Tanti gioielli da vedere

Tanti gioielli da vedere 11196 Centri storici disegnano il passato del Piemonte Tanti gioielli da vedere Ma chi sa che esistono? - Nella sola provincia di Torino, Carignano e Carmagnola meritano una giornata tra chiese barocche e finestre medioevali - Tutti ad Avigliana la domenica, ma nessuno sale dal lago a vedere gli antichi portici - I villaggi alpini si guadagnano con fatica La laboriosa ricerca condotta per sei anni In Piemonte da una équipe guidata dal prof. Vigilano, oltre al 26.988 «beni culturali», ha identificato anche 1196 centri storici, più 5679 centri rurali e villaggi alpini talvolta .definiti soltanto da piccolissimi nuclei di abitazione e ricoveri temporanei di alpeggi». Delimitati sulla carta appena pubblicata da un piccolo cerchio azzurro, questi ultimi si sgranano come chicchi di un grande grappolo d'uva da Plnerolo fino al Sestriere o si diramano nella Val Pellice; in Val di Susa fino a Bardonecchia e Melezet e da Oulx a Cesana; da Sant'Ambrogio vanno al Colle del Lis e qui si ricongiungono con quelli che salgono dalla Valle di Lanzo fino a Groscavallo, Usseglio, Balme. Altrettanto nelle valli del Cuneese, del Blellese, del Novarese; tanti piccoli gruppi che denunciano una passata cultura agricolo-pastorale ora quasi completamente dimenticata. Anche se qualcuno di questi agglomerati merita un salvataggio, è sui centri storici che vai la pena di soffermarsi. Essi per quanto riguarda la provincia di Torino • sono numerosi e ravvicinati l'un l'altro lungo tre direttrici: la linea pedemontana ad Ovest (Pinerolo-Saluzzo-Cuneo), la linea pedecollinare a Est (Chieri-Sommariva Bosco-Cherasco-Mondovl) e la fascia di pianura fra Torino e Fossano (Carignano-Carmagnola-Racconigi-Cavallermaggiore-Savigliano).. Chi li conosce, chi ha mai pensato, anche tra i politici e pubblici amministratori, di dedicare una giornata per visitare questi centri intorno ai quali si aggregarono nel tempo nuclei più densi di abitazioni? Un esempio: la domenica, i laghi di Avigliana sono sovrappopolati di persone in costume da bagno, ma nessuno si spinge nel centro storico della città dal bei portici parzialmentekrjsj.rjitturati: si limitano a guardare dal basso i ruderi della torre. O chi, andando verso 11 Cuneese. si ferma a Carignano ad ammirare il Duomo di San Giovanni, documento del barocco di Benedetto Alfieri, le finestre medioevali dalle quali si affacciava (dicono) Bianca Lancia d'Agliano, la progenitrice di casa Savoia; gli archetti di cotto che decorano il fronte del portici? A pochi chilometri, Carmagnola, è forse un esempio unico: dal centro storico intorno alla piazza del mercato e alla chiesa dell'Immacolata Concezione si è estesa .via via ampliandosi sino a formare un'unica agglomerazione con i nuclei frazionali di Borgo Salsasio, San Bernardo (il paese dei cordai). San Grato, San Michele, San Giovanni*. Due centri storici a pochi passi da Torino, nessuno gli dedica una mezza giornata. A Ivrea le «rosse torri» suscitano ancora un fremito di emozione; ma pochi si spingono ad osservare il centro storico medioevale, testimonianza di un passato che non deve andare disperso. Buona parte di questi centri denotano una dipendenza «culturale, da Torino di cui rispecchiano qualcosa, giardini, piazze, allineamento delle strade. I giardini davanti alla stazione di Plnerolo possono essere presi ad esemplo. Ogni periodo storico — scrive Clara Palmas Devoti, soprintendente per i Beni ambientali e architettonici del Piemonte — lascia al periodo successivo i fabbricati che ne hanno caratterizzato lo sviluppo commerciale, la crescita politica e militare, l'organizzazione sociale, i castelli, i grandi complessi conventuali, le grandi residenze, barocche, i mercati, gli ospedali. Oggi riconosciamo alle testimonianze del nostro passato un valore soprattuto culturale, ma è indubbio che oltre a costituire un bene culturale, matrice spesso dello sviluppo del tessuto urbano interessato, esse sono anelli necessari per la comprensione della incenda storica di un luogo, di una città*. Conservare tutto, dunque? L'indagine prelude a una scelta. La legge finanziaria stanzia 400 miliardi per la tutela dei beni culturali. Al Piemonte ne arriverà una fetta. Ma bisogna presentarsi con le carte in regola (cioè con progetti operativi) per non perdere l'occasione. Domenico Garbarino

Persone citate: Agliano, Benedetto Alfieri, Bianca Lancia, Clara Palmas, Domenico Garbarino