Il voto sulla classe operaia frena il rinnovamento Cgil

// voto sulla classe operaia frena il rinnovamento Cgil Concluso il congresso, parla il segretario aggiunto Del Turco // voto sulla classe operaia frena il rinnovamento Cgil Veronese (UH): alla volontà di cambiare del vertice non corrisponde un atteggiamento analogo nella base - Sì alla riforma della cassa integrazione DAL NOSTRO INVIATO ROMA — Il congresso della Cgil ha respinto a maggioranza «il tramonto della classe operaia». L'emendamento presentato dai metalmeccanici e sostenuto anche da altri ha vinto, come abbiamo pubblicato ieri, con 484 si contro 458 no. Tra i «no» tutti i massimi dirigenti confederali: Pizzinato, Del Turco, Trentln, Vigevani, De Carlini, Turtura, Torsello, eccetera. Che cosa significa, abbiamo domandato al segretario generale aggiunto, Ottaviano Del Turco, che i delegati, sia pure con una maggioranza esigua, si siano espressi in questo modo? • Hanno voluto congelare l'idea del tramonto. Però non è cambiata la struttura della tesi. Né Pizzinato, né io attribuiamo grande significato alla cosa-. Come gruppo dirigente come vi comporterete? • Condurremo una battaglia politica contro questa tendenza che ritarda la com¬ prensione dei fenomeni nuovi che avvengono nel mondo del lavoro... Comunque l'atteggiamento della parte maggioritaria dei delegati al nostro congresso può suscitare stupore solo in chi non ha mai seguito i congressi degli altri sindacati europei. Altro che l'operaismo di casa nostra! Tra i sindacalisti svedesi o inglesi il nostro Garavini sarebbe bollato come un pericoloso socialdemocratico-. Questa battuta d'arresto crea problemi alla Cgil? «Li può creare nel senso che ritarda la capacità dell'organizzazione a capire la velocità e la novità dei cambiamenti-. Come gruppo dirigente vi aspettavate questa sorpresa? •Personalmente mi aspettavo un rigurgito congressuale. A ben guardare le cose però c'è solo l'attenuazione dell'idea del tramonto. A molti la frase sostituita è sembrata un pugno nello stomaco e si sono schivati-. Silvano Veronese, segretario confederale della UH, ha cosi commentato il fatto: Alla volontà del gruppo dirigente della Cgil, nemmeno tutto unito, di innovare e modernizzare il modo di essere del sindacato, non corrisponde altrettanta maturazione nella base. La maggioranza della base rimane sostanzialmente attestata su posizioni tradizionali e vecchie. E' un grosso limite al rinnovamento. Sarei disonesto se non dicessi che sacche di resistenza le abbiamo avute anche nella UH; ma abbiamo cominciato prima, quando Benvenuto veniva fischiato sulle piazze d'Italia, e ora il problema per noi è risolto-. I risultati delle votazioni per i 166 membri del direttivo sono stati comunicati con grande ritardo a notte inoltrata -perché si era rotto l'elaboratore-. Questa spiegazione ha suscitato dei dubbi: il ritardo non sarà stato provocato per caso dalla necessità di ripescare ai primi posti uno o più dirigenti puniti dai delegati nel segreto delle lume? Una scelta congressuale molto sofferta è stata quella riguardante la cassa integrazione. I delegati hanno accettato il principio in base al quale i lavortorl giudicati esuberanti dalle aziende, per tre anni godranno di una speciale «indennità di mobilità» ma perderanno la «titolarità del posto di lavoro», cioè non avranno diritto alla conservazione del posto e risulteranno a tutti gli effetti disoccupati, sia pur «protetti». In pratica il congresso della Cgil ha recepito il progetto di riforma della cassa integrazione messo a punto dal ministro del Lavoro De Michelis. Una proposta dei piemontesi per conservare la «titolarità del posto di lavoro» è stata respinta ma sono state accolte le indicazioni per aumentare i poteri di contrattazione del sindacato e per garantire ai lavoratori «in mobilità» alcuni strumenti preferenziali per la ricerca di un nuovo lavoro. Sergio Devecchi

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