Craxi e il governo si dissociano dai referendum sulla giustizia di Alberto Rapisarda

Craxi e il governo si dissociano dai referendum sulla giustìzia Palazzo Chigi replica a Criscuolo: «Sorprendenti giudizi» Craxi e il governo si dissociano dai referendum sulla giustìzia ROMA — Con un comunicato di Palazzo Chigi e con una dichiarazione del sottosegretario Amato. Craxi ha risposto alle critiche del magistrati per una sua frase («Da troppo tempo si stanno stravolgendo i principi fondamentali della nostra legislazione*) ed ha preso le distanze (come presidente del Consiglio) dalla decisione di psi. pr e pli di proporre tre referendum sulla giustizia, uno dei quali sulla responsabilità civile del giudice. In un colloquio con alcuni giornalisti, giovedì, Craxi aveva dato l'impressione di considerare giustificata l'iniziativa dei tre partiti. Venerdì il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Criscuolo, gli aveva risposto con una intervista a La Stampa accusando il governo di non far nulla per migliorare l'organizzazione della giustizia. «Ho letto con sorpresa — ha detto ieri il sottosegretario Amato — i giudi?: pronunciati con tono inaccettabile dal dottor Criscuolo su presunte dichiarazioni del presidente del Consiglio. Craxi non ha rilasciato alcuna dichiarazione sui problemi della giustizia — ha chiarito Amato — e quanto è stato riferito in proposito da alcuni giornali riflette brani di una conversazione del tutto informale, riportata in maniera non. corretta e tale perciò da non rappresentare in modo veritiero il pensiero del presidente*. Amato aggiunge che l'iniziativa di proporre i referendum è stata presa da -alcuni partiti* e che presidente del Consiglio e governo non ne hanno alcuna responsabilità. SI tratta di una dichiarazione dal tono duro, ma che lascia trasparire tra le righe il desiderio di attenuare la polemica, nel momento in cui assicura che Craxi non ha preso alcuna posizione ufficiale sulla vicenda. La proposta dei tre referendum non sembra aver raccolto le adesioni sperate. Ed ora c'è 11 rischio dell'isolamento politico e di un difficile dialogo con l'opinione pubblica. Soprattutto perché i magistrati ribattono in modo assai circostanziato ed allarmato. I due partiti di governo proponenti, psi e pli, speravano di avere al loro fianco anche i socialdemocratici. Ma da questo partito è arrivata solo un'adesione, a titolo personale, dei due vicesegretari. • E' opportuno che il psdi chiarisca bene e sema equivoci il proprio atteggiamento* ammoniva ieri il capo dei senatori socialisti, Fabbri. Il segretario del psdi Nicolazzi aveva -esplicitamente e personalmente* assicurato ai dirigenti socialisti che avrebbe lasciato piena libertà ai socialdemocratici di associarsi alla campagna referendaria, aggiunge Fabbri. Che cosa è successo? Mentre i socialdemocratici tacciono confermando implicitamente la loro ostilità, si allunga la catena dei «no* ai referendum. Non è d'accordo la de. e con lei neanche il secondo partito italiano, il pei. • L'iniziativa è sbagliata e grave — scrive oggi sull'Unità l'on. Violante — non risolve nessuno dei problemi che si intendono affrontare, si apre all'insegna della disinformazione, appare frutto di atteggiamenti incompatibili col ri¬ gore ideale e il senso dello Stato che dovrebbero caratterizzare l'impegno dei partiti di governo*. Contrari anche i repubblicani, che sul loro quotidiano scrivono: *Il maggior pericolo è di contrapporre poteri e contropoteri previsti dalla Costituzione, secondo ruoli non propri. Ruoli che si prestano a strumentalizzazioni e deformazioni*. A tanti allarmi e sospetti risponde il responsabile del psi per i problemi dello Stato. Salvo Andò, assicurando che. se il Parlamento lavorerà rapidamente sui problemi In questione, -il voto sarà allora inutile*. Vedere un'aggressione contro qualcuno nella proposta per I referendum «é una sciocchezza che può essere solo giustificata dai sentimenti di paura di chi ha la coda di paglia* sostiene Andò. (a legislazione che non è al passo con la Costituzione — ripete ancora una volta il dottor Criscuolo — e poi ci si viene anche ad accusare di essere in crisi. La crisi inizia dal Parlamento*. Alberto Rapisarda

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