Vorrei e non posso di Lietta Tornabuoni
Vorrei e non posso Vorrei e non posso Persone di Lietta Tornabuoni Come se la passano le donne in quell'8 marzo che è la loro festa internazionale, a che punto è la loro presenza e affermazione nella società, sono andate avanti o tornate indietro? Seguono la corrente, si direbbe, dibattendosi come tanti nella rete del «vorrei e non posso»: con qualche svantaggio in più. Tra i milioni di giovani disoccupati in cerca di lavoro le ragazze, particolarmente le ragazze del Sud. rappresentano la maggioranza. Nelle strutture politiche e sindacali, Parlamento, partiti, organizzazioni dei lavoratori, le donne rimangono assoluta minoranza, relegata a ruoli secondari. Tra le istituzioni, hanno acquisito una specifica Commissione presso la Presidenza del Consiglio. Nella competizione professionale non sono le più numerose ma neppure le più deboli, molte sembrano aver adottato la mentalità maschile assumendosi a volte pure altri impossibili doveri: volendosi Minerva e Venere, non soltanto manager ma anche manager-sirena. La politica che ignora la gente le ha dimenticate o quasi; e le donne paiono aver dimenticato o quasi la politica, come tutti. Nella realtà tuttavia, faticosamente, contraddittoriamente, lentamente, le donne seguitano a progredire: un fenomeno regressivo e reazionario si produce invece nella cultura. «La stagione del femminismo è finita e tornano gli atteggiamenti di prima, ancora più arroganti e vincitori», dice Nanni Moretti. Ha ragione. Come se nulla fosse mai accaduto, come se le idee giuste e la nuova considerazione delle donne non avessero lasciato alcuna traccia, gli stessi editori che pubblicavano testi storici, polemici o'militanti del femminismo pubblicano adesso manuali che fingono d'insegnare alle donne come sposare un mi- liardario, come catturare l'uomo con la sapienza sessuale, come praticare un'etichetta approssimativa c formale, come fare gran soldi, come essere seducenti a sessantanni. Cili stessi settimanali che fondavano la propria fortuna sull'immagine della Nuova Donna si basano adesso sul culto del corpo, su vestiti da bordello, su un amore mitizzato e melenso insieme. La televisione, lasciamo perdere. Il cinema senza soldi cerca salvezza nel sesso: non si vedevano da vent'anni, tante donne-oggetto. E, paradossalmente, non è vero che la cultura rispecchi la società. Esprime soltanto la voglia mercantile, che per andare sul sicuro s'affida ai luoghi comuni più triviali c stupidi, meno contemporanei; esprime la futilità di produttori di cultura per i quali l'unica idea forte sembra la moda. Soldi Centodieci milioni, quindicimila miliardi: cifre che parlano. Centodieci milioni di lire e la somma promessa dal governo svedese a chi fornirà informazioni utili ad arrestare l'uccisore di Olof Palme. Brutto colpo: dal Paese modello delle democrazie avanzate proprio non ci si sarebbe aspettati il ri- corso al metodo medievale e cannibale della taglia. Quindicimila miliardi di lire sarebbe la somma che l'ex presidente filippino Marcos è riuscito a portarsi dietro nella fuga di esilio. Bel colpo: basterebbe da solo a definire un modo di governare. Tango olio avuto carta bianca. Massime garanzie di autonomia anche in cose fortemente eterodosse, massime garanzie di libertà anche nella satira contro il psi», dice Sergio Staino, l'autore dei fantastici disegni di Bobo. Quasi un evento, più politico che giornalistico: dal prossimo lunedì. l'Unità ospita regolarmente un «settimanale di satira, umorismo e travolgenti passioni) diretto appunto da Stai no. Quattro pagine di carta beige-rosata. dello stesso colore di quella del quotidiano confindustriale // Sole 24 Ore. scelta anche per sottolineare un dislacco dal quotidiano comunista. Disegni, vignette e strisce dei bravissimi Altan, Chiappori, Panebarco, anche dei satirici in passato più critici verso il pei come Vincino, Pazienza, Jacopo Fo, Dalmaviva; grandi tavole sul tango di Reiser, Pratt, Pablo Echaurren; Francesco De Grcgori con certi suoi limericks, Guccini c altri con scritti satirici. Titolo, Tango: «Volevo una testala diversa dai sempiterni pungoli, dalle zanzare, dai sutyricon. Tango è una musica che presuppone passione: per suonarla o per amarla, devi prima aver sofferto.!, dice Staino. E se un satirico fa una vignetta anti-Natta? «lo la pubblico. "Tango", non sarà certo "Il Male", che poteva buttarsi anche alla pornografia, perché la consapevolezza del pubblico cui ci si rivolge l'abbiamo: ma niente autocensura, su niente e nessuno*. Come test politico sembra abbastanza interessante. Reggerà? «Vediamo».
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