Csm, trasloco con incognite di Roberto Martinelli

Csm, trasloco con incognite Csm, trasloco con incognite Diversamente dal passato, resta aperta la gara per la vicepresidenza - Per anni fu considerata scontata l'elezione del candidato della de - La prima spaccatura nel 1976, per Bachelet ROMA — Quella che si apre domani è la sesta «legislatura* dell'organo di autogoverno dei giudici. Il vecchio Consiglio chiude oggi i suoi lavori e, come ultimo atto simbolico, perfeziona l'ingresso in carriera di centosettanta nuovi magistrati. L'organico, carente di alcune centinaia di unità, recupera una parte del posti vuoti. Nel momento del cambio della guardia. Palazzo dei Marescialli, sede del Csm. rivive l'atmosfera' convulsa dei traslochi. Ma tra i venti componenti togati appena eletti e i dieci membri laici designati dal Parlamento c'è incertezza mista ad inquietudine. La nomina del vicepresidente è un nodo tutto ancora da risolvere. La situazione è di stallo e nessuno più azzarda ipotesi. Una esperienza tutta diversa da quella vissuta in passato, quando l'elezione era una pura formalità ed il nome del candidato vincente lo si conosceva prima ancora che il Parlamento lo designasse, con il suo voto. I primi vicepresidenti del Consiglio superiore, tra gli Anni Sessanta e Settanta, Michele De Pietro, Ercole Rocchetti, Alfredo Amatucci e Giacinto Bosco erano vicepresidenti prima ancora dello scrutinio, ma erano anche tempi diversi. I partiti designavano soltanto sette componenti e la suddivisione rispecchiava il diverso rapporto delle forze politiche rappresentate in Parlamento. Olà allora esisteva un tacito accordo per il quale il candidato vincente doveva essere quello indicato dalla democrazia cristiana. E nessuno mise mai in discussione questo principio, non intaccato neppure dalle due astensioni nell'elezione di Rocchetti e dalle quattro per Bosco (i tre comunisti e il socialista Ferrari). Meno candidati, ma anche una magistratura più arroccata su posizioni conservatrici, rese inattaccabili da una legge elettorale maggiorità ria che lasciava spazi angusti alle opposizioni e alla dialettica interna. Le «toghe d'ermellino., cosi come erano chiamate allora le alte cariche del vertice giudiziario, avevano dato vita ad un sodalizio associativo esclusivo, in contrapposizione all'asso¬ ciazione dei colleghi più giovani. Nelle votazioni per il Csm, l'accordo tra le correnti più conservatrici delle due associazioni riduceva le possibilità di dissenso. Le cose cambiarono dieci anni fa: nel 1976 entrò in vigore la nuova legge elettorale e mutò la composizione numerica del Consiglio. Le due associazioni dei magistrati erano tornate ad unificarsi e i risultati non si fecero attendere: il gruppo di maggioranza relativa perse il predominio e la sinistra moderata cominciò a conquistare terreno e voti ed ottenne 1 primi rappresentanti in Consiglio. Il Parlamento ebbe difficoltà a designare il suo decimo candidato (il socialista Gullo) e si dovette ripiegare su un altro nome. Si arrivò al voto per il vicepresidente con un candidato di tutto prestigio: Vittorio Bachelet. ma le sinistre commisero l'errore di non voler accettare quella che era l'indicazione di un uomo di grande onestà intellettuale. Fu cosi che per la prima volta il vicepresidente passò per un solo voto di scarto: 15 a 14. Le altre preferenze andarono ad un candidato che come Bachelet aveva le carte in regola: Giovanni Conso. Era la vigilia di Natale del 1976. Nel febbraio di quattro anni dopo, Bachelet fu ucciso dalle Brigate rosse, all'Università. Prese il suo posto Ugo Zilletti, e fu eletto all'unanimità. Ma inciampò nella P2 e fu costretto a dimettersi. Toccò a Conso per soli tre mesi. Unanimità anche per lui. ma per motivi diversi. E siamo alla quinta legislatura. Nella primavera del 1981. l'ottavo vicepresidente del Csm targato de è Giancarlo De Carolis, avvocato e senatore. La corrente moderata e conservatrice della magistratura ha ormai perduto la maggioranza relativa, e le sinistre, quella storica e quella più innovatrice, hanno segnato altri punti a loro vantaggio. De Carolis la spunta al primo scrutinio con un mare di si e la scheda bianca dei comunisti e dei rappresentanti di «Magistratura Democratica»: 29 si. 6 astensioni. Votò anche Pertini. Domani cominciano le formalità per l'elezione del nuovo vicario di Cossiga. Roberto Martinelli

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