LA «RIVISITAZIONE» DELLA CULTURA CON LO SPRAY

Quei graffiti dall'inedito stile ( LA «RIVISITAZIONE» DELLA CULTURA CON LO SPRAY) Quei graffiti dall'inedito stile Con la sua mostra di Graffi tis ti americani — Toxic, A One, Dondi, Phase Two (alias Lonnie Marrow), Rammellzee (al. Stephen Piccirello, negro americano di madre italiana) — Lino Perrone («Unde?», via Rossana 12) propone un'opportuna rivisi- Le foto in gara Per il terzo anno l'Arca (ex circolo ricreativo Enel) di Chieri e il Comune promuovono un concorso fotografico nazionale articolato nelle sezioni bianco-nero e colore. Il termine per la presentazione delle opere è fissato al 15 aprile. La premiazione avverrà il 27 aprile durante l'Inaugurazione della mostra delle foto pervenute, che rimarrà aperta fino al 4 maggio nella sede di via Bogino 2. Per informazioni telefonare a 011-9423274 o 94225886. Sono in palio macchine fotografiche, medaglie e trofei. tazione di quel fenomeno, ormai storicizzato, che in clima sessantottesco s'era sporadicamente manifestato anche in Italia (sui muri di qualche aula universitaria), ma che a New York si rivelò in tutta la sua vigoria, sino a fare di quell'apparente «cattiva pittura» non una semplice moda diversa, ma un inedito stile. Tutto, come si sa, era iniziato con quelle bande di teenagers che, armati di bombolette spray, avevano preso d'assalto i vagoni della metropolitana coprendoli, insieme alle pareti delle stazioni, di grandi, coloratissimi murali, dove sembravano attingere dal profondo il gusto quasi regressivo delle più disinibite raffigurazioni dotate d'una loro carica primitiveggiante. In realtà — come aveva chiarito Francesca Alinovi, la studiosa tragicamente scomparsa proprio alla vigilia della mostra bolognese da lei progettata sull'argomento — per gli interpreti che vi si sono affermati (in primo la •mente. Rammellzee) la cultura tradizionale dei «gentlemen. (e a maggior ragione quella «fredda, delle ultime avanguardie) verrebbe messa in scacco da questa loro figurazione, al di là dello stesso underground. A One (le lettere stesse dell'alfabeto sono state scelte come strutture archetipiche d'una bellicosa formulazióne visiva) usa largamente un collage mentale, più che materico, per ricucire i frantumati relitti di pensiero. La mostra non intende documentare il fenomeno nella sua estensione, quanto nei suoi caratteri sociologici e estetici, col dominio di un'immaginazione ossessivamente impegnata nel tipico suo registro, tra l'arcaico e l'infantile, alla ricerca di un nuovo senso liberatorio. an. dra.

Persone citate: Arca, Dondi, Francesca Alinovi, Lino Perrone, Stephen Piccirello

Luoghi citati: Chieri, Italia, New York, One