Henny Porten, la Pickford del cinema tedesco Anni 20 di Gianni Rondolino
Henny Porten, la Pickford del cinema tedesco Anni 20 Una retrospettiva a Berlino sulla diva del muto Henny Porten, la Pickford del cinema tedesco Anni 20 BERLINO — Pochi la conoscono, pochissimi la ricordano. Eppure Henny Porten è stata una delle più importanti e significative attrici del cinema muto: una diva che univa ad una bellezza discreta, non appariscente, sottilmente elegante, una presenza schermica non comune, una capacità interpretativa fortemente caratterizzata e variegata. Bene ha fatto il passato Festival di Berlino a dedicarle un'ampia retrospettiva e un bellissimo catalogo-monografia, che contiene anche alcuni interessanti e curiosi ricordi autobiografici. Perché questi film e questi testi ricompongono, a distanza di sessant'anni, un mosaico vivace e vivacemente colorato di un'epoca, d'un costume, d'una società colta nei suoi aspetti più appariscenti, esteriori, ma. anche più genuini, rivelatori. E anche episodi drammatici di quegli anni: quando Goebbels invitò, produttori e registi a non interessarsi più dell'attrice, «col¬ pevole» di non voler divorziare dal marito ebreo. Nata nel 1890 Henny Porten aveva calcato le scene dei teatri berlinesi ancora bambina, sotto la guida del padre. A vent'anni. nel 1910. la troviamo in un ruolo secondario nel film Schuld und SUhne. Da allora, in una lunghissima serie di brevi drammi, commedie, farse, tragedie ella va conquistandosi un posto sempre più centrale e appariscente nel panorama, non certo mediocre, del cinema tedesco. Nasce insomma una nuova diva: un'attrice che piace al pubblico, che sa incarnare, piacevolmente e con efficacia, alcuni caratteri fondamentali dell'anima tedesca. E' un po' per la Germania ciò che fu per gli Stati Uniti Mary Pickford. Se ne accorgono i migliori registi e sceneggiatoti dell'epoca. Dopo i moltissimi brevi film diretti da Curt A. Stark, ecco -Henny Porten che affronta prove di maggiore impegno sotto la guida di Ru- dolf Biebrach. Ernst Lubitsch la vuole nel divertente Kohlhiesels Tóchter e nello storico drammatico Anna Boleyn, ambedue del 1920. Ewald A. Dupont — il non dimenticato regista di Variété — la dirige in Die Geler-Wally (1921) e in Dos alte Gesetz (1923). presentato a Berlino nella nuova edizione ricostruita e restaurata. Poi la troviamo in film di Robert Wiene, di Svend Gade, di Oeorg W. Pabst e soprattutto di Cari Froelich col quale aveva fondato nel 1924 una propria casa di produzione. Sarà proprio Froelich a dirigerla per quasi un ventennio, con risultati forse discutibili — anche perché Henny Porten fu in primo luogo una grande attrice del cinema muto — ma certamente significativi. Si vedano- in particolare il melodrammatico Lotte e il dram matlco-soctale Zuflucht, del 1928, quest'ultimo profondamente radicato In una visione prospettica e critica della realtà politica e sociale della Germania degli Anni Venti. Ma un capitolo della storia della Germania, e del cinema tedesco, si era ormai concluso: con l'avvento di Hitler al potere le cose mutarono profondamente. Henny Porten continuò a lavorare in patria, fino agli anni di guerra e oltre, ma la sua migliore stagione, anche per l'emarginazione dovuta alle leggi razzia li, era tramontata. Quando mori nel 1960 pochi la ricordavano. Ora, grazie a questa retrospettiva, possiamo dire che ella fu al tempo stesso una grande diva e una grande attrice: l'immagine vivente di una Germania che non c'è più. Gianni Rondolino
Luoghi citati: Berlino, Germania, Stati Uniti
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