Si dimette il vicedirettore Cia Teme nuovi Vietnam dagli aiuti a tutti i ribelli anticomunisti

Si dimette il vicedirettore Cia Teme nuovi Vietnam dagli aiuti a tutti i ribelli anticomunisti Si dimette il vicedirettore Cia Teme nuovi Vietnam dagli aiuti a tutti i ribelli anticomunisti DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — La «dottrina Reagan» — l'appoggio militare ed economico alle forze anticomuniste nel Terzo Mondo — ha fatto la sua prima vittima nell'Amministrazione: il mese scorso ha presentato le dimissioni, con decorrenza dalla fine di marzo, il vicedirettore della «Cia» John McMahon, 56 anni, 34 dei quali trascorsi nei servizi segreti americani. Il Presidente le ha subito accettate, e ha già nominato un successore: si tratta di Robert Gates, 42 anni, direttore della Sezione spionaggio, ex funzionario del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca. La notizia è trapelata soltanto ieri. McMahon, uno degli uomini più esperti della Cia, ha motivato le dimissioni con la -necessità personale di passare ad altre attività-, e ha elogiato la direzione di William Casey, l'avvocato ultrasettantenne cui Reagan ha assegnato il compito di ristrutturare i servizi segreti. -Sotto la sua saggia ed energica leadership — ha scritto McMahon — siamo tornati a primeggiare nello spionaggio e nel controspionaggio... Me ne vado con sentimenti contrastanti, ma con la consapevolezza che la Cia è in fase ascendente». Ma 1 motivi delle sue'dimissioni sono altri. A quanto riferisce la Washington Post, con cui John McMahon è stato sempre in stretti rapporti, il vicedirettore della Cia se ne va in segno di protesta contro quello che il politologo Henri Bienen chiama -il nuovo interventismo americano-, cioè contro la «dottrina Reagan». E' stato costretto a farlo dall'assedio delle destre, che lo hanno accusato di essere diventato una quinta colonna- dell'opposizione all'interno dei servizi segreti. Oitre 10 mila lettere contro McMahon sono giunte nei mesi scorsi a Ronald Regan, il capo di gabinetto del Presidente. Il dissenso di McMahon era noto ai «reaganauti» prima ancora del loro avvento al potere. Nell'80, McMahon aveva scritto all'allora presidente Carter che sarebbe stato un errore varare «aiuti clandestini- ai ribelli afghani contro l'invasione sovietica. Nell'82, quando Reagan si mosse contro i sandinisti in Nicaragua, il vicedirettore della Cia assunse una analoga posizione critica. Il mese scorso, quando la Casa Bianca decise di accentuare questi interventi e di compierne altri in Angola e in Cambogia, ed egli si vide preso di mira dai campioni della con¬ servazione, McMahon si dimise. Il vicedirettore della Cia non è esattamente una colomba: il rapporto sulla strategia di destabilizzazione di Gheddafi, apparso sulla Washington Post (ma chi glielo diede?), lo compilò lui. Nutre tuttavia grosse riserve sui binari» lungo i quali corre la dottrina Reagan»: quello delle operazioni militari clandestine della Cia, il cui bilancio supera ormai il budget dello spionaggio e del controspionaggio tradizionali, e quello delle operazioni clandestine del Pentagono, per le quali Reagan stanzierebbe mezzo miliardo di dollari, 750 miliardi di lire. Senza McMahon, la «coscienza» della Cia (qualcuno lo chiamava il grillo parlante), i servizi segreti saranno completamente condizionati dalla «dottrina Reagan». E' uno degli obiettivi perseguiti a lungo dai reaganauti. Alla Casa Bianca, la dottrina è vista come 'la logica rispostaa quella «della sovranità» di Breznev, che impedisce ai Paesi del socialismo reale di staccarsi dall'orbita sovietica. Ciò porta Washington e Mosca su una rotta di collisione: Reagan ne è talmente consapevole che pone i negoziati sui conflitti regionali ài livello di quelli sul disarmo, e. C.

Luoghi citati: Angola, Cambogia, Mosca, Nicaragua, Vietnam, Washington