Scudo stellare, la politica frena l'industria

Scudo stellare, la politica frena l'Industria L'adesione dell'Italia richiede tempi lunghi, mentre in Europa è già scattata la corsa al «business» Scudo stellare, la politica frena l'Industria DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — L'adesione ufficiale italiana allo «scudo stellare» statunitense dipende da una variabile del tutto imprevedibile, che è la verifica di governo, dicono fonti qualificate di Palazzo Chigi: manca ancora la decisione del Consiglio del ministri, manca la ratifica del Parlamento, ma soprattutto manca un'idea definitiva sulla forma che dovrà assumere l'adesione dell'Italia (che tipo di accordo intergovernativo e firmato da chi?). Intanto una folta delegazione di industrie italiane, alla quale per un paio di giorni si è unito 11 segretario generale del ministero della Difesa ammiraglio Porta, è negli Stati Uniti per cercare di inserirsi nel più grande business tecnologico del secolo: 26 miliardi di dollari di Investimenti. Ma l'ufficio del generale James Abrahamson (lo Sdi Organization), responsabile del programma «scudo stellare», è contrario a concludere contratti con singole imprese straniere senza il quadro di riferimento e di garanzia di un accordo intergovernativo. Perciò la missione delle industrie italiane rischia di concludersi senza risultati concreti. Il ritardo dell'Italia nell'aderire al progetto di Reagan, rispetto ad altri Paesi europei come l'Inghilterra e la Germania, diventa cosi penalizzante per le imprese italiane, che finiranno per avere soltanto le briciole della fetta di investimenti destinati da Abrahamson alle industrie non americane. La confusione è grande ed è stata aumentata dall'equivoco interpretativo nato venerdì attorno alla riunione a Palazzo Chigi del comitato interministeriale, creato mesi fa da Craxi per studiare le modalità dell'eventuale adesione dell'Italia allo «scudo». Il comitato ha una funzione •istruttoria», non decisionale: accertare se esistono le condizioni tecniche per la partecipazione al programma, mentre il «si» politico spetta al Consiglio del ministri e al Parlamento ed è subordinato anche ad una trattativa con il governo americano per definire le condizioni dell'accordo intergovernativo. •Il comitato — si leggeva nel comunicato emesso venerdì sera — ha preso atto favorevolmente degli esiti dell'istruttoria condotta dallo speciale gruppo di lavoro-. Queste parole sono state interpretate da più parti come un •si» definitivo del governo italiano alla partecipazione allo «scudo». Questa interpretazione, rimbalzata negli Stati Uniti ieri mattina, ha creato grande euforìa nella missione delle industrie italiane, nella convinzione che, esistendo ormai il «via libera» del governo, fosse loro possibile avviare già le trattative per 1 contratti. Ma l'euforìa è stata ben presto smorzata dalla interpretazione autentica che fonti autorevoli della Presidenza del Consiglio hanno dato della riunione di venerdì: non competeva al comitato, hanno spiegato le fonti, decidere per il «si» o per il «no», tanto è vero che 11 comunicato parla della necessità di 'Ulteriori approfondimenti' che 'dovranno consentire la definitiva posizione italiana, prima che il governo riferisca in materia al Parlamento'. I punti essenziali ancora da chiarire, che richiedono però una valutazione politica assai delicata, sono due: che tipo di accordo sottoscrìvere con il governo americano; e chi debba firmare questo accordo. Per il primo punto la scelta è tra un accordo specifico di adesione allo «scudo» (è 11 modello scelto dagli Inglesi) e un accordo più generico sul trasferimento di tecnologie tra 1 due Paesi, che copra anche la partecipazione allo •scudo» (è il modello seguito dai tedeschi). In un caso, come nell'altro, l'accordo dovrà garantire da un lato agli americani l'affidabilità e la credibilità delle Imprese italiane partecipanti; e, dal'altro lato, garantire a queste imprese il diritto di utilizzare i frutti delle ricerche compiute nel quadro del programma Sdi. Ancora più ardua è la decisione sul ministro che dovrà firmare l'accordo per conto del governo italiano: il titolare del dicastero della Difesa, Spadolini (ma si vuole evitare di dare all'accordo un carattere militare), o il titolare degli Esteri, Andreottl (ma in questo caso l'intesa avrebbe un sapore di adesione politi' ca)? La scelta è difficile proprio in vista del dibattito in Par lamento: il governo vorrebbe evitare uno scontro frontale con i comunisti, ostili all'adesione allo «scudo», e per aggi' rare l'ostacolo cercherà di enfatizzare la valenza tecnico-industriale dell'accordo, Intanto le industrie italiane mordono 11 freno. In luglio, uno studio aveva individuato ben 17 settori, sui 30 di cui si compone il programma Sdì, ai quali le nostre imprese potevano dare consistenti apporti. Era un affare di alcune centinaia di miliardi di lire. Ma se aspettiamo ancora, si ridurrà ad un «affarucclo» di qualche decina di miliardi.

Persone citate: Abrahamson, Craxi, James Abrahamson, Reagan, Spadolini

Luoghi citati: Europa, Germania, Inghilterra, Italia, Roma, Stati Uniti