II Pontefice rimprovera Sin di Marco Tosatti

II Pontefice rimprovera Sin La linea per il dopo Marcos: «La Chiesa non deve legarsi al potere» II Pontefice rimprovera Sin CITTA' DEL VATICANO — La Chiesa filippina ha stabilito un precedente rischioso, entrando in forma cosi diretta e pesante nelle vicende politiche del Paese: il Papa non ha nascosto al cardinale Jaime Sin preoccupazioni e perplessità nel colloquio di ieri, durato mezz'ora e caratterizzato da uno scambio di opinioni molto franco, al limite del rimprovero. Il Primate di Manila è uscito sorridendo dallo studio di Giovanni Paolo II, ma non ha nascosto il tono dell'incontro: «/I Papa mi ha detto che la Chiesa non deve avere potere. Oli ho risposto: questo io lo so, ma noi abbiamo cercato di evitare un bagno di sangue». Olovanni Paolo II, ha aggiunto il cardinale, «non mi ha dato nessuna istruzione, e q'iesto dimostra che ha piena fiducia che ora ci comporteremo meglio». Perché, finora non vi siete comportati bene, gli è stato chiesto? Jaime Sin ha risposto, mostrando un lieve imbarazzo: »Sl, ci slamo comportati bene, ma adesso faremo meglio». Perplessità e preoccupazione 11 protagonista della caduta di Marcos le aveva incontrate anche negli incontri con i vertici della diplomazia pontificia; e si riferivano sia al passato che al futuro. Il Vaticano non era stato informato preventivamente della decisione del vescovi filippini di sferrare l'ultima spallata al regime di Marcos promuovendo la disobbedienza civile, e chiamando i fedeli nelle strade, a difendere 1 militari ribelli n cardinale ha riconosciuto di non essere stato In contatto, nei momenti cruciali dei giorni scorsi, né con il nunzio vaticano a Manila, né con il Papa, con cui non aveva avuto tempo o modo di comunicare per telefono. E infatti, secondo indiscrezioni di buona fonte, quando a Roma giunse notizia del pronunciamento della Chiesa filippina, fu subito inviato al cardinale un «cifrato» che chiedeva informazioni, e esortava alla prudenza. Sin ha ricordato lo stato di emergenza, e la situazione convulsa in cui la decisione doveva essere presa; l'unità del vescovi filippini in quel momento; e il diritto di una conferenza episcopale di agire senza attendere che il Vaticano decida al suo posto. Ma a parte il «precedente» (chi esclude che altre conferenze episcopali non seguano l'esemplo filippino?), sono state esposte al porporato perplessità per il futuro. Dal tono delle dichiarazioni fatte al suo arrivo a Roma, Sin aveva lasciato intuire la volontà della Chiesa locale di esercitare una sorta di «controllo» sulla vita politica e sociale del Paese. La Santa Sede teme un coinvolgimento troppo esplicito in questi campi; sia per evitare le accuse di ingerenze Indebite, sia per non essere compromessa con le fortune di un regime. A questo molto probabilmente si riferiva Jaime Sin dicendo 'adesso faremo meglio». Su un punto il cardinale ha ottenuto elogi e riconoscimenti. E' stato valutato in maniera molto positiva l'accento messo dai vescovi sulla riappacificazione interna, sul rifiuto della violenza, e sull'opera che la Chiesa sta compiendo per spegnere 1 focolai di guerriglia ancora attivi. Sin ha ripetuto al Papa, al card. Casaroll e all'arcivescovo Sllvestrlni la sua convinzione: il cambiamento di leadership a Manila porterà alla rinuncia della lotta armata, e forse a scadenza molto breve. «Di questo — ha detto — il Alpa era molto contento. Tutti ne erano contenti». Marco Tosatti

Persone citate: Alpa, Giovanni Paolo Ii, Jaime Sin

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Manila, Roma