Carabinieri e gerarchi in processione

Carabinieri e gerarchi in processione Carabinieri e gerarchi in processione DAL NOSTRO INVIATO LECCO — Una chiesìna sconosciuta in un parco al piede del Resegone è diventata improvvisamente importante. L'architetto Giulio A. Polvara vi ha scoperto, o meglio dire riscoperto, un affresco di Ennio Morlotti, uno dei più autentici artisti contemporanei. E' una processione di quasi mezzo secolo fa, con la gente di allora compresi i gerarchi fascisti. Opera giovanile di cui non c'è traccia nel curriculum del grande pittore lecchese. Polvara ne ha parlato nel numero di febbraio del mensile mondadoriario Arte, con belle fotografie di Walter Mori, e da allora ogni giorno c'è chi viene anche da lontano per vedere «il Morlotti. o, dicono alcuni, «la processione littoria*. La chiesa, nel rione Germanedo, appartiene agli istituti di assistenza AiroldiMuzzi, che un tempo la gente chiamava i «Vecchioni, per l'età degli ospiti. Dedicata a Santa Caterina, tutta bianca, in vetrocemento, bella fuori e dentro. Opera nel 1939 di Mario Cereghinl pioniere, con gli altri architetti «comacini» Lingeri e Terragni, dello stile moderno. La chiesa fece allora un certo scandalo. Ricorderà poi Cereghinl: «Lo consacrazione tardava ad avvenire perché ostacolata da una parte del clero contraria a quel modernismo. Alfine il cardinale Schuster, arcivescovo di Milano, interveniva personalmente e officiava la prima Messa'. Cereghinl chiamò Morlotti, che aveva 29 anni, per affrescare l'interno della facciata curva: la cantoria, la parte sopra la balconata dove in genere c'è l'organo. Morlotti dipinse una processione lunga 22 metri, alta quasi due. Non la firmò. Nessuno sa dire per quale ragione da parecchio tempo l'opera veniva attribuita a Orlando Sora. Dice il cappellano don Antonio Bolìs: .Sono qui da due anni e ho sempre sentito dire che l'affresco era di Sora-. Prima di vedere questa processione abbastanza chiacchierata, sentiamo il giudizio che ne dà l'architetto Polvara. Scrive che vide per la prima volta, e di scappata, l'affresco tre anni dopo l'esecuzione. -E non mi parve valesse un gran che: neanche la pena di osservarlo da vicino. Una delle solite pitture murali di quel tempo: littoria nell'insieme e cartellonistica nelle tinte. Errori di gioventù-. Dopo averlo visto recentemente, con più attenzione: Scarto subito l'eventualità che l'affresco sia di Sora. Ma faccio una scoperta: altro che littorio e cartellonistica. Per essere un 'opera giovanile, questo affresco è di tutto rispetto. Ingenuo qua e là, certamente, ma pieno di intuizioni, di lampeggiamenti. E con colori sorprendenti, adesso che il tempo li ha stagionati, com'è d'obbligo in pittura di questo genere. Sorprendenti, se ricordo che, all'epoca in cui lavorava, Morlotti afferma di essere stato così depresso da non riuscire a dipingere». Nella processione Morlotti fece entrare il cardinale Schuster, che porta il Santis¬ simo, e i notabili di Lecco con mogli e figli. Guzzi l'industriale delle moto, il filantropo cavalier Bettini, l'architetto progettista Cereghini, il giudice Repetto che diventerà presidente di sezione alla corte d'appello di Milano, altri magistrati, professioni¬ sti, il pittore Lllloni. Li vesti da preti, da frati domenicani e francescani, da chierici. Li mise a cavallo, con la camicia nera e gli stivali da gerarca. Dipinse se stesso: con la cotta bianca, regge il cero a fianco del notaio Gaetani. Ragazze e signore della buo- na borghesia lecchese dipinte come figlie di Maria, altre come suore. Vicino a un arco piacentiniano. gruppetti di donne con bambini guardano passare la processione, salutano sventolando un fazzoletto, una con il braccio alzato e nel gesto c'è chi vede il saluto fascista. -Questa opera di Morlotti piuttosto realistica suscitava non pochi commenti', scrisse Mario Cereghini. Che commenti? Risponde l'avvocato Franco Calvetti, grande amico di Morlotti e che, dice, collaborò all'affresco -sia pure soltanto porgendo a Ennio le lattine dei colori e i pennelli'. Dice che alcuni vedendosi in camicia nera o vestiti da prete 11 per 11 non furono affatto contenti. Poi fini in una risata. 'Nel dipinto figuravano antifascisti importanti quali gli avvocati Lillia e Corti, altri che non andavano in chiesa, ma tutti erano amanti dell'arte e. dopo la prima perplessità, si divertirono dei travestimenti'. Dice che Morlotti .non era né fascista né antifascista, era un artista non alieno da una sottile ironia. Ironia evidente nel dipinto da certe divise di gerarchi abbastanza irregolari. E quel saluto che qualcuno definisce fascista è tutto meno che un saluto fascista'. Quanto tempo impiegò Morlotti per questo affresco? « Venti giorni, un mese a dire tanto». Quanto ne ricavò? »Meno di 500 lire. Diciamo mezzo milione di oggi'. E l'avvocato Calvetti, grande amico e «collaboratore, di Morlotti, è rappresentato nella processione? 'C'ero ma non ci sono più. Lo guardavo dipingere i lecchesi più in vista e gli dicevo: "Che legnate prenderai quando sarà finito e tutti lo vedranno". Allora lui mi ha dipinto in un angolo, come diavoletto beffardo e con le corna. Alla fine ha dovuto cancellarmi, ed è dispiaciuto a tutti e due-. Luciano Carino LA SCOPERTA A LECCO D'UN SINGOLARE AFFRESCO DI MORLOTTI

Luoghi citati: Lecco, Milano