«Giuro, non ho ucciso sua figlia» e la donna gli stringe la mano di Giuseppe Zaccaria

«Giuro, non ho ucciso suo figlio» e Eo donno gii stringe lo mono Napoli, interrogati i giovani accusati di aver ammazzato due bimbe «Giuro, non ho ucciso suo figlio» e Eo donno gii stringe lo mono NAPOLI — 'Siamo innocenti', ripetono. Mostrando referti medici e vecchie camicie insanguinate, dicono: «Ci hanno condizionati, segregati, massacrati di botte'. Adesso però i presunti assassini sono puliti, rispettosi, diligenti: in piedi, mani dietro la schiena, tra molti «si, signor presidente» e qualche frase in dialetto napoletano, .raccpntanò^Wloro versioni su''quéi tardo pomeriggio del 2 luglio di tre anni fa. Tutto si gioca sull'arco di due ore: il tempo trascorso dal momento in cui Nunzia Murazzi e Barbara Sellini, dieci e sette anni, uscirono dalle loro case del rione Incls fino a quello in cui 1 loro corplcini furono abbandonati senza vita sul greto di un torrente in secca. E di quelle due ore adesso gli accusati sembrano rammentare tutto. «Mostri di Ponticelli., si diceva, e l'etichetta sembrava comprendere, omologare personalità che oggi si rivelano molto diverse. C'é chi, come Giuseppe La Rocca , piccolo, rosso, nervoso, si difende tremando, senza riuscire a spiegare precedenti contraddizioni, chiamando improvvisamente in causa una falange di testimoni che, proprio in quanto tardivi, possono apparire sospetti. Luigi Schiavo, invece, dimostra una certa grinta: anche lui durante l'istruttoria non ha sempre seguito condotte convincenti, ma ora si sforza di raccontare, chiarire. Di spiegare anche perché, dinanzi al .magistrato che gli diceva come sarebbe stato più utile confessare, prese tempo per una notte dicendo: «Ci devo pensare'. Pensare a cosa? 'Non a confessare — spiega —. Volevo solo prendere tempo. In quei momenti, dovunque andassi, erano solo "pacchere"...'. Lo picchiavano tutti, dice: 1 carabinieri per costringerlo a confessare, gli altri detenuti di Poggioreale per punirlo di un'accusa infamante. Anche Ciro Imperante, ultimo ad affrontare l'interrogatorio, racconta delle botte che ha preso, ma lo fa senza pathos: alto, bruno, massiccio, lui continua a comportarsi come una persona che in questa storia è finito per caso. Abitava nella stessa strada di La Rocca e Schiavo, è vero: ma al rione Incls non andava mai. Ed anche per quella sera (nonostante successivi, discussi riconoscimenti) ha un alibi che, almeno rispetto a quelli degli altri, sembra credibile. Prima a spasso con un amico tornato da Milano, alla ricerca di un motorino prestato ad un collega Cji lavoro, poi nei giardinetti di San Giorgio a Cre mano, infine a casa. Fra 1 testi che cita a discarico, uno non conferma, un altro ricorda l'Incontro ma non sa collocarlo esattamente nel tempo, altri hanno .confermato fin dal primo momento. ' Lo stesso non accade per La Rocca. Ieri, ricostruendo il pomeriggio del primo luglio dell' 83 (quello in cui sarebbe stato preso l'appuntamento con le due bambine) e poi il successivo, il giovane, con voce un po' tremante, ha elencato luoghi e momenti, spostamenti e testimoni. D'Improvviso ne sono saltati fuori altri quattro o cinque, ciascuno in grado di dire che quella sera, dalle 19 alle 22, La Rocca era dappertutto tranne che in una .500.. Alle contraddizioni, Luigi Schiavo trova invece spiegazioni più lucide: «Afi trovavo in stato di fermo, da tre giorni non mi facevano neppure mangiare Racconta che al primo confronto la piccola Silvana Sasso, teste che oggi l'accusa (è la bambina che quella sera avrebbe dovuto far compagnia a Nunzia e Barbara ) disse: 'Non è lui: Quando il presidente Sergio Lanni gli chiede se ha mai avuto baffi o lentiggini —cosi viene descritto uno del •mostri» — lui, un po' sfrontato, si avvicina al banco e si china verso il signore in toga, mostrandogli la faccia da pochi centimetri di distanza. Giovan Battista Vlgnola, pubblico ministero', ammetteva ieri in una pausa dell'udienza che la posizione di Imperante è la più dubbia. Durante quella stessa pausa Mirella Grotta Sellini, madre di una delle vittime, si è vista venire incontro la ma¬ dre di Luigi Schiavo: •Signora, non so cosa dirle...', ha balbettato la madre del giovanotto. 'Sono una madre anch'io — è stata la risposta — capisco cosa può provare Un attimo dopo, quasi a racchiudere in un'Immagine tutto lo smarrimento di queste ore, la donna che ha scritto a Cossiga si avvicina a Luigi Schiavo, presunto assassino. Lui le fa: «Spero che lei non mi odi: la capisco, ma pensi a me e ai miei amici, che siamo innocenti'. Attimo di silenzio, pòi lei risponde: 'Non chiedo vendetta, voglio solo giustizia E gli stringe la mano. Giuseppe Zaccaria Napoli. I tre imputati parlano con i giornalisti durante una pausa del processo (Telcfoto Ansa

Luoghi citati: Milano, Napoli