Millo, ecco la Roma di Flaiano

Millo, ecco la Roma di Flaiano «O mia capitale!» da stasera nel teatro intitolato allo scrittore Millo, ecco la Roma di Flaiano L'attore ha costruito lo spettacolo con Ghigo De Chiara su testi delTamico scomparso ROMA — Potrebbe essere la risposta in chiave di satira poetica ai televisivi «favolosi Anni Sessanta» di Gianni Mina questo spettacolo che Achille Millo e Ghigo De Chiara hanno messo in scena per lo Stabile di Roma, su testi di Ennio Flaiano, e che debutta, proprio al Teatro Flaiano, questa sera. Intitolato O mia capitale!, sottotitolato La Roma degli Anni Sessanta raccontata da Ennio Flaiano, lo spettacolo è nato dal fatto che l'intera stagione teatrale dello Stabile, per volontà del direttore artistico Maurilio Scaparro, è dedicata a Roma. «Montare uno spettacolo su questo tema mi piaceva molto — racconta Achille Millo — ma purtroppo io ho attraversato la vita correndo da un palcoscenico ad un altro: è dlsdicevole ma non ricordo niente della nostra storia. Per questo, piuttosto che inventare, Ghigo De Chiara ed io abbiamo pensato di consultare Ennio Flaiano». Con Flaiano, Achille Millo ha avuto per lunghi anni una solida amicizia nata sui tavoli del ristorante •Cesarctto- e rinforzatasi su quelli dell'oste Otello: entrambi nottambuli dopo aver cenato insieme giravano per le strade scambiandosi pensieri, impressioni, battute e malinconie. «Sarà per questo che prima di andare in scena, ho avvertito dentro di me una curiosa sensazione di paura — dice Achille Millo —. Il rispetto per l'amico, la voglia di restituirlo, al pubblico nella sua verità, mi hanno fatto temere, più volte, di non essere all'altezza del compito. A rincuorarmi è stata Rosetta Flaiano, sua moglie, che dopo aver visto tutto lo spettacolo, mi ha confessato che le era parso assai fedele allo spirito di Ennio». Ma di cosa parla O mia capitale? Parla di una città che negli Anni Sessanta viveva spensieratamente la sua inarrestabile decadenza morale, di una società dove cominciavano a emergere palazzinari, parassiti, uomini di sottogoverno, bustarellari, di un mondo super/ielle e fittizio che viveva per esser immortalato, seduto a un caffè di via Veneto, da uno dei tanti paparazzi. Ma parla anche dei disoccupati che si scontravano con i celerini per rivendicare il diritto al lavoro, dei baraccati che accerchiavano con le loro case di latta e lamiera i quar-> fieri residenziali, delle infinite cameriere di allora costrette a sopportare in silenzio soprusi e umiliazioni. I testi, in prevalenza, sono tratti da «Autobiografia del blu di Prussia» e da «Diario notturno». Lo spettacolo è diretto da Achille Millo. si. ro.

Luoghi citati: Prussia, Roma