Le bugie dell'Eden svedese di Mimmo Candito

Le bugie dell'Eden svedese Due scandali mettono in crisi libertà privata e economia, cardini di una società già ferita dall'assassinio di Palme Le bugie dell'Eden svedese In base a un progetto segreto, dal '53 quindicimila persone sono state classificate nella memoria di un computer - La violazione della privacy solleva la paura del Grande Fratello - Un manager di successo ha confessato di aver mentito sulle sue lauree, è crollata una delle società leader della Borsa - La recessione ha inceppato i meccanismi del Welfare State e il Paese si scopre simile al resto d'Europa DAL MOSTRO INVIATO STOCCOLMA — «Quelli del '53 • in Svezia sono una generazione in rivolta. A trent'annl, o comunque poco più, al ha già una storia alle spalle, una vita di fatti, d'incontri, di desideri, d'abbandoni. Le piccole e grandi memorie del vissuto quotidiano. Uno magari molte cose le tiene per sé, e molte anche preferisce non ricordarle nemmeno. Ma non «Quelli del '53». Per loro, tutto è stato registrato, catalogato, classificato minuziosamente, inchiavardato nella memoria di un calcolatore dell'Università di Stoccolma. Quest'lncubo per una generazione si chiama Progetto Metropolitano. E qualcuno vi sta rivivendo le angosciose premonizioni del Grande Fratello. Già oggi ciascuno svedese ha la sua identità fissata in un numero di nove cifre, che poi viene digerito in qualche modo da uno degli oltre 100.000 sistemi di computer che seguono ogni passo della sua vita; la Svezia è la società al livello più spinto d'informatizzazione, il Progetto Metropolitano sta facendo esplodere i timori e le inquietudini che in tutto questo tempo hanno accompagnato l'edificazione del megasistema computerizzato. I Metropolit sono 15.000 bimbi nati nel '53, che al memento della nascita vennero selezionati da un'equipe di sociologi per studiarne e classificarne 1 comportamenti. Ogni dato della loro vita, quasi anche il numero di respiri quotidiani, è finito nella memoria di un computer. Ingvar von Muenchbalch, 33 anni, è un Metropolit: «Loro sanno tutto di me, tutto. Come se io fossi una specie di cavia-. E nessuno aveva mai detto a Ingvar, biondo, cor diale, un po' grasso come chi non pratica sport, che stava no osservando ogni minuto della sua vita. L'aspetto più inquietante del Progetto è infatti la sua segretezza, la decisione e l'elaborazione fatte al di sopra dei diritti individuali alla riservatezza. Nessuno ne sape' va niente. Fino a quando, un paio di settimane fa, un giornale ha scoperto l'esistenza di questo programma softwa- re. Ed è scoppiata la rivolta: «Quelli del '53. chiedono la distruzione delle memorie elettroniche che sanno tutto di loro, sono furiosi, duramente risentiti. Il professor Carl-Ounnar Janson, che dirige il Progetto si difende: •Non stiamo studiando la vita delia gente, noi facciamo soltanto un confronto di dati. Nessuno può accusarci di aver interferito nella sua vita privata'. Perù intanto l'Ispettorato dell'Informatica, che vigila sull'uso dei computer nella vita sociale, dieci giorni fa ha votato per la distruzione dei floppy disc e delle memorie che hanno fotografato la vita di «Quelli del '53.. Il voto non ha un valore esecutivo, è solo un Impegno etico; e il professor Janson spera di poter continuare nella sua raccolta di dati per consegnarli poi al' l'Archivio Nazionale, come base di uno studio sulla società svedese. Pero Karina Johnsson, 33 anni anche lei, anche lei Metropolit, non è affatto d'accordo. Ed è arrabbiata. «Ho diffidato l'Università: o mi restituisce i nastri che mi riguardano, o li di strugge. Sulla mia vita, su ciò che sono e su ciò che sono stata, nessuno ha il diritto di ficcare il naso: La società svedese è riservata e puritana. Non ama gli scandali. Rispetta la privacy. E difende il diritto individuale alle scelte. Quella difesa anzi non è soltanto una parte del costume severo che affonda le sue radici nella soli' tudine di questa geografia difficile: ma proprio per i rischi crescenti dell'informatizzazione, quella difesa è diventata la frontiera più vigilata dalla sensibilità comune, Lo scandalo del Progetto Metropolitano si è incrociato con l'assassinio di Palme, è esploso mentre la Svezia osservava attonita il sangue che macchiava la neve di via Sveavagen una notte dell'ultimo febbraio. Il raddoppio dello shock ha avuto un effetto moltiplicatore sul trauma causato dal due avvenimenti: il colpo di pistola che ammazzava Palme metteva in discussione l'identità stessa di questa società, ma la rabbia dei Metropolit interrogava anche il futuro della società e 1 rischi d'una sua degenerazione. La Svezia si scopriva diversa dalle sue illusorie bugie collettive, per le quali la razionalità del modello era garanzia della sua inviolabilità; e però la rivelazione del Progetto Metropoli¬ tano aggiungeva nuove angosce alle delusioni dell'Eden smarrito, e faceva temere lo sfascio della stessa identità nazionale. La Svezia perdeva la sua innocenza e contemporaneamente 1 suol sogni. La crisi di un modello non è solo un dibattito di studiosi, l'analisi astratta di una sua difficoltà a integrare le trasformazioni. Un intero Paese sta vivendo con angoscia il cambio profondo che la morte violenta del suo premier gl'lmpone nel concreto delle scelte d'ogni giorno. Queste incertezze diventano ora paure profonde dell'inconscio collettivo perché ad alimen¬ tarle, e a drammatizzarle, sono arrivati i due scandali di Stoccolma. Del primo s'è detto, il Progetto Metropolitano, che compromette l'identità culturale di questo modello in crisi. Il secondo, quello di «Fermenta», compromette Invece la struttura economica del modello, e rischia di far saltare i delicati equilibri sul quali si è costruito il successo del sistema svedese. «Fermenta» era 11 gioiello della Borsa di Stoccolma, una società di biotecnologia che in pochissimo tempo, e con una strategia spregiudicata d'attacco, si era guada¬ gnata la preminenza nel settore farmaceutico e un forte incremento delle quotazioni. Il pilota di questo successo era Rafaat El-Sayed, 40 anni. Immigrato egiziano, uomo brillante, di grande fascino mondano e di amicizie importanti. El-Sayed era anzi il dott. Sayed, perché vantava due lauree In chimica all'Università di Uppsala e a Los Angeles. La Borsa è un po' il polmone dell'economia nazionale; il capitalismo diffuso che è il carattere dominante di questo sistema comporta che uno svedese su tre giochi e speculi in Borsa, con un gra- do d'Intensità che le passioni italiane dì questi giorni neanche avvicinano. Ma si è scoperto che il dott. El-Sayed è in realtà il signor El-Sayed, con un diploma di maturità preso al Cairo e nessuna frequenza né del campus di Uppsala né tantomeno di quello californiano. Lo ha smascherato il suo presunto professore di chimica, scrivendo a un giornale; e la puritana, moralista, severa Svezia che fa guadagni senza scrupoli in Borsa non ha accettato questa pesante violazione delle regole della convivenza sociale. Qui non si può mentire, anzi non si deve: il falrplay vale come una legge, e in due giorni le quotazioni della «Fermenta» sono crollate travolgendo, se non la stabilità del sistema, certo buona parte della sua credibilità. La polemica si è scatenata il «chi siamo e dove andiamoha coinvolto ogni comparto della società. Una sorta di verdetto morale è parso sovrapporsi alle ragioni delia crisi: e la trasformazione di un capitalismo industriale in un sistema integrato di eco nomia finanziaria ha finito per essere condannato come una deprecabile degenerazione, che dal mondo tradizionale del lavoro ha ormai spostato nella speculazione selvaggia il centro delle relazioni d'affari. Il Welfare State era il risultato d'un compromesso nella spartizione della ricchezza nazionale, tra forze del lavoro e imprenditori. Il principio di solidarietà sosteneva un incremento crescente dell'intervento pubblico, sempre più soldi andavano a finire nel bilancio sociale; ma la Svezia era ricca, il reddito nazionale in crescita costante, e c'era spazio per soddisfare tutti gli interessi. La recessione internazionale nella prima metà degli Anni Set¬ tanta ha inceppato il meccanismo di produzione della ricchezza, c'è stato sempre meno da spartire mentre 11 settore pubblico continuava ad autogenerarsl (nel '65 c'erano 775 mila dipendenti pubblici e 1 milione 250 mila lavoratori del settore industriale; 1 dati ora sono: 1 milione 600 mila dipendenti pubblici e 950 mila lavoratori dell'industria). Nel bilancio di oggi, il 64 per cento del prodotto nazionale lordo finisce al settore pubblico; il lavoro, 11 lavoro industriale, non è più uno dei fattori determinanti del patto su cui si reggeva il modello svedese. La vecchia solida Svezia che diventa traumaticamente un Paese europeo, omologando ai problemi degli altri la sua «diversità», è costretta a riconsiderare anche la natura di questo suo mutamento. La potente confederazione sindacale lo scopre ora che la consunzione del modello degli Anni 50 e 60 sta rompendo la stessa solidarietà tra lavoratori, e ciascun settore si prepara a contrattare i rinnovi autonomamente. Crollano i pilastri del vecchio patto sociale, cambiano i soggetti e le loro identità, mutano le priorità e i contenuti da contrattare. Il governo resiste nel considerare ancora uguale il suo ruolo di tradizionale forza socialdemocratica. Una settimana fa è stata varata una riforma dei servizi sociali familiari con un costo di 2 miliardi e mezzo di corone (circa 600 miliardi di lire), accompagnata da una riforma fiscale per ridurre il tasso d'incremento reale dei salari e il ritmo dell'inflazione. Nella palazzina rosa della Confindustrìa, in Blasieholmshamnen. s'incontrano imprenditori e colletti bianchi; nel palazzone dei sindacati, in Norra Bantorget, il gran capo Stig Malm chiama al recupero della solidarietà per non distruggere l'economia nazionale. La morte di Palme ha frenato la conflittualità, c'è una pausa di ripensamento: tutti si comportano come se la Svezia fosse quella di prima. In realtà tutti sanno che il modello è travolto dalla crisi della sua identità. Mimmo Candito

Persone citate: Janson, Karina Johnsson, Palme, Progetto Metropolitano, Stig Malm