Palermo, minacce a una ditta romana ha infranto il monopolio degli appalti

Palermo, minacce a una ditta romana ha infranto il monopolio degli appalti Nuove polemiche per le scelte del Comune sulla manutenzione delle strade Palermo, minacce a una ditta romana ha infranto il monopolio degli appalti ROMA — Fiore all'occhiello del sindaco, l'asta che ha aggiudicato la manutenzione delle strade e delle fogne di Palermo è al centro di vivaci polemiche. Accusata di legami oscuri da altrettanto oscuri esposti anonimi, e di Inadempienze da parte dei tecnici comunali, la ditta romana che conquistando l'appalto ha Infranto il monopolio locale della società Lesca, durato 47 anni, lamenta sgambetti e ostruzionismi. E anche se Ettore Cozzani. uno del due titolari, esita a pronunciare la parola «sabotaggio-, quell'ipotesi viaggia tra le righe della memoria consegnata dall'azienda alla giunta cittadina. Nove pagine, la storia di una appalto sul quale si accentrano attenzioni e interessi straordinari. -Forse anche perché — azzarda Cozzani — il sindaco ha puntato molto sulla tra¬ sparenza di quell'asta». Siamo venuti a Palermo, spiegano nello scritto Ettore Cozzani e il socio Giuliano Silvestri, perché il Comune aveva scelto di regolare le aste comunali «non con criteri assistenziali, ma in base alle leggi di mercato». Ottenuto l'appalto con ribassi sui capitali dell'ordine del 26%, ci siamo scontrati prima con la burocrazia, poi con l'atteggiamento delle maestranze assunte sul luogo. Nessuna /attiva collaborazione» da parte del sindacato. -Comportamenti deliberatamente contestatari» da parte dei dipendenti, in gran parte ex lavoratori della Lesca, gli stessi che prima della riassunzione avevano sfilato rumorosamente por Palermo con cartelli" sorprendenti: «Cioncimino sindaco», «Con la mafia si lavorava». Nella cronistoria mancano accenni alle lettere anonime che metterebbero la ditta romana in relazione a Vito Ciancimino (-Mai conosciuto», precisa Ettore Cozzani) e a imprenditori legati all'ex sindaco (-Falso»). Quanto alle inadempienze certificate in tre relazioni tecniche, la ditta si difende spiegando che gli ostacoli incontrati finora ne hanno rallentato la produttività. Conclusione irritata: la Cozzani e Silvestri è pronta «ad una risoluzione consensuale che consenta al Comune di a/fidare l'espletamento del servizio a chi — sia pure con maggior dispendio dell'amministrazione comunale — sia in grado di far fronte ad una situazione ambientale cosi anomala». Ma Ettore Cozzani adesso sdrammatizza: la sua ditta non ha alcuna intenzione di smobilitare, a Palermo si può lavorare, mai ricevuto minacce, nessun pentimento. Semmal la preoccupazione che il valore simbolico e politico di quell'asta sia all'origine di tanti problemi. Ma intanto la polemica varca la soglia della giunta, e l'assessore ai Servizi rimbecca: se la ditta romana non sarà efficiente, il Comune rescinderà il contratto. Concorda Leoluca Orlando, il sindaco di Palermo, che però non drammatizza e sembra un po' sorpreso per il tono appassionato della polemica. Chi gli è vicino si chiede se l'obiettivo non sia quello di dimostrare che questo professore trentottenne, avulso dalle vischiosità della politica palermitana, sia solo un'onest'uomo, in definitiva ingenuo e poco efficiente. Giorni difficili per Orlando. Davanti a quei ceti d'opinione sul quali punta per cambiare Palermo, deve dimostrare che si può rompere con la cultura del passato senza passare per velleitari. Spiega che la sua giunta ha l'obbligo «di volare alto, con grande coerenza». Per questo Ieri ha forzato la mano alla maggioranza, imponendo di non far slittare le nomine ai vertici di quattro aziende municipalizzate, come chiedevano i socialisti, per cui adesso nel pentapartito c'è aria di maretta. Orlando non se ne preoccupa: Mi rendo conto che la mediazione politica è normale, però questa è una situazione straordinaria, e certe cose consuète altrove qui non ce le possiamo permettere».

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