La minaccia delle firme di Andrea Manzella

La minaccia delle firme La minaccia delle firme (Segue dalla 1* pagina) dei «'referendum» (commissione per le accuse ai ministri; responsabilità dei giudici; sistema elettorale del Consiglio superiore della magistratura) sono già oggetto di elaborate proposte in Parlamento. Il «tribunale dei ministri» figura addirittura già abolito in un progetto che è stato approvato dal Senato e anche dalla Commissione competente della Camera. Vi si prevede che quando un ministro sia denunciato per reati commessi nell'esercizio delle proprie funzioni, la competenza all'istruzione del procedimento e al giudizio dell'imputato spetterà alla magistratura ordinaria. Il Parlamento conserverà poteri di ^filtro» ma perderà il dominio del processo e delle prove e dovrà dunque assumersi, a viso aperto, la responsabilità di andare contro l'opinione dei giudici. La (-rifinitura» di questo progetto dovrebbe senz'altro avvenire nei tempi della procedura referendaria (anche se si tratta di progetto di modifica costituzionale e, dunque, a tempi necessariamente allungati). Anche la progettazione di un nuovo sistema elettorale per il Consiglio superiore della magistratura, in luogo della nefasta proporzionaliz?azione, è un discorso che va fatto necessariamente in Parlamento. In effetti, l'abrogazione della vecchia disciplina, per referen¬ dum, non ne assicurerà una nuova migliore, come molta esperienza della Corte Costituzionale ha ampiamente dimostrato. Ma, dopo l'ultima elezione del collegio di garanzia dei giudici, è anche questo il momento ideale e più freddo per cominciare a correre per un nuovo meccanismo rappresentativo. Più difficile l'accelerazione sul tema della responsabilità giudiziaria. Esso richiede infatti un discorso complesso e contemporaneo sulla condizione costituzionale del giudice nel nostro Paese. Una riflessione profonda dopo la serie di leggi eversive dell'ordine giudiziario che si sono susseguite nel grosso connubio della corporazione con i grandi partiti indigeni dall'appiattimento. Ma è un discorso che ormai è impossibile non completare. E può essere utile perfino la prospettiva di un (.referendum* assai discutibile, come tutti quelli che vogliono abrogare leggi «a contenuto costituzionalmente vincolato». (E tale, forse, può essere giudicato quello che modifichi comunque la situazione di dipendenza dei giudici, tutelata dalla riserva di legge dell'art. 108 della Costituzione). Da qualsiasi parte si guardi no, insomma, queste iniziative di «referendum» ripropongono, in maniera insolita e non priva di rischi, il problema del Parlamento. Andrea Manzella