Benvenuta, Pravda di Frane Barbieri

Benvenuta, Pravda DA OGGI IN ITALIANO, OGNI SETTIMANA Benvenuta, Pravda MILANO — Da ieri, a Milano, perfettamente tradotto in italiano, si può acquistare il quotidiano del Comitato centrale del partito comunista dell'Unione Sovietica. E da oggi, a ritmo settimanale, sarà in tutte le edicole, dalla Sicilia alla Val d'Aosta. Tiratura 350 mila copie; presso 2500 lire. A Philippe Hayat, editore francese, la Pravda in italiano, datata 7 gennaio — fotocomposta a Milano, stampata a Bruxelles — spese escluse renderà 875 milioni. I dati del primo giorno di vendita, però, non sembrano entusiasmanti. Ieri sembrava di essersi svegliati nel 2000 di Gorbaciov. Nei chioschi, fra i giornali, abbiamo trovato la Provila in italiano. Neanche il grande visionario Lenin avrebbe sperato tanto, fondandola nel 1912 a Pietroburgo, come veicolo della rivoluzione mondiale. La più emblematica testata del mondo, graficamente fra le più belle, ornata da tre medaglie al merito, è rimasta in caratteri cirillici. Quasi a mettere in evidenza che la Verità (questo il significato della parola l'ravda) arriva da una fonte inconfondibile. Il mito sovietico faceva già parte della nostra quotidianità, prima dell'ultimo omaggio. Letta insieme con i giornali italiani, la Pravda avrà senz'altro un effetto culturale e ideologico. Anzi, due. In primo luogo, porterà yja «sua» verità allo stato puro, assoluto, senza ombre di dubbio. Un giornale che porta certezze fra tanti che ispirano solo dubbi. Non sarà un effetto da poco potersi recare ogni giorno verso il futuro dell'umanità con un giornale nella mano, senza dover comprare il biglietto di un viaggio-pacchetto dell'Iti turista Per chi, invece, senza dubbi non vive tranquillo, la Pravda, come secondo effetto, porta un contribulo al confronto fra verità definitiva e verità in continua ricerca di se stessa. Il risultato, qui. sarà tutto da seguire e scoprire. Confezionata per renderei l'Urss più vicina, la Pravda comprensibile può anche allontanarla. Leggendo alcuni articoli, anzitutto gli articoli di fondo, si ha spesso l'impressione che nessuna propaganda antisovietica possa avere risultati così deleteri per il socialismo come un testo sovietico. L'occasione per la prima verifica la offre già il primo numero, rivelandoci nell'editoriale che «la principale preoccupazione dei comunisti» e quella di «servire da esempio personale nell'esecuzione del piano quinquennale*', che poi gli Usa, dopo Ginevra, «sviluppano una campagna massiccia contro la normalizzazione) malgrado la buona volontà dell'Urss: che nell'Afghanistan l'aggressore e l'esercito regolare pakistano; che nel Paese dei soviet, a differenza degli al¬ tri, «si inventa per poi utilizzare') a favore del progresso scientifico; che infine l'obbligo immediato di tutti noi sarebbe quello di prepararsi per il prossimo raccolto agricolo. Dall'antologia dei testi i>pravdiani» è stato escluso uno che ultimamente aveva suscitato più scalpore: la lettera dell'operaio Ivanov, in cui venivano denunciati i privilegi e chiesta la chiusura dei negozi speciali, con merci e prezzi fuori dal commercio normale, riservati alla burocrazia e ai dirigenti. La pubblicazione della lettera ha provocato il primo biasimo pubblico della storia contro la mitica Pravda, dalla tribuna del Congresso. Porterà pure alla probabile esautorazione del direttore Afanasiev. Da ieri le nostre letture di giornali diventano, grazie all'italianizzazione del giornale sovietico e alla sovietizzazione dell'offerta giornalistica italiana, più dialettiche, più istruttive e forse più divertenti. A quando, sperando in simili effetti a Mosca, un'edizione del New York Times in lingua russa? O, se il capitalismo si sarà nel frattempo autodistrutto, almeno un'edizione russa dclVUnità! Benvenuta Pravda, ad ogni modo. Basta che non diventi anche in Italia l'unico giornale come in pratica è diventata nel Paese della verità. Frane Barbieri

Persone citate: Afanasiev, Gorbaciov, Ivanov, Lenin, Philippe Hayat