Risolti alcuni dei suoi misteri ma non i nodi più importanti

Risalti eskimi dei suoi misteri ma non i nodi più importanti Parlano i membri della commissione parlamentare su Sindona Risalti eskimi dei suoi misteri ma non i nodi più importanti • ROMA — Le origini vere della fortuna di Sindona, i passaggi più significativi della sua brillante carriera di finanziere, prima, e della sua fine clamorosa, poi, sembrano destinati a rimanere un mistero. Deputati e senatori che per circa due anni — dall'autunno del 1980 alla primavera del 1982 — hanno indagato, cercato, analizzato, tentando di venire a capo di quel crack che aveva finito con il coinvolgere ambienti politici, personaggi insospettabili, organizzazioni mafiose, logge segrete e persino il Vaticano, sembrano avere oggi abbandonato ogni speranza. La scomparsa di Sindona, dicono, metterà definitivamente una pietra sopra ai numerosi capitoli rimasti inesplorati, ai tanti episodi sconcertanti sui quali, all'epoca ed anche in seguito, continuarono ad azzuffarsi i vari gruppi politici. Ma quanti sono, e quali, i misteri che il finanziere di Patti porta definitivamente con sé? E quali, invece, quelli portati alla luce durante i due anni di indagine della commissione parlamentare? -La commissione — ricorda l'ex presidente Francesco De Martino — aveva accertato i legami e le connessioni tra Sindona e la mafia elaPZ che però non potemmo approfon¬ dire perché non era nei nostri compiti. Mettemmo comunque in rilievo i suoi rapporti internazionali ed in chiaro certe sue operazioni in Sicilia, inviando alcuni elenchi in nostro possesso all'altra commissione che indagò poi sulla loggia di Gelli. Per quanto riguarda l'omicidio Ambrosoli, quell'episodio non rientrava nei fini della commissione-. Ma fu proprio in seguito all'assassinio dell'avvocato milanese (nominato liquidatore della Banca Privata Italiana dopo il crack) che, primo firmatario il radicale Teodori, la commissione parlamentare potè insediarsi nel settembre del 1980. «Di Sindona — dice ora Teodori, autore tra l'altro di una relazione di minoranza sulla vicenda del finanziere siciliano — sappiamo quasi tutto. Ci sono alcuni punti, però, in cui ci si deve orientare più per ricostruzioni che per verità accertate. Il primo, e forse il più importante, riguarda le origini del suo successo legato ad un colloquio da lui avuto nel 1969 con Paolo VI, il quale in pratica gli affidò il patrimonio vaticano per trasferirlo dall'Italia e investirlo sui mercati internazionali: Un aspetto rimasto, secondo Teodori, poco chiaro anche in seguito: nei successivi rapporti fra Sindona e lo Ior, la banca vaticana. Rapporti che di fatto erano di «co-società» perché tutte le consociate estere, le famose scatole cinesi create dal finanziere, venivano gestite con criteri di «co-proprietà». Tanto è vero che, dopo il crack, molte di queste società andarono a finire nelle mani di Roberto Calvi. Un altro vero e proprio mistero rimane, per il democristiano Azzaro anch'egli componente della commissione parlamentare, l'approdo di Sindona in Sicilia dopo la fuga da New York e dopo aver girovagato per l'Europa. Si disse, e lo si pensa tuttora, che avesse tentato di racimolare attraverso finanzieri europei legati alla massoneria i capitali «mafiosi» persi nel La Stradale ha portato l'antidoto VOGHERA — -E' stata una delle giornate più frenetiche della vita di questo ospedale-. Paolo Affronti, funzionario del nosocomio civile di Voghera dove è ricoverato Sindona, ha voluto ringraziare la polizia stradale e il centro antiveleni di Niguarda -che ci hanno permesso di mettere a disposizione del paziente le terapie necessarie in tempi brevissimi-. crack della sua banca. •Avemmo le informazioni — ricorda Azzaro — a commissione quasi conclusa e raccomandammo un approfondimento su questo punto. Ma non fu mai fatto. Ancora mi chiedo perché: non sappiamo infatti se quella è una vicenda politica, di mafia, affaristica; se riguarda la massoneria, la P2 o qualcos'altro-. Sui rapporti fra Sindona e Gelli. fra Sindona e la mafia, sulle tangenti alla de, e trasferite all'estero nella famosa lista dei cinquecento, insiste invece il comunista Armando Sardi. Tutti interrogativi contenuti in un'altra relazione di minoranza: quella firmata da comunisti, indipendenti di sinistra e, allora, anche dal pdup. In essa ci si chiede ancora quanto influì Slndona, e come, nella nota vendetta trasversale contro il governatore Baffi della Banca d'Italia e il direttore generale Sarchielli da lui considerati, a torto o a ragione, all'origine del suo fallimento. E ci si interroga anche sulla natura dei rapporti che Sindona ebbe, negli anni felici e successivamente durante la vicenda del suo possibile salvataggio, con i servizi segreti italiani e americani. Ruggero Con te due a

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