Dal Parlamento replica ai giudici «Le deviazioni del Sismi ci furono»

Dal Parlamento replica ai giudici «Le deviazioni del Sismi ci furono» Dura critica alla sentenza che ha negato resistenza del «SuperS» Dal Parlamento replica ai giudici «Le deviazioni del Sismi ci furono» ROMA — Tra giudici e politici si delinea un nuovo contrasto. Non già una polemica di contenuti ideologici, ma una contrapposizione netta sulla esistenza o meno delle deviazioni nei servizi segreti contaminati dalla loggia P2 di Licio Gelli. Alla sentenza con la quale la corte di appello ha escluso che al vertice del Sismi esistesse un centro occulto di potere (il famoso Superesse), 11 Comitato parlamentare di controllo ha confermato quella che fu la sua conclusione di due anni fa. Un comunicato emesso ieri sera ribadisce' la valutazione politica sull'esistenza di gravi deviazioni e degenerazioni. •Esse — si legge nel docu¬ mento — non sono state commesse solo per realizzare peculato o per avvalersi scorrettamente delle dotazioni dei servizi. Tali deviazioni e degenerazioni hanno gravemente danneggiato la prevenzione degli atti di terrorismo contro l'ordinamento costituzionale, il funzionamento della giustizia e le stesse possibilità di accertamento delle responsabilità.. Parole molto chiare che ribadiscono una ricostruzione del fatti assolutamente diversa dal verdetto di assoluzione con formula piena che esclude -evidentemente l'esistenza di una struttura segreta. I giudici dovevano pronunciarsi su un'ipotesi di reato: quella di associazione per delinquere. In questa formula giuridica la pubblica accusa aveva configurato la struttura segreta che faceva capo a Santovito. Musumeci e Pazienza. Un vero e proprio centro di potere responsabile di alcuni sconcertanti episodi accaduti durante gli anni in cui la P2 era riuscita ad insediarsi al vertice dei servizi segreti. In primo grado la corte di assise aveva condiviso questa impostazione ed aveva condannato Pazienza e Musumeci (Santovito èra nel frattempo deceduto), riconoscendo esplicitamente' l'esistenza di un accordo e di una struttura «coperta». Non solo, ma la motivazione della sentenza aveva fatto sue le conclusioni del Comitato parlamentare che nell'ottobre dell'84 aveva denunciato «/affi di gravissima degenerazione e deviazione'. Per la prima volta, forse, una sentenza della magistratura era giunta a conclusioni totalmente convergenti con quelle di un organismo parlamentare. La situazione si è capovolta durante il processo di appello. E' stata la pubblica accusa a segnare l'inizio della svolta. Nella sua requisitoria, il procuratore generale, sostenendo una tesi completamente diversa da quella del pubblico ministero di primo grado, aveva negato l'esistenza del •Superesse» ipotizzando che gli eventuali reati commessi da Pazienza e Musumeci (appropriazione di somme, uso improprio di aerei del servizio ecc.) dovevano configurarsi come fatti penalmente rilevanti ma non frutto di accordo o, peggio, di una deviazione a livello istituzionale. Di qui la richiesta di assoluzione per insufficienza di prove dal reato associativo. La corte è andata molto al di là, dichiarando che 11 fatto («Superesse») non sussiste. La presa di posizione dell'organismo parlamentare che ha un potere di vigilanza e di controllo sui servizi segreti (è formato da quattro deputati e quattro senatori nominati dai presidenti del due rami del Parlamento) è stata decisa all'unanimità. Se la motivazione della sentenza dovesse affermare come fatto storico che il «Superesse» non è mai esistito, non si esclude l'eventualità di ■una "relazione del Comitato; parlamentare alle Càmere sÙll'lrft^vicerida/In^u'esW1 caso la contrapposizione di opinioni assumerà 1 toni di un vero e proprio conflitto. r. m.

Persone citate: Dura, Licio Gelli, Musumeci, Pazienza, Santovito

Luoghi citati: Roma