Tutti d'accordo i ladri di voti lapis nascosti e falsi verbali

Tutti d'accordo i ladri di voti lapis nascosti e falsi verbali Alcuni arrestati per i brogli a Roma stanno collaborando Tutti d'accordo i ladri di voti lapis nascosti e falsi verbali ROMA — Una vecchia mina di maina copiativa nascósta da un «erotto 'sotto l'ungtya,,del .djjto Indice, la,, falsificazióne concordata dei' ■. erbali di seggio e quella, occulta, delle tabelle riepilogative: i primi interrogatori da parte del giudice D'Angelo delle 48 persone arrestate con l'accusa di brogli elettorali nelle elezioni politiche del 1983 stanno mettendo in luce alcuni dei metodi usati da scrutatori, presidenti e sei gretari di seggio per falsificare le schede e inquinare cesi il responso delle urne. Si è scoperto, per esempio, che in una sola sezione elettorale di Roma sarebbero state manomesse ben 150 schede a favore della de: in maniera grossolana erano stati cancellati i voti di preferenza di alcuni candidati e sostituiti con il nùmero corrispondente a quello di un altro concorrente, i «ladri di voti» avevano agito con estrema disinvoltura, sicuri forse di rimanere impuniti, dato che non si erano nemmeno preoccupati di fare un lavoro «pulito», cancellando le tracce della loro manomissione. In un altro seggio, invece, 58 schede bianche erano state «votate, e ripartite proporzionalmente fra 1 par, titi: 21 alla de, 18 al pel. 14 al psi e 5 al psdi. • Numerosi brogli, infatti, sa¬ rebbero stati possibili grazie ad accordi Intercorsi oltre Che fra i .vari rappresentanti dyisfjft, (r^tr^a^i, tìà,l partiti) anche fra gli scrutatori, 1 presidenti e i segretari del vari seggi. .La cosa più preoccupante — dice l'assessore romano Paola Pampana — non è tanto la falsificazione delle singole schede, quanto quella dei verbali conclusivi'. La Pampana, candidata alle elezioni politiche del 1983 nelle liste del pli, non era stata eletta, ma si era accorta, girando per alcune sezioni elettorali, che non tutto funzionava alla perfezione. Anzi. •Rimasi cosi impressionata — ricorda oggi — che l'indomani mi recai, per controllare, all'ufficio centrale della Corte d'appello, dove avvengono i conteggi degli eletti. Enormi pacchi di schede e verbali venivano scaricati e lasciati in un angolo incustoditi. Chiunque poteva scriverci sopra quel che gli pareva'. -Al Comune — aggiunge l'esponente liberale — dove mi recai per controllare alcune copie di verbali, mi accorsi che ne mancavano trecento. Ricomparvero misteriosamente dopo alcuni giorni. Chi li aveva sottratti? E per conto di chi? Secondo me, e questo l'ho scritto nella denuncia che presentai alla magistratura, c'è una vera e propria organizzazione che entra in fun¬ zione durante le elezioni. Non può essere opera di singoli.. In base' dell'esposto .delia Pappartela.,procura romana avviò l'inchièsta cne portò ai primi arresti e alle prime ammissioni. Subito dopo, si mosse anche la giunta delle elezioni della Camera del Deputati. Esaminò migliaia di schede e decretò l'elezione della democristiana Silvia Costa al posto del suo collega di partito Benito Cazora. «Su quelle schede — dice il comunista Giancarlo Binelli, vicepresidente della giunta per le elezioni della Camera — ne abbiamo viste di tutti i colori, specie nei voti di preferenza. Su interi stock di schede, sulle quali l'elettore aveva espresso soltanto il voto di lista, qualcuno, sempre con la stessa grafia, aveva aggiunto il nome di candidati amici». Solidarietà di partito, o «favori, in campio di quattrini? Durante la prima fase dell'inchiesta si scopri che un gruppo di persone vicine ad alcuni candidati promettevano a scrutatori, presidenti e segretari mutui agevolatissimi In cambio di voti di preferenza «pilotati». Toccherà ora agli ultimi arrestati spiegare al giudice per conto di chi e per che cosa hanno agito. C'è già chi ha prlato, ed è anche per questo che sono scattati gli ultimi arresti. r. con.

Persone citate: Benito Cazora, D'angelo, Giancarlo Binelli, Pampana, Paola Pampana, Silvia Costa

Luoghi citati: Roma