Addio a Ray Milland una gloria in grigio di Gianni Rondolino
Addìo a Ray Milland una gloria in grigio Le ceneri dell'attore sparse nell'oceano Addìo a Ray Milland una gloria in grigio LOS ANGELES — Le ceneri di Ray Milland, l'attore e regista cinematografico morto l'altro giorno di cancro, saranno sparse In mare, nelle acque dell'Oceano Pacifico, al largo delle coste californiane. Milland, che si è spento al «Torrance Memoria! Hospital» di Los Angeles, è stato cremato qualche ora dopo II decesso. L'attore lascia la moglie Murici, la figlia Nichi e due nipotini; l'unico figlio maschio, Daniel David, si suicidò nel marzo del 198L Barbara Stanwych, che fu sua partner in alcuni film, ha cosi ricordato l'attore: «Era un grande gentiluomo. Sono stata felice di conoscerlo e di lavorare con lui. Tutti noi sentiremo la sua mancanza». L'attrice Jane Wyman che gli fu a fianco sul set di •Giorni perduti» ha sottolineato l'impegno professionale dell'artista scomparso, la sua passione per la ricerca e l'analisi. Ancora sulla breccia Ray Milland aveva girato nel 1985 «Sea Serpent» con Tlmothy Bottoms e l'anno precedente, per la televisione, «Masks of Death». Anche Ray Milland è scomparso a poco più di ottant'anni (ma un recente dizionario lo fa nascere nel 1908). E' un'altra delle vecchie glorie di Hollywood che non c'è più, l'Immagine un poco opaca d'un cinema che oggi ci appare quasi mitico. Forse non era stato un grande attore, certamente non era stato un divo, ma la sua presenza in tanti film americani, in parti di secon do piano ma anche in ruoli da protagonista, rimane nella memoria come una presenza caratteristica, per certi aspetti insostituibile. Era nato nel Galles del Sud. nel 1905, col nome di Reginald Truscott-Jones. Di famiglia ricca, senza problemi finanziari, si metta « viaggiare perii mondo; ma poi approda a Hot- lywood nel 1930, e laggiù Inizia una regolare, seppure non troppo brillante, carriera cinematografica. Elegante, un poco riservato, adatto a interpretare personaggi diversi, un poco ombrosi e ambigui, ma anche gioviali e simpatici, lo troviamo in molti film degli Anni Trenta: commedie, drammi psicologici, film d'avventura, polizieschi. Lo si ricorda in Tre rogasse in gamba (1936) di Koster, nella Figlia delia giungla (1936) di Thiele, nella Fuga di Bulldog Drummond (1937) di Hogan. in Beau Ceste (1939) di Wellman. E successivamente in Vento selvaggio (1942) di De Mille, in Frutto proibito (1942) di Billy Wilder, neWEstrema rinuncia (1945) di Borzage. Ma è con Giorni perduti (1945) di Wilder, per 11 quale ottenne l'Oscar, che Milland diventa un astro di prima grandezza nell'Olimpo hollywoodiano. Il suo personaggio di alcolizzato appare quasi simbolico, concentra nV'Sé fl^mè'gllo d'una tradizione Interpre¬ d tativa di forte carattere, sfaccettata, psicologicamente approfondita. E sono quelli i suoi anni migliori: Il prigioniero del terrore (1946) di Fritz Lang, Il verdetto (1948) di Lewis Alien, La cortina del silenzio (1951) di Jacques Tourneur, La spia (1952) di Roussel Rouse, e soprattutto Delitto perfetto (1954) di Hltchcock. Nel 1955 tenta la regia con un western, Gli ostaggi, non privo di qualche originale soluzione drammatica. Negli anni seguenti alterna recitazione e regia con risultati discutibili, come in Lisbona (1956) o in Obiettivo Butterfly (1957). Poi si rifugia In parti secondarle, di efficace caratterista, assumendo un'aria più distaccata, quasi sorniona, divertendosi a rifare se stesso. Nel 1963 ci dà ancora una grande interpretazione nell'Uomo dagli occhi a raggi X di Roger Corman. A conferma che, dietro la piacevolezza del tratto, c'era la stoffa d'un attore di buon divello. Gianni Rondolino Ray Milland: con «Giorni perduti» vinse l'Oscar
Luoghi citati: Galles, Hollywood, Lisbona, Los Angeles
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