Nelle prigioni thailandesi minacce ai reclusi stranieri
Nelle prigioni thailandesi minacce ai reclusi stranieri Nelle prigioni thailandesi minacce ai reclusi stranieri I detenuti: «Vi prenderemo in ostaggio alla prossima rivolta» NOSTRO SERVIZIO BANGKOK — I circa cento detenuti occidentali (tra i quali alcuni italiani accusati di spaccio di droga) sono In prima linea nella •guerra delle carceri» thailandesi, teatro di tre violente rivolte in sette mesi: 1 prigionieri thai li hanno avvertiti che nella prossima protesta verranno sequestrati e usati come merce di scambio. Un avvertimento che viene preso sul serio. Il bilancio di vittime nelle recenti rivolte è stato pesante: ufficialmente, 30 detenuti e tre guardiani sono stati uccisi, ma secondo i parenti dei reclusi 1 morti sono stati molti di più. Alcune ambasciate occidentali hanno informato il governo di Bangkok della loro Inquietudine per la sicurezza dei connazionali. I responsabili thailandesi definiscono questi timori immotivati, ma nel carcere di massima sicurezza di Bang Kwang, alla periferia della capitale, sono già stati presi provvedimenti: i detenuti occidentali sono stati isolati in un braccio, per ga¬ rantire loro maggior sicurezza in caso di emergenza. I più esposti al rischio sono i reclusi stranieri che durante la rivolta dell'anno scorso nel penitenziario di Bang Kwang rifiutarono di unirsi agli insorti, e collaborarono a spegnere gli incendi che erano stati appiccati. Per la prima volta, i guardiani del carcere vengono istruiti alle tecniche anti-sommossa. e hanno ricevuto in consegna cani appositamente addestrati Bang Kwang viene considerato uno dei carceri più pericolosi e violenti dell'Asia. Vi sono detenuti i responsabili dei reati più gravi; i condannati a morte In attesa dell'esecuzione sono oltre trecento. Il problema del sovraffollamento nelle prigioni thailandesi è gravissimo. «Lo spazio a disposizione di ogni recluso — dice un criminologo di Bangkok — è quello strettamente necessario a stare coricato su un fianco*. Un altro fattore che ha scatenato le rivolte è la mancanza di una legislazione chiara e precisa sulla libertà provvisoria. Alcuni Paesi, tra 1 quali l'Italia (in occasione della recente visita del principe ereditario thailandese a Roma) e gli Stati Uniti, hanno firmato accordi con Bangkok In base ai quali i condannati possono essere rimpatriati per scontare la pena nei Paesi d'origine: le intese, però, non sono ancora state ratificate dal Parlamento thailandese. Neil Kelly Cop>r1ghe «Times Newspapers» e per l'Italia «La Stampa >
Persone citate: Bang Kwang, Neil Kelly Cop>
Luoghi citati: Asia, Bangkok, Italia, Roma, Stati Uniti
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