Alta tensione a Milano col Festival del jazz
Alta tensione a Milano col Festival del jazz Alta tensione a Milano col Festival del jazz MILANO — Il Festival jazz organizzato al teatro Ciak ha preso quota. Per una serie di circostanze fortuite nella seconda meta del programma si sono concentrati 1 musicisti e i-gruppi più interessanti, meno rituali e risaputi. Venerdì sera, per esempio, la platea sempre affollata ed esigente ha potuto seguire il mirabolante dialogo tra 11 sax soprano di Steve Lacy, rigoroso, sobrio e scarno ai limiti dell'essenzialità, e 11 pianoforte di Mei Waldron. A ruota è arrivato Julius Hemphlll con il suo quintetto, e quasi naturale è risultato il calo di tensione: 11 sasso¬ fonista texano, accompagnato da musicisti bianchi, ha mescolato le carte e nella sua esibizione si sono accavallati linguaggi diversi, non sempre trattati con uguale maestria e lucidità. Ad esempio i due chitarristi, Alan Jaffe e Nels Cline, avrebbero avuto bisogno di un impatto sonoro e di un volume superiori, forse di una più esplicita acidità, per restituire alla musica del leader quel sentimento di rottura e di trasgressivo contagio rock che si è avvertito solo in embrione. Più omogenei sono stati i protagonisti del doppio concerto di sabato: in apertura ha scaldato l'atmosfera il fitto gruppo di dieci musicisti, guidati dalla deliziosa, efficacissima Tiziana Ghlglloni, la migliore cantante di scuola italiana emersa negli Anni Ottanta. Gradevole il primo tempo e ancor più brillante, quasi sorprendente la prosecuzione di serata, con l'esibizione degli squisiti e smaliziati professionisti della Jon Hendricks Company, sette perfetti intrattenitori che sotto il profilo del successo conseguito sono da considerare i trionfatori assoluti del Festival. Fondati su un quartetto di vocalist capaci di variegare e modulare 11 loro strumento con grazia, intelligenza e ottimo senso dello spettacolo, spiritosi e arguti, Hendricks e i suoi compari si sono appoggiati a pagine gloriose del jazz, da Basie a EUlngton, da Monk a Gillesple a Armstrong, passando anche per un vecchio brano di Bruno Martino, Estate. Ovazioni e genuino entusiasmo al termine per un genere praticamente assente dalle scalette che i festival jazz propongono in Italia: il «vocalese», che anche i f ans del rock e generi limitrofi hanno imparato ad apprezzare, grazie soprattutto ai Manhattan Transfer, che con Hendricks hanno collaborato in un recente passato. La sferzata finale, la degna apoteosi è venuta domenica sera con Jaco Pastorius che, insieme ai suoi splendidi coadiuvanti, U chitarrista Blrelli Lagrene e il batterista Peter Lubke, ha offerto una grande prestazione Individuale e di gruppo: virtuoso del basso elettrico, già celebrato attraverso alcuni album dei Wea ther Report, Pastorius è in effetti un uomo-orchestra, visto che con il suo strumen to tra le mani riempie la sce na, cavandone fuori suoni inattesi. e. g, Solo in chiusura la rassegna del Ciak ha mostrato il meglio - Ovazioni per gli Hendricks e apoteosi con Pastorius
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