La spada del Doge per l'Europa

La spada del Doge per l'Europa VENEZIA: IN QUADRI E DOCUMENTI LA LOTTA AI TURCHI INVASORI La spada del Doge per l'Europa VENEZIA — Atmosfera carica d'emozione negli antichi appartamenti del Doge, tra logge e saloni fino a ieri impassibili: la mostra «Venezia e la difesa del Levante» ripropone le tragedie e le trame che per secoli partirono da qui, dal cuore della piccola citta mercantile, per difendere dall'invasione turca Ù. Levante e l'Europa. La rassegna (a cura del Comune, fino al 20 luglio) è dedicata al periodo cruciale dello scontro, dal 1570 al 1670; ma fa meditare su tutto l'arco di storia che lo sottende: dal Trecento, quando Venezia riesce a instaurare coi «nuovi barbari' rapporti di buon vicinato, ai successivi conflitti dalle alterne fortune, fino alla presa di Costantinopoli nel 1453, quando il «Bailo» veneziano è decapitato, mercanti e patrizi presi prigionieri, mentre la minaccia si estende via terra verso le frontiere del Friuli. Venezia deve scendere a patti, rinuncia a territori strategici, paga somme rilevanti e invia a Maometto II 11 suo pittore ufficiale Gentile Bellini che ne esegue il celebre ritratto. Le ostilità riprendono, nel 1570 i turchi conquistano Cipro. Di fronte al pericolo sempre più grave, la cristianità comincia a muoversi: il Papa, la Spagna, i Savola, i Cavalieri di Malta riuniscono cento galee e Venezia altrettante. Il 7 ottobre 1571, a Lepanto, la famosa battaglia navale, che blocca l'avanzata per qualche tempo. Ma i frutti della vittoria sono amari: la Spagna lascia presto la Lega, Venezia è costretta alla pace separata. Nel 1644 i turchi sbarcano a Creta: 11 grande possedimento veneziano si difende per venticinque anni, capitolerà solo nel 1669. L'itinerario delia mostra esplora il secolo più drammatico della vicenda, dalla con- trastata preparazione dello scontro di Lepanto alla caduta di Candia: per sentirne la forza evocatica basta sostare nella sala della battaglia, introdotta dal tizianesco .Ritratto di Solimano il Grande, enigmatico e sottile, cui sembra rispondere dall'altra riva Venezia con l'olivo di Sai viali. Pare un idillio, ma siamo già allo scontro. L'attimo prima del combattimento, con le navi schierate, pronte al fuoco, è rievocato da uno splendido dipinto inedito di Anonimo seicentesco. Straordinaria precisione e perfetto gusto cromatico colgono 11 momento magico: a sinistra vibrano le navi dei cristiani col vento a favore, a destra quelle ottomane-, al centro le nuovissime galeazze veneziane, superfortezze mai impie¬ gate nel Mediterraneo, ^serrate in mezzo dell'armata turchesco'. Di fronte, la mischia è già in pieno corso in un grande dipinto di Jacopo Tintoretto e bottega, forse modello della famosa tela distrutta dall'incendio del 1577. Esatta in ogni dettaglio, velature, fanali, insegne, correnti, la grandiosa evocazione del dramma domina tutta la composizione, la cronaca è assorbita in una potente unità narrativa. Altre affa-, scinanti visioni dello scontro nel bel ritratto di Sebastiano Venler, sempre del Tintoretto, proveniente da collezione privata torinese; e nel Dipinto votivo di Paolo Veronese tra raggiere luminose e frecce infuocate. Di Paolo Veronese e anche 11 ritratto del comandante Agostino Barbarigo, ricco di raffinati rimandi simbolici. Libri, stampe d'occasione, cronache, frontespizi, dipinti votivi, completano la rievocazione dell'evento. L'itinerario espositivo indaga ora le basi della guerra: gli arsenali di Venezia, Corfù, Candia. Canea, Zante: dove i problemi della produzione navale, manutenzione, adozione di nuove tecniche, alloggio e impiego delle milizie di terra, si sommano a quelli dell'architettura e più largamente dell'-irnmagine»; come confermano trattati di architettura navale e civile, preziose raccolte di disegni di vascelli e di porti. Ma ecco l'altro lato, non meno affascinante, dello scontro: i famosi servizi segreti della Repubblica, tra i più efficienti d'Europa, supporto continuo degli interventi militari e delle operazioni commerciali. Città e fortezze a Cefalonia, Zante. Corfù: e infine 11 regno di Candia: l'isola dalla storia millenaria, patria di antichissimi miti governata da Venezia per secoli. Interventi urbanistici, fortezze, comunicazioni, sviluppo dell'agricoltura e dei commerci, carestie, disordini, guerre. Nella sua caduta era scritto 11 preludio della non lontana fine della Serenissima. La mostra offre quasi quattrocento testimonianze, in gran parte d'epoca, molte inedite, che illuminano non solo le vicende belliche o le opere di difesa, ma le realtà economiche e sociali, politiche e culturali, senza tralasciare la poesia, «i dialoghi», le canzoni popolari. Peccato che non abbia trovato realizzazione, almeno finora — sembra per una guerra di sponsors, altro che le guerre coi turchi —, quella «visione computerizzata», in movimento, delle zone d'influen¬ za, dei confini, delle rotte commerciali e militari nel Mediterraneo, che era prevista insieme con la ricostruzione elettronica delle battaglie: un'illustrazione che avrebbe potuto aiutare il visitatore e integrare l'impeccabile catalogo (Arsenale Editrice). Si tratta infatti, nella sostanza, d'una rassegna complessa, che esige attenta partecipazione; anche se il fascino degli eventi rappresentati tende a rimuovere le difficoltà di accostamento e la forza del dramma presta alla rievocazione i colori del mito. _ . ■' " Paolo Barbaro S x Replica da Tiziano: «Solimano II» (Vienna)