Torino, anche Chiaromonte risponde ai «miglioristi» di Diego Novelli

Torino, anche Chiaromonte risponde ai «miglioristi» Torino, anche Chiaromonte risponde ai «miglioristi» TORINO — E' toccato a Gerardo Chiaromonte, della segreteria nazionale del pei, ricucire lo strappo che giovedì sera Napoleone Colajanni ha aperto .da destra*, con premeditata volontà costruttiva, nel mondo comunista torinese. Chiaromonte ha ribattutto chiodo su chiodo. A cominciare dalle Tesi che .pare improprio liquidare come carenti di strategie politiche.. Se il metodo non è piaciuto a qualcuno va ricordato che .a nessuno era proibito presentare eventuali documenti alternativi, anche globali.. Gli emendamenti? .Negarne la validità è dare un pessimo giudizio su chi li ha presentati. Dire che non servono è sciocco.. Le Tesi, quindi, non sono una sterile esercitazione burocratica. Sulla politica estera dicono con chiarezza come si muove 11 pei: «Ci riconosciamo europei, siamo un partito che avanza nella democrazia.. Sul rapporti con i Paesi dell'Est e con l'Unione Sovietica: .Diamo un giudizio positivo sulle riforme avviate da Gorbaciov non cambia il giudizio su quel tipo di società.. Ed eccoci in Italia, alle relazioni tra pei e le altre forze politiche, tra comunisti e società. Suonano parole più volte sentite: «innouosione», • trasformazione., .cambiamento'. Spiega Chiaromonte che il pei per sua natura •deve difendere gli strati sociali più deboli colpiti dal capitalismo, ma contemporaneamente deve misurarsi con i nuovi modi di produrre, con le professionalità, emergenti'. Un partito dunque che sa guardarsi intorno senza malinconie per 11 passato, ben fornito di diottrie rispetto ai confratelli sparsi per l'Europa. Poi Chiaromonte aggancia l'ostico tema del «governo di programma.: risponde ai tanti perplessi e direttamente a Colajannl che ne aveva criticato forma e contenuti. Come, cos'è? ■£' il passaggio intermedio in vista dell'alternativa democratica, del governo con i comunisti e le sinistre e le forze che si riconoscono nella sinistra.. Spiega che non devono esserci sottintesi e nessuno deve coltivare illusioni: . Vogliamo la fine del pentapartito in coma, chiediamo le dimissioni del governo e la verifica in Parlamento'. E' il primo passo in attesa dell'auspicato abbraccio con il psi 'Che sta riflettendo seriamente sulle alleanze di oggi'. Ed eccoci alle rose e alle spine del partito. Colajanni non aveva risparmiato strali all'atrofia del gruppo dirigente, Chiaromonte assume 11 ruolo dell'esorcista: il gruppo dirigente non ha il dono dell'infallibilità ma non è da buttare. Ci vuole, per il bene dei comunisti; è il filtro che sintetizza la dialettica, che garantisce l'unità scongiurando la tentazione del correntismo; ma il suo funzionamento 'dipende dal senso di responsabilità di ogni singolo dirigente'. Va da sé che alcune regole interne devono essere rivedute e corrette. L'invito, a parlare è .valido: .£' giusto dire quello che.si' pensa ma è altrettanto giusto pensare a quello che si dice-:II benservito a Colajanni? Prima di Chiaromonte una dozzina di interventi, alla tribuna anche il segretario generale dei metalmeccanici Sergio Garavini e l'ex sindaco di Torino Diego Novelli. Pier Paolo Benedetto

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