Salva la dimora delle Sirene

Salva la dimora delle Sirene L'IRI DONA AL FONDO AMBIENTE LA BAIA DI IERANTO Salva la dimora delle Sirene ROMA — L'Iti annuncia la donazione al Fai, Fondo ambiente italiano, della preziosa baia di Ieranto, posseduta dall'Italsider. all'esttemità della penisola sorrentina. Quarantasette ettari di terreno, pochi olivi e macchia selvaggia a corona di un porto naturale articolato in calette e anfratti rocciosi, tra la Punta Campanella che fronteggia Capti e la-Punta Pinna affacciata verso la costiero di Positano. L'annuncio è stato dato dal presidente dell'Iri, Romano Prodi, a una conferenzastampa con la partecipazione della presidente del Fai, Giulia Maria Mozzoni Crespi. La notizia rallegra. Conferma un'evoluzione culturale che si sta allargando alle cittadelle del potere pubblico, un tempo cosi poco sensibili ai temi dell'ambiente e del paesaggio. Questo splendido anfiteatro naturale, già noto a Omero e punto ideale di riferimenti mitologici (uno dei sentieri che portano alla baia, scavato dai greci, fu la via Minerva diretta alla dimora delle Sirene), in anni più tristi sarebbe stato *valorizzaro. magari con denaro pubblico. Quarantasette ettari, in quel luogo, non sono poca cosa. Grazie all'opera di pochi e tenaci persuasori, è stata compiuta una scelta più civile. Il gioiello nascosto era stato ereditato dall'Italsider (Gruppo Iri) succeduta nel 1961 all'Uva, l'azienda siderurgica che tra le due guerre aveva acquistato l'intera baia per aprire cave di calcare. Il materiale veniva trasportato via mare agli altiforni dell'acciaieria di Bagnoli. Lo sfruttamento rovinoso fu sospeso verso il 1950. LTtalsider mantenne la proprietà di Ieranto lasciando la baia nello stato in cui l'aveva ricevuta. Il progetto di creare a Ieranto un parco risale a ventanni fa, per iniziativa di Italia Nostra. Non fu realizzato e in seguito affiorarono minacce di lottizzazioni proposte da privati che miravano all'acquisto dei 47 ettari dell'Italsider. Vennero fermati da Italia Nostra che lottò per anni, finché il Comune di Massa Lubrense respinse definitivamente gli aspiranti lottizzatoli. Ma Ieranto restava in abbandono, con le ferite aperte dalle cave nelle sue rocce, il piazzale per limbarco del calcare, poche casette cadenti già abitate da minatori. Le trattative con Viri erano state riprese recentemente. Prodi Ila deciso con rapidità. Per il Fai si tratta di una delle donazioni più importanti nella sua breve storia (è nato nel 1975) già segnata da grossi successi, come la donazione del complesso di San Fruttuoso (tra Camogli e Portofino) da parte della famiglia Doria-Pamphili. Seguendo il modello largamente sperimentato dal National Trust in Gran Bretagna, proprietari privati ed enti pubblici donano al Fondo ambiente italiano terreni, dimore storiche, beni di valore artistico e culturale, perché vengano restaurati e conservati. Nel caso di castelli e altre dimore (Alno. La Manta) i proprietari possono continuare a utilizzare una parte come residenza. Il Fai compie i lavori di restauro, cura la manutenzione, regola il godimento pubblico. A Ieranto il Fai avrà un compito delicato: il restauro ambientale delle parti sfregiate dalle vecchie cave e l'organizzazione di un sistema die consenta al pubblico di godere la bellezza della baia senza offenderla. L'esempio sarà di enorme utilità come stimolo alla tutela attiva di altri gioielli naturali sfuggiti alla rapina camuffata sotto il manto dello sviluppo turistico. C'è molto da salvare con urgenza lungo la non lontana costa del Cilento: Punta Licosa. Punta Tresino, le insenature rocciose di Marina di Camerata. Punta degli Infreschi. Altri enti pubblici si sveglino, cominciando dalle Regioni. Ieranto non deve restare un caso isolato. Mario Fazio Sorrento. Una veduta della marina di Ieranto, donata al Fondo Ambiente. Sullo sfondo l'isola di Capri

Persone citate: Camerata, Doria-pamphili, Giulia Maria Mozzoni Crespi, Mario Fazio, Romano Prodi

Luoghi citati: Camogli, Capri, Comune Di Massa Lubrense, Gran Bretagna, Italia, Portofino, Positano, Roma, Sorrento