Craxi non ha dubbi, anche Londra vuole l'Italia tra i cinque Grandi

Craxi non ha dubbi, anche Londra vuole l'Italia tra i cinque Grandi Per Palazzo Chigi nessun giallo nelle parole della Thatcher Craxi non ha dubbi, anche Londra vuole l'Italia tra i cinque Grandi ROMA — Un piccolo giallo che potrebbe trasformarsi nel giro di qualche settimana in un clamoroso incidente diplomatico con Italia e Gran Bretagna su sponde opposte. Il comunicato di Craxi e le dichiarazioni del primo ministro Margaret Thatcher, rilasciati dopo l'incontro di Firenze, non collimano. In discussione è l'ingresso di Italia • Canada nel famoso Club dei Cinque, riservato finora al ministri finanziari e ai governatori di Stati Uniti, Giappone, Francia, Germania e Gran Bretagna, dove si discutono le grandi-questioni monetarie. Da parte italiana si è parla¬ to di appoggio incondizionato della Thatcher alla richiesta italiana di entrare nel meeting ad alto livello; il primo ministro inglese nella conferenza stampa ha precisato di non essere contraria alla partecipazione dell'Italia quando però sul tavolo si trattano problemi che coinvolgono l'Italia e quando si parla di tassi di cambio. Insomma un consenso condizionato come ci hanno confermato fonti dell'ambasciata britannica. Ma chi ha partecipato all'incontro tra Craxi e la Thatcher non ha alcun dubbio sulle parole che i due si sono scambiati: -Non si è parlato di alcuna condizione-, affer¬ ma l'autorevole interlocutore. Tant'è che ieri Palazzo Chigi ha diffuso una nota nella quale si sostiene che le affermazioni della Thatcher non hanno un significato riduttivo. In altre parole, si afferma a Palazzo Chigi, dire di ammettere l'Italia quando vi sono questioni che la interessano è come dire ammettere l'Italia tout court. AI di là delle interpretazioni del «diplomatico', un linguaggio fatto di sfumature che solo i tecnici delle cancellerie sono in grado di decifrare, presto si potrà toccare con mano la bontà della posizione italiana e del lavoro che Craxi, Andreotti e Goria hanno svolto secondo le loro competenze. In aprile il Club dei Cinque si riunirà a Washington. Il consenso della Gran Bretagna alle richieste italiane si preannuncia, infatti, decisivo dopo il si arrivato da Reagan, da Mitterrand, da Kohl e da Nakasone (sia pure attraverso il viceministro delle Finanze giapponese) e secondo gli ambienti di Palazzo Chigi non ci saranno contrapposizioni essendo stato il discorso di Craxi molto chiaro, cosi come la risposta. In sintesi il presidente del Consiglio avrebbe insistito molto sul fatto che nei prossimi mesi ogni eventuale riunione del Club dei Cinque non potrà avere il carattere di semplice consultazione multilaterale, come magari qualche partner ha tentato di far credere. C'è infatti in ballo il riassetto del sistema monetario con la proposta americana di una sorta di «serpentone • da presentare al prossimo vertice di Tokyo, senza contare che in questa fase l'Italia ha partecipato, bruciando cospicue riserve valutarie, all'atterraggio morbido del dollaro sulla scena mondiale. Il Club del Cinque, una sorta di costola fuoruscita dal vertice di Versailles del 1982, doveva avere una funzione semiprlvata di consultazione tra le cinque economie più industrializzate. E cosi è andato avanti fino allo scorso anno quando al Plaza di New York venne deciso il mutamento di strategia delle Banche centrali sulle quotazioni del dollaro. Il cambiamento della natura del Club, da consultiva a decisionale, ha offerto l'occasione all'Italia per chiedere ai partner di allargare il circolo ristretto. e. pa.