltanto l'ama' ra Invettiva di Elvino, «Ah perché non posso odiarti / Infedel, quanto vorrei», potrebbe giovarsi d'uno scatta più nervoso. Il tempo è «Allegro moderato». Oavazzeni bada più al moderato che all'allegro. Scene e costumi di Mauro Pagano ricostruiscono con affettuoso realismo l'ambiente del «villaggio svizzero», che la melodia belliniana riconduce ad una cifra popolare nostrana, e la regia di Ermanno Olmi muove con rispetto e con partecipazione le fila del drammetto a lieto fine. Niente di spettacoloso. Il conte Rodolfo se n'arriva borghesemente a piedi: niente carrozza, niente postiglioni, niente «suon di sferza, e calpestio di cavalli», luoghi comuni di turismo ottocentesco che, in verità, hanno un posto ben radicato nella tradizione operistica dell'epoca. Unico sfizio d'originalità d'un regista cosi discreto e rispettoso come Olmi, un certo eccesso di servi di scena: poco male quando sono soltanto ornamentali, ma quando entrano nell'azione togliendo gli stivali al Conte durante 11 suo monologo in albergo, mentre prende possesso della camera e ragiona tra sé e sé alla fine della giornata, falsano la situazione. Grande successo, con leggeri segni d'intolleranza. La cronaca vuole che si ricordino anche due strani muggiti di suoni elettromagnetici emersi inesplicabilmente dopo l'arrivo del Conte e la cavatina «Vi ravviso, o luoghi ameni». Pare che si sia trattato d'una sovrapposizione di alcuni dei tanti circuiti elettronici che serpeggiano sotto e dietro il palcoscenico per la trasmissione in diretta e !e varie riprese e registrazioni. Qualche cosa che doveva star chiuso si è aperto un palo di volte. Nessun disturbo all'esecuzione, ma siccome ciò avvenne proprio nel punto in cui i contadini narrano del tremendo fantasma che appare «a fosco cielo, a notte bruna / col cupo suono di tuon lontano», qualcuno potè magari pensare che la Scala avesse scritturato Stockhausen per produrre rumori minacciosi dietro la scena. Massimo Mila La cantante americana è un prodigio della tecnica, ma il suo personaggio è un po' pallido. Grande successo, con leggeri segni di intolleranza. Qualche piccolo guaio elettronico unie Anderson e Pietro Ballo protagonisti di «Sonnambula», in scena alla Scala dopo 25 ann

Luoghi citati: Edimburgo, Italia