La notte della cometa di Halley di Piero Bianucci
La notte della cometa di Halley La notte della cometa di Halley (Segue dalla 1" pagina) mo della tecnologia: l'errore stimato nella rotta è di 40 chilometri, distanza che la sonda percorre in 7 decimi di secondo». Tanta precisione è possibile anche grazie alle misure di posizione prese dalle sonde sovietiche -Vega 1- e -Vega 2-, transitate a 10 mila chilometri dalla Halley il 6 e il 9 marzo. I risultati preliminari di queste missioni sono stati illustrati ieri da Sagdeev, dell'Istituto di ricerca spaziale di Mosca. Entrambe le sonde Iianno subito danni dalla polvere incontrata nella coda della cometa, subendo la distruzione di circa metà delle celle solari (cosi almeno è stato interpretato un calo di patema di trasmissione del 50 per cento). • Vega 1- è stata bombardata da polvere molto fitta ma minuta. - Vega 2- si è invece imbattuta in polvere a grana più grossa ma rada. Il nucleo ghiacciato della Halley è risultato molto attivo. -Giotto- portava a bordo 10 strumenti principali: tra que¬ sti la telecamera a colori, due spettrometri per l'analisi chimica della chioma cometaria, un rivelatore di particelle di polvere, sensori per il plasma e un magnetometro. Ogni strumento invia i suol dati alla stazione ricevente di Parkes, in Australia, da dove via satellite vengono smistati al Centro operativo di Darmstadt. Al terzo piano di una palazzina, tutti affacciati sullo stesso corridoio, ci sono i dieci laboratori dove i dati giungono ai responsabili dei dieci esperimenti. Qui ieri tensione, entusiasmo e ansia hanno toccato limiti psichiatrici, ma pur in un lavoro frenetico si riesce a strappare qualche anticipaziom. La ricerca italiana è ben rappresentata. Ezio Bussoletti, dell'Università di Lecce, e Antonio Minafra, dell'Università di Bari, si occupano della polvere cometaria. «Il nostro strumento — spiega Bussoleiti — misura fino a 1000 particelle di polvere al secondo. I sensori sono di vario tipo: i più semplici in sostanza sono del microfoni, In certo senso è come se ascoltassimo il crepitio di una grandinata. Ma la grandine è polvere finissima che bombarda la sonda a 68 chilometri al secondo». Dobrowolny, Egidi, Terenzi e Formisano studiano il plasma. «La cosa più sorprendente che abbiamo scoperto — dice Vittorio Formisano dell'Istituto di Fisica dello spazio interplanetario del Cnr — è la presenza nella chioma delle comete di protoni ad altissima energia. "Giotto" dovrebbe confermare questa indicazione». Franco Mariani, dell'Università di Roma, segue i dati inviati dal magnetometro a bordo di 'Giotto-. «CI Interessa vedere come il campo magnetico solare Interagisce con quello della cometa». Quanto alle immagini riprese dalla telecamera, seguite da Cesare Barbieri dell'Università di Padova, richiederanno mesi di studio. Tra l'altro verranno confrontate con fotografie fatte a Terra con telescopi. A questo lavoro contribuisce Cristiano Batalli Cosmovici, che in Sud Africa sta riprendendo la cometa per conto del Max Planck Institut con filtri identici a quelli di - Giotto-. A Darmstadt sono convenuti ieri i più noti astronomi del mondo. Molti, benché non direttamente implicati nella missione spaziale, hanno voluto vivere da vicino questo nuovo passo nell'esplorazione del sistema solare. Sono qui, con il molto corteggiato Fred Whipple, il popolarissimo Karl Sagan (un po' meno giovam e aitante di quanto appare nelle sue trasmissioni televisive), Jan Oort, che ha dato il suo nome alla -nube di Oort-, un ammasso di 100 miliardi di comete. Ma la notte della cometa non ha affascinato soltanto gli scienziati: 54 televisioni di 36 Paesi hanno rilanciato in diretta notizie e immagini a 1 miliardo e 300 milioni di telespettatori collegati in mondovisione. Per l'Agenzìa spaziale europea è stato un bel successo anche sul piano delle pubbliche relazioni. Piero Bianucci
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