Ambrosoli scrisse alla moglie «Pagherò per questo incarico»

Ambrosoli scrìsse alla moglie «Pagherò per questo incarico» Ambrosoli scrìsse alla moglie «Pagherò per questo incarico» Sindona negò subito ogni collegamento con il uo finto sequestro e l'estradizione dagli Usa Fu ucciso FU luglio '79 delitto - Poi la fuga, il s MILANO — Quando fu ucciso, la notte dell'll luglio del 1979, Giorgio Ambrosoli aveva 40 anni e da cinque era impegnato come liquidatore della Banca Privata Italiana. Un lavoro che svolgeva con pazienza ed estremo impegno, cercando di ricostruire quel vorticoso giro di miliardi creato da Sindona. Ambrosoli era conscio dei rischi che quel suo lavoro comportava: «£' indubbio che in ogni caso pagherò a molto caro prezzo il mio incarico — aveva scritto alla moglie Anna Lori —: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento af¬ fatto, perché per me è stata un'occasione unica per fare qualcosa per il mio Paese-. Il senso di dover portare a termine il suo compito non lo abbandonò mai neppure quando arrivarono le telefonate di minaccia: 'Avvocato, lei ha fatto il furbo. Cosa vuole, finire ammazzato?'. Era questo il tono dei messaggi, eppure Ambrosoli non pensava di essere ucciso: «Sarebbe un delitto firmato', disse alla moglie. La firma, inequivocabile, era quella di Michele Sindona, anche se, con la sua protervia abituale, l'ex flnanzle- re dichiarò all'indomani del delitto: .Nessuno deve collegarmi a questo atto di viltà. Inizierò immediate decise azioni legali contro chiunque dovesse farlo: Sindona allora era in Usa e si sentiva ancora sicuro e potente, convinto che ben presto sarebbe riuscito nel suo duplice scopo: salvare la banca ed evitare l'arresto per bancarotta. Certo il terreno cominciava a franargli sotto i piedi. Non c'era solo la magistratura italiana ad indagare; non c'erano solo la Banca d'Italia e 11 suo «acerrimo nemico» Enrico Cuccia ad opporsi alle sue manovre finanziarie: c'era anche la giustizia americana che si stava attivamente occupando di lui per il fallimento della Banca Franklin. Nato a Patti (Messina) nel 1920, Sinduna era arrivato a Milano subito dopo la guerra come avvocato fiscalista. L'amicizia con Marinoni, proprietario della Snla Viscosa, gli aveva procurato i primi clienti importanti e con questi i primi affari. In particolare la compravendita di società mal ridotte. Poi sempre più su: banchiere, uomo di fiducia della finanza vaticana, Sindona era riuscito ad allearsi con gli Hambro di Londra e a comprare una banca negli Usa. La sua attività italiana si concentrava soprattutto sulle due banche, la «Unione» e la «Privata Finanziaria» che fuse nel luglio del '74, alla vigilia del crack. Egli ne utilizzava i fondi come un «portafoglio personale» per dare vita a varie società in Italia e all'estero, per speculazioni che si rivelarono sbagliale. Ben presto arrivò alla bancarotta che tentò di arginare con l'aumento di capitale della Flnambro, una società finanziarla: l'operazione fu bloccata dall'allora ministro La Malfa. Nel momento del fallimento, però, a Sindona non mancano le amicizie influenti: è dipinto come "'Vittima dei comunisti' In America, mentre il suo avvocato In Italia può incontrarsi con responsabili finanziari e ministri democristiani in carica. Queste amicizie però non bastano, e mentre le manovre legali falliscono Sindona non esita di fronte all'illegalità e al delitto. Rispolvera vecchie conoscenze mafiose, come Venetucci, che gli procura 1 sicari adatti. Come gli amici di Palermo che subito dopo l'omicidio Ambrosoli gli organizzano un finto sequestro. Sindona scompare da New York 11 2 agosto del '79: vuol farsi credere vittima di un sequestro «politico». In realtà è In Sicilia dove, per rendere il tutto più credibile, si fa sparare ad una gamba, con le dovute cautele, dal dottor Miceli Crlml. E' Inutile, la sua caduta è Inarrestabile: quando riappare In Usa, Sindona viene arrestato e poi condannato per la Franklin. Il Michele Sindona In manette che nel settembre dell'84. dopo l'estradizione, torna in Italia è un uomo invecchiato, fisicamente diverso dal finanziere d'assalto che dava ordini dal suol uffici di Milano o dalla suite dell'hotel' Pierre. Ma non è cambiato 11 suo modo di fare: quel sottile gioco di ricatti, di dire e non dire. s. mr. Milano. Anna Lori, vedova dell'avvocato Ambrosoli, con a sinistra la figlia Francesca, in una Toto del dicembre scorso mentre ascolta la requisitoria del pm Viola (Telcfoto Ansa)