L'Islam sciita manovra l'«atomica dei poveri» di Igor Man

L'Islam sciita manovra P«atomica dei poveri» OSSERVATORIO L'Islam sciita manovra P«atomica dei poveri» La vicenda dei francesi rapiti in Libano (uno di loro, Seurat, lo avrebbero già ammazzato) rivela i connotati di un gioco perverso già esercitato dagli integralisti sciiti sul destino politico di Jimmy Carter. Un gioco che può senz'altro chiamarsi ricatto ma che è più di questo, poiché puntare alla sconfitta politica del «piccolo Satana», Mitterrand, si rivela essere solo un falso scopo; l'obiettivo è più ambizioso: destabilizzare l'Occidente. Passo dopo passo. E questo perché l'odio che «certi ambienti mediorientali» nutrono per Israele e per gli Stati Uniti ha finito col comprendere l'intera comunità occidentale. Quelle che Ibrahim Refat chiama le frontiere della frustrazione e della rabbia, si sono estese all'Europa. La guerra civile libanese, che non è soltanto interconfessionale ma è alimentata da «signori della guerra» ricalcati con la carta carbone su quelli che aravano la Cina al tempo del Kuomintang; il riflusso (o risveglio?) islamico; la crisi economica hanno resuscitato fantasmi antichi che si pensava fossero andati perduti, coi rancori che provocarono, negli abissi della storia: le interminabili Crociate e la colpa più recente dell'Europa, il colonialismo. Sicché «/'/ dramma della cultura tradizionale islamica è nella sua volontà di essere antagonista di quella civiltà che un tempo fu cristiana». In un mondo quale quello mediorientale afflitto dal nomadismo intellettuale e, tuttavia, ancorato a vecchi miti, non ò facile razionalizzare; per tanto la crisi petrolifera, giusto per fare un esempio, non viene analizzata con strumenti cartesiani bensì «etici». «Armare, alle cause del malessere — scrive il sociologo marocchino Mahady Nagra — in una società in cui analfabetismo e latitanza della scienza si intrecciano diventa sommamente difficile». Qui sta forse il perché del moltiplicarsi di accadimenti senza un'apparente logica, privi di collegamento tra azione e obiettivo, quali la strage di Fiumicino o i rapimenti di ostaggi occidentali ad opera dei vari gruppi integristi: dalla Jihad islamica, al partito di Dio (Hezbollah) ai «diseredati della Terra». Ma l'irrazionalità è soltanto apparente giacché, a ben guardare, un sottile filo rigorosamente logico tiene tutte le sciagurate imprese, commesse nel nome di Allah, da umili giovinotti sconosciuti, anelanti ad una sola ricompensa: il martirio. Gli stessi apprendisti stregoni che han guidato — e guidano — gli impuberi combattenti iraniani all'assalto dei tanks iracheni, sfidando i campi di mine, han mandato ignoti kamikaze, il 23 ottobre del 1983. contro il quartier generale dei marines a Beirut (241 morti) e contro il comando dei francesi della forza multinazionale di pace (58 morti). E son loro i mandanti del dirottamento della Twa, della tragedia di Malta, delle stragi di Fiumicino e di Vienna. Il partito di Dio (Hezbollah) vuole: «Cancellare il colonialismo nel Libano — Instaurare nel Paese una repubblica islamica di stile iraniano — Scacciare Israele dal Libano del Sud». Ciò come obiettivo a breve termine: sulla lunga distanza si mira a de stabilizzare l'Occidente umiliandone, per intanto, ci leaders più superbi». I marines di Reagan furono costretti a sgomberare, jn fretta e furia dal Libano, oggi tocca a Mitterrand affannarsi nella ricerca di una soluzione del dramma degli ostaggi che salvi, con le loro vite, le residue chances del suo regno socialista. A chi toccherà dopo Mitterrand? Per l'Occidente è difficile difendersi dagli effetti devastanti del nuovo terrorismo guidato dai santoni dell'Islam sciita. E' infatti una vera e propria «bomba atomica dei poveri» ad essere impiegata contro uomini e simboli della civiltà occidentale. Una «atomica» davvero a buon mercato perché a comporta non sono costose particelle ma giovani manovali del terrore mossi da una sola aspirazione: il martirio. Il vctero-tcrrorismo palestinese, quello di Habbash e di Hawatmeh, era per cosi dire laico, un terrorismo mutuato dalla rivoluzione algerina. Oggi la «religiosità» ha conquistato il cuore e la mente dei ragazzi sopravvissuti alle stragi di Sabra e Chatyla. Il già felice Paese dei Cedri è oramai un territorio invaso da eserciti stranieri, insanguinato da bande private, pattugliato da predicatori d'odio e rovina. E' il serbatoio del terrorismo internazionale. La stessa Siria appare incapace di elaborare una valida strategia di contenimento del caos, per ridare al Libano connotati nazionali, giuridici. Che fare, allora? Partendo dalla premessa che il terrorismo, ancorché atroce, ingiustificabile, è il frutto amaro di una realtà storica che in troppi si ostinano a rimuovere, occorrerà convincersi che finché la questione palestinese non verrà risolta, non ci sarà pace in Medio Oriente. Igor Man

Persone citate: Habbash, Hawatmeh, Ibrahim Refat, Jimmy Carter, Mitterrand, Reagan, Sabra, Seurat