All' Opec un dialogo tra sordi

Ali 'Opec un dialogo tra sordi VERTICE DI GINEVRA Si insegue un accordo sui tagli produttivi Ali 'Opec un dialogo tra sordi Contrasti fra i 13 Paesi - L'Arabia Saudita sempre meno disposta a sopportare sacrifici per sostenere il mercato - Tramonta il potere del mediatore Yamani? - Appelli ai produttori non-Opec - Questi, però, sono restii ad accordarsi con un organismo sempre più disgregato DAL NOSTRO INVIATO GINEVRA — Dopo quattro giorni di discussioni, la conferenza dell'Opec comincia a mostrare sintomi visibili di stanchezza. Avanza ancora, ma non è più chiaro In quale direzione. Un delegato arabo ha detto: -Molti di noi hanno l'impressione di viaggiare in un deserto. Ovvero, sema la certezza di essere sulla strada giusta». A questo punto, tutto è possibile. Un fallimento; un semlfalilmento, con la sola intesa di riprendere il dibattito dopo Pasqua; o una caparbia maratona che tratterrebbe 1 ministri a Ginevra per almeno un'altra settimana. Anche un accordo è possibile, ma per 11 momento resta nebuloso. Ieri mattina, l'Opec si è incontrata con 1 ministri di cinque produttori non Opec Angola, Egitto, Malaysia, Messico, Oman, e le consultazioni proseguiranno. Tutti hanno espresso 11 desiderio di «cooperare alla stabilizzazione del mercato petrolifero' (un auspicio troppo inflazionato per essere ancora credibile) ma, a quanto sembra. 1 cinque hanno mostrato grande cautela. Cautela comprensibile dinanzi ai profondi contrasti che Impediscono ai tredici dell'Opec di trovare un proprio accordo, di stilare proposte comuni. Perché Angola, Egitto, Malaysia, Messico, Oman dovrebbero impegnarsi a ridurre 1 propri barili, se l'Opec non ha ancora concertato una nuova strategia? Non esistono certezze, ma l'ostacolo maggiore a un compromesso è con ogni probabilità un'intenzione saudita di prolungare lo status quo: in altre parole, di non fare nulla per rianimare i prezzi e por fine alle divisioni nell'Opec. Si comportano in modo sconcertante, 1 sauditi, a questa conferenza. Ascoltano, ripetono «cooperiamo» e •stabilizziamo», mostrano comprensione per i guai al- ■ trul, ina, in realta, non partetpuu. cipano, con slancio e tenacia, al negoziato. Un osservatore, che degli uomini e delle idee saudite ha conoscenza profonda, è convinto che un fal¬ limento non li turberebbe. Non lo vogliono ma non vi vedrebbero un disastro. Vi sono alcune realtà che bisogna ricordare per valuta- re le nuove prospettive. Yamani non conta più, a Riad, come un tempo: un funzionario governativo è arrivato al punto di dichiarare al Wall Street Journal: •Nessuna persona importante prende più sul serio, qui, ciò che dice lo sceicco Yamani: La politica petrolifera è foggiata da Re Fahd, da suo fratello il ministro della Difesa, il principe Sultan bin Abdul-Aziz, e dal ministro delle Finanze Mohammed Abalkail. E' stato Re Fahd a stancarsi dell'Opec, delle sue croniche violazioni di ogni patto: e, soprattutto, dei dolorosi sacrifici accettati dall'Arabia Saudita per puntellare il cartello. •Si rende conto che la nostra produzione era calata a meno di due milioni di barili? — ricordano i sauditi —. Tutto per dare spazio agli altri dell'Opec. Un altro po' e avremmo dovuto importare greggio'. E, cosi, si è avuta la virata, la 'guerra dei prezzi-. Una 'guerra- che vede Riad in ottima forma. I prezzi sono scesi, ma l'Arabia Saudita produce oltre quattro milioni di barili (tutta la quota assegnatale In seno all'Opec), ne trattiene circa 800 mila per i consumi interni e vende senza difficoltà il resto ai suoi molti e fedeli clienti a un prezzo tra i 16-17 dollari il barile. In altre parole, Riad può attendere. Non cederà allora? SI, cederà, ma soltanto se l'Opec diverrà veramente un cartello disciplinato. I sauditi convengono che l'Opec dovrebbe tagliare la produzione, ma sembrano pensare tuttora che soltanto un *prolungamento delle sofferenze', fino all'estate forse, li indurrà ad accettare obblighi inviolabili. Yamani sarebbe forse disposto a tendere la mano, ma Riad è più arcigna e severa. Ecco perché la conferenza avanza sul filo del rasoio. La maggioranza dei produttori Opec e non Opec hanno fretta, l'Arabia Saudita no. Mario Cirlello

Persone citate: Mario Cirlello, Mohammed Abalkail, Re Fahd, Yamani