Spagna, voto sofferto ma resterà nella Nato di Frane Barbieri

Spagna, voto sofferto ma resterà nella Nato E' prevalso il sì: 52 per cento contro il 39 Spagna, voto sofferto ma resterà nella Nato Non ha votato il 41 per cento degli elettori - Vittoria personale di Feline Gonzàlez Scongiurate le elezioni anticipate - Come il Paese ha vissuto il giorno del confronto DAL NOSTRO INVIATO MADRID — La Spagna ri mane nella Nato, la Nato rimane nella Spagna, però senza eccessivo slancio. Al referendum, il 52 per cento degli spagnoli ha detto «si» e il 39 per cento ha detto «no» alla domanda compilata da Gonzàlez: « Vuole che il Paese rimanga membro dell'Alleanza Atlantica?*. Gli astenuti sono stati il 41 per cento. In cifre assolute: 9 milioni di votanti sono per la permanenza nella Nato, 6,5 milioni vogliono l'uscita dalla Nato. Tredici milioni non hanno voluto esprimere la loro posizione, I dati sono stati comunicati ai giornalisti dal vice primo ministro Alfonso Guera. Il grande •susto*, 11 timore, dominante negli ultimi giorni, è stato dissipato. Rimangono tuttavia gli effetti sconvolgenti del duro confronto, non solo per gli sconfitti ma anche per i vincitori. Il successo è di Felipe Gonzàlez o doveva essere di Gonzàlez. Era lui a rischiare tutto volendo adempiere ad una promessa elettorale, mettendo a repentaglio molto, impegnando 11 suo carisma personale. Il successo lo ripaga solo in parte. Il margine di due milioni e mezzo di voti con cui le risposte pò- sltive hanno prevalso sulle negative, ma anzitutto i tredici milioni fra schede bianche e astenuti, non danno il debito peso ad una opzione cosi impegnativa come è l'appartenenza alla Nato. Sul piano personale, Gonzàlez ottiene la più precaria vittoria fra tutte quelle registrate durante la sua incontenibile avanzata, data la dispersione del voti socialisti. Fatto che mette in pensiero un governo tutto costruito sul prestigio personale del suo presidente. Anche ieri la maggioranza si è formata piuttosto attorno alla preoccupazione di non mettere in crisi Gonzàlez che non di esprimere una ferma appartenenza occidentale. Dal voto scaturiscono alcune nuove indicazioni nel panorama spagnolo: la prima, i votanti in appoggio al governo socialista diminuiscono (dato che a votare «si» sono stati anche gli appartenenti alle destre e al nazionalisti baschi); la seconda, il neu< trallsmo tradizionale spa gnolo ha preso corpo in un nuovo movimento notevole come forza elettorale, anzitutto perché abbraccia le nuove generazioni («Lo vittoria morale è nostra*, gridano stasera nelle strade), se gnando pure la ripresa dei comunisti polverizzati alle politiche; la terza, la percentuale degli astenuti esprime 11 graduale distacco degli spagnoli dagli iniziali entusiasmi politici dell'epoca postfranchista. Sul piano internazionale il valore del voto si esprime in quello che non avverrà domani e che per poco non stava per verificarsi: Gonzàlez non dovrà denunciare il Trattato di Washington, Il governo non dovrà dare le dimissioni come aveva annunciato, le Cortes non dovranno essere sciolte prima di ottobre, la regolare scadenza elettorale. La Nato rimane integra, la Cee rimane a dodici, permane l'Incertezza sull'impatto dell'esempio spagnolo: una spinta al neutralismo e la tentazione di Papandreu, per esempio, di verificare In un referendum l'occidentalismo del proprio Paese. Fino all'apertura delle urne e al conteggio finale nessuno osava una previsione. Era il terzo referendum dopo Fran co: gli spagnoli erano stati sempre invitati a decidere su scelte vitali (riforma del franchismo, Costituzione democratica e ora l'appartenenza all'alleanza occidentale), però mai le loro opzioni erano state cosi incerte e imprevedibi¬ li. Le prime due votazioni si risolsero in un plebiscito d) unanimità nazionale. Ieri la nazione si stava spaccando in due parti, dovendo compiere quella che si è scoperta la più sofferta delle scelte dopo la tragedia degli Anni Trenta. Turbava il fatto che una decisione cosi importante fra appartenenza all'Occidente e isolamento, doveva compiersi nel segno di divisioni cosi profonde e di un voto cosi precario e stretto, cosi poco qualificante, da tenere fino all'ultimo momento il Paese col fiato sospeso. Felipe Gonzàlez era andato a riposare tardi alla vigilia delle votazioni, dopo aver conosciuto le indicazioni dell'ultimo sondaggio riservato, compiuto da un istituto per conto del governo. La differenza fra i «si» e i «no. stava riducendosi ma la probabilità di perdere la prova rimaneva ancora superiore di un esiguo punto. La giornata, durante le votazioni, ingannava: tutto procedeva regolare e senza incidenti sotto un sole primaverile. Negli stati maggiori dei partiti continuavano però le frenetiche operazioni degli ultimi recuperi. La direzione Frane Barbieri (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Persone citate: Alfonso Guera, Cortes, Felipe Gonzàlez, Papandreu

Luoghi citati: Madrid, Spagna, Washington