Urss, di scena rabbia e speranze

Urss, di scena rabbia e speranze Urss, di scena rabbia e speranze DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Quando il segretario regionale Martinov strappa di mano alla vecchia mungitrice i fogli del discorso preparato per lei chissà da chi, nel partito, e la invita a parlare da sé, con parole sue e con testa sua, il pubblico del Teatro Ermolova, sulla via Gorki, è quasi tutto in piedi. La commedia è finita: applaudono 1 giovani, ma anche gente anziana, persone che sembrano uscite da foto ricordo scattate alla sezione di quartiere e uomini che fanno parte del vasto, multiforme universo dei «quadri». Operai e tecnici, ceto medio e popolo. Govort... (parla), messo in scena dal regista Valeri Fokin, è tra gli spettacoli che lasceranno un segno, a Mosca. E' la storia di un collettivo agricolo, uno svelto affresco di vita contadina negli anni dell'immediato dopo-Stalln. Un momento tra 1 più delicati, nella storia del Paese: quando ancora la presenza del capo assoluto era tangibile, concreta (sul palcoscenico c'è, a momenti, un gran busto di Stalin). Ma già si avviava quel lento processo di affrancamento che sarebbe più tardi sfociato nella denuncia di Krusciov al Ventesimo Congresso, trent'anni fa di questi giorni. Govorì è, soprattutto, un grido contro il superpotere degli apparati di partito. La mungitrice del finale non risponde all'Invito del segretario Martinov: sa leggere appena e a fatica con molti, vistosi, errori 11 testo scritto per lei. Quando le toglie via i fogli, lei tace. «A vederla, ho sentito un gran groppo alla gola; ha confessato il regista Serghei Bondarciuk (La ballato di un soldato. Guerra e pace. Campane rosse). In lacrime A vederla, molti hanno trattenuto lacrime di rabbia, in teatro. Perché dietro quel collettivo agricolo, dietro la vicenda della mungitrice silenziosa e stordita, dietro le grette imposizioni del burocrati figli di Stalin, il portaborse Goìutacik o il debole Rudenko •senea spina dorsale; si avvertono le Incertezze e le speranze di oggi. La rabbia del passato e 1 timori del presente. La Literaturnaja Qateta ha commentato: «il teatro, in questo caso, è scuola di popolo. La gente impara come dire la verità»: anche oggi, in Urss, molti comizi sono scritti altrove, da altre mani. C'è, in Gowjri, un senso di rottura. Si respira un'aria già vissuta: quella del grande — se pur breve — disgelo culturale kruscioviano. Non è un caso, certo, che la sceneggiatura teatrale sia tratta da un testo, Rafonnie budni (I giorni quotidiani di una regione), già comparso, allora, sul Novi Mir di Tvardovski. E che, al testo originale, siano mischiati frammenti di altri autori: anche un giovane Evtuscenko. Tra 1 bagliori di questa nuova stagione sovietica c'è un altro lavoro teatrale. Un altro esemplo di anticonformismo, un altro auspicio: segno, forse, pur tra irrisolte lentezze e contraddizioni (Inoffensiva ideologica» scatenata all'ultimo congresso, 1 rinnovati, grevi rigurgiti ortodossi rilanciati dallo stesso Gorbaciov), di qualche promettente novità nel rugginoso apparato della burocrazia culturale del Paese. Per vedere Uliza Sclolom-Aleichema, doni 40 (Via Sciolom Alelkem 40), scritta da Arkadi Stavizkl e messa in scena dal regista Aleksandr Tovstono- gov, si deve aspettare giorni, settimane addirittura. Non serve far coda al botteghino del Teatro Stanlslavski, non serve cercare biglietti a borsa nera. Bisogna attendere. Ma vale la pena: il primo dramma sovietico sull'emigrazione ebraica ha, per motivi diversi, la stessa violenza emotiva di Goi>ort. Per gli ebrei Come nel piccolo Ermolova, nella sala, poco più grande, dello Stanlslavski la gente, alla fine, applaude come di rado si vede, qui. E discute. Senza timori, senza diffidenze per lo straniero che chiede, vuol sapere. Per esempio: è migliore chi vuol partire o chi resta, nella famiglia ebrea di Odessa protagonista del dramma? La giovane insegnante Nadia è col marito Evgheni, ingegnere a Mosca: •Il problema, credo, non è questo. Il problema è: perché vogliono andarsene?'. Forse perché la situazione degli ebre" .:on è facile, in Urss, perei ié i rischi qui sono alti, per loro? Vania è studente d'università: •Francamente io credo di no. Gli ebrei hanno i dtritti di tutti, n loro è un problema di identità cul¬ turale, e basta.. Anton, funzionario ministeriale, non è d'accordo: «Le differenze ci sono, eccome. Anche se la propaganda occidentale svia il giudizio, falsa il problema e le sue proporzioni.. Può darsi. Un giornale d'apparato, la Moskovska)a Pravda, organo del partito di Mosca, ha dedicato una lunga recensione al dramma di Stavizkl: .Hanno avuto il coraggio di affrontare un problema del quale finora cinema e teatro, letteratura e televisione si vergognavano a parlare., n giornale ha toni concilianti, un Invito alla riflessione e al dialogo: .Si è deciso di parlare ad alta voce del problema non per stigmatizzare dei rinnegati, ma per tjjprcare di capire l'anima di chi vuol partire. Per tentar» una risposta giusta alla domanda: "perché un uomo decide di abbandonare la sua patria?".. La conclusione è di amara franchezza: •Avremmo potuto prevenire molte tragedie umane, se non avessimo avuto paura di affrontare pubblicamente il problema. Sfruttando, magari, tutta la forza dell'arte sovietica.. Emanuele Novazio SEGNALI DA MOSCA: .«A TEATRO LA GENTE IMPARA A DIRE LA VERITÀ'»

Luoghi citati: Mosca, Odessa, Urss