Il clan ordinava: «Vai e uccidi»

Il clan ordinava: «Vai e «ecidi» Il giudice istruttore tira le somme sulla sanguinosa guerra di mafia per la droga Il clan ordinava: «Vai e «ecidi» Piena luce su 24 delitti già archiviati come «opera di ignoti» - Le indagini avviate dopo il blitz del dicembre "84 hanno permesso di emettere settanta mandati di cattura contro esponenti della banda dei catanesi - Bastava un sospetto per la condanna a morte a Torino, Milano, Catania - «Arrivavo in aereo, uccidevo, la sera stessa ero a casa in Sicilia» 'Sospetto che Paolo tradisca, forse è passato alla concorrenza. Bisogna eliminarlo.. Detto e fatto: la sera del T ottobre '80 Paolo Borgna mori mentre rincasava In auto, crivellato di colpi di pistola. I vicini lo credevano un commerciante irreprensibile, la questura lo conosceva da lunga data, 11 suo fascicolo penale raccontava ogni sorta di reato. «/ calabresi ci hanno chiesto un favore, dicono che uno dei loro non sia più affidabile, pensano sta passato dalla parte dei palermitani. Vogliono che noi si collabori a togliere di mezzo la mela marcia.. Detto e fatto: 1115 maggio 1981 Giorgio Gozzi venne trucidato dalla lupara. Il suo omicidio, come quello di Borgna, fini tra i casi insoluti. Adesso, l'uno e l'altro sono usciti dalla polvere dell'archivio del 'delitti ad opera di ignoti.. Borgna e Gozzi sono solo due tra i tanti morti ammazzati dal clan dei catanesi nella guerra di mafia per il controllo del mercato della droga a Torino, Pazientemente, le indagini del giudice istruttore Laudi stanno raccontando i capitoli più sanguinosi di questa guerra. Il magistrato ha spiccato mandati di cattura contro una settantina di persone portate in carcere nel dicembre del 1984 dal blitz contro il clan dei catanesi, i mandati di cattura riguardano 24 omicidi compiuti nella nostra città ed a Catania e 15 grandi rapine commesse in ogni parte d'Italia, Nelle carte istruttorie cambiano solo 1 nomi delle vitti- cosi un sacco di gente che manco conoscevo. La sera stessa del delitto era di ritorno a casa, a Catania. Un giorno, uccisi due tizii nel giro di un'ora.. Ha confessato un altro pentito: -Il primo "mio" omicidio fu in un bar. I complici dissero che nel secondo separé c'erano due uomini, dovevo eliminare quello coi baffi e gli occhiali. Ammazzai sema problemi, dopo però stetti male, per due giorni non ebbi la forza di uscire di casa. Tutti i delitti erano legati alla droga. Noi eravamo della banda dei Cursoti, si assassinava in base al sospetto che il tale stesse per passare alla concorrenza rappresentata in Sicilia dal clan di Nitto Santapaola e, qui a Torino, da suo cugino Salvatore Ercolano. Bastava anche il sospetto che uno fosse un usignolo, cioè un confidente della polizia, per pronunciare una condanna a morte.. Se non si poteva punire il presunto traditore si colpivano i suoi cari. Fu il caso sventurato di Santa Tommasella, i killers la fulminarono In casa sua, la donna pagò con la vita l'essere moglie di un detenuto reputato dai Cursoti un delatore. L'istruttoria del dottor Laudi non è ancora conclusa. Però, è già costata dei morti. Al pentito Lorenzo Catania, in Sicilia, il clan ha ucciso il fratello: identica sorte è toccata al cugino di Parisi, Ignazio Strano. Più fortunato, un cognato di Saia: gli hanno sparato, è sopravvissuto per miracolo. Claudio Giacchino l.i sorella di Giovanni Camozme, quelli dei «boia» sono ricorrenti: Roberto Miano, l'alto, elegante, compito nei modi, fratello del re della Torino nera negli Anni 70, Ciccio; Tonino Saia, l'azzimato, bruno giovanotto che a suon di uccisioni ascese celermente ai vertici della banda; Sal¬ za, l'ultimo ucciso dalla banda dvatore Parisi, il piccolo, gelido commesso viaggiatore della morte, reo confesso di decine di assassinli nella nostra città, a Milano, a Catania; Franco Finocchiaro ed Orazio Giuffrida. Tra i mandanti, spiccano Ciccio Miano, il capo dei «calabresi» Domeni¬ co Belfiore. Tranne Finocchiaro, tutti i sicari sono pentiti. Le loro confessioni sono un lungo, monotono romanzo di violenze. Raccontate sempre con la massima naturalezza, senza odio, a volte con candore agghiacciante. Ha detto Salva¬ tore Parisi: .Arrivavo in aereo da Catania, alloggiavo presso gli amici del clan, il mattino dopo uno di essi mi accompagnava ad uccidere. Mi indicava il bersaglio designato, mi avvicinavo, tiravo fuori la pistola e sparavo a bruciapelo. Ho fatto fuori