Palermo, i carabinieri arrestano 2 boss ma al processo un altro pentito ritratta di Francesco Santini

Palermo, i carabinieri arrestano 2 boss ma al pro tesso un altro pentito ritratta Manette per i cugini Prestifìlippo, mentre le cosche tentano di minare il dibattimento Palermo, i carabinieri arrestano 2 boss ma al pro tesso un altro pentito ritratta DAL NOSTRO INVIATO PALERMO — I carabinieri arrestano i boss, i pentiti sfaldano il processo di Palermo. L'attacco di «Cosa nostra» parte da Torino. Ritratta Antonino Federico. Nella guerra di mafia gli hanno ucciso il fratello, ma scrive: «Ho parlato di fantasia, la coscienza mi rimorde». Il presidente Giordano legge la lettera e impallidisce: «Ho menti ió — afferma Federico — a Torino e a Palermo non ho detto la verità». Sono le 14,45. La difesa mette a segno un nuovo punto. La strategia delle cosche è chiara: ritardare il dibattimento, svuotarlo ad ogni costo. L'udienza del mattino se n'è andata per un imputato minore, Mario Martello. Ha una sciatica. Ha chiesto la visita fiscale. Il medico dell'Ucciardone non esita, quattro ore dopo, a spedirlo nel bunker in barella. Ma intanto il dibattimento è sospeso. Mario Martello nel pomeriggio protesta. L'aria condizionata delle gabbie lo infastidisce. I barellieri lo allontanano. Eccolo, in lettiga, tra gli avvocati. Una coperta beige, due uo mini in camice bianco. Quattro carabinieri lo controllano a vista. Resta in aula per ascoltare i nomi degli imputati scagionati. Poi se ne va ritorna in carcere. Federico ritratta le accuse contro 11 clan dei catanesl «Ho letto tutto sui giornali», afferma. Per Orazio Tonisi, Giuseppe Scozzari, Luca Bonanno e Orazio Giuffrida, la posizione processuale si attenua. Federico alleggerisce anche il ruolo di alcuni palermitani: per Giuseppe Zanca, Francesco Greco e Giuseppe Pirone, afferma: «Ho sentito tutto in televisione». La coscienza gli rimorde per Antonino Quartararo: è il killer del fratello, ma dal carcere di Torino dov'è rinchiuso, Federico non ha dubbi: .Non posso accusarlo: non è vero che ad uccidere mio fratello Domenico sia stato Quartararo». Alle 15, nuovo colpo di scena, in un telex dei carabinieri di Froslnone. La lettera del pentito Vincenzo Slnagra per discolpare Pietro Senapa e i fratelli Filippo e Gaspare Argano è stata scritta nel carcere di Panano. E' stata battuta con l'Olivetti 32 del grande pentito Koh Bah Kim. Il rapporto del carabinieri non lascia dubbi: il trafficante cinese Koh Bah Kim è l'unico a possedere, nel su¬ percarcere, una macchina per scrivere. Alla tastiera s'è messo il detenuto Bonglovanni. A dettare c'era Vincenzo Sinagra. .Mi rimorde la coscienza, non sono stato capace di confessare la verità — dice Sinagra — ora un tal peso mi è insopportabile. Davanti a me c'è un'unica alternativa, dire la verità o soppriTtiermi». In aula c'è un ufficiale del carabinieri. Ha preso parte alla cattura di Giovanni Prestifìlippo e del cugino Vincenzo. Il primo nome è importante. Dice l'ufficiale: •Stiamo lavorando per fare a è e o à l e terreno bruciato attorno al latitante Mario Prestifìlippo, ma in aula tutto si smorza». I due Prestifìlippo sono stati catturati tra gli agrumeti di Croceverde Giardini, che era il regno del Greco. LI hanno presi a due passi da casa. Cento carabinieri, due elicotteri, molti cani addestrati per Giovanni Prestlfillppo, 59 anni, accusato da Totuccio Contorno di essere un uomo di spicco nella cosca di Ciaculli. Tutta la borgata è stata setacciata. I Prestifìlippo erano in un giardino d'aranci che confina con la proprietà di Michele Greco. Operaio dell'azienda municipalizzata della nettezza urbana, Giovanni, e lo zio di Mario, il killer della camera della morte. Il presidente Giordano tormenta 11 microfono. Continua a comunicare con l'esterno. Ha accanto a sé un telefono rosso: compone numeri In continuazione. Poche parole!' riattacca.1 prende di nuòvo 11 telefono.' interroga alcuni esponenti del clan del catanesi. Ecco, al pretorio, Calogero Campanella. E' considerato il cassiere e il dispensiere del clan di Nitto Santapaola. Presidente: «Ha conosciuto Nittc Santapaola?». Campanella: «Si, dovevo comprare un'automobile. Tra me e Santapaola è nata una simpatia, un rapporto amichevole. Quando c'incontravamo andavamo a prendere un caffè insieme, nulla di più». Presidente: «Perché spediva soldi agli uomini di Santapaola rinchiusi in carcere?». Campanella: .Quando uscivamo dal carcere lasciavamo guanto avevamo risparmiato. Ogni tanto mandavo qualche soldo agli amici». Presidente: «Come mai lei è stato fotografato all'inaugurazione del salone Renault di Santapaola?». Campanella: «C'era tanta gente, non so dire, sono capitato Il per caso». Ecco Salvatore Cucuzza. Un interrogatorio rapidissimo: .Non rispondo — dice — desidero un confronto con chi mi accusa». Giulio Di Carlo arriva subito dopo. E' ancora più rapido: .Contesto Buscetta, non lo conosco, non so chi sia Totuccio Contorno. Voglio un confronto, non parlo senza avere qui davanti agli occhi i miei accusatori». Francesco Santini

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