Il prof. di passaggio di Clemente Granata

Il prof. di passaggio Chi sono nell'Università i docenti esterni, «a contratto» Il prof. di passaggio Un decreto del 1980 apre le porte degli atenei a «significative esperienze teorico-pratiche» nazionali e internazionali - Tetto massimo di 30 ore annuali, tremila domande al Cun (duemila accolte), stanziati 20 miliardi - Tra gli ammessi come insegnanti: De Mita è Benvenuto, Antonioni e Dulbecco - Vantaggi e rischi DAL NOSTRO INVIATO. ROMA — Chissà che anche Ciriaco De Mita, docente prò tempore all'Università «Gabriele D'Annunzio» di Pescara, non abbia mugugnato contro le lungaggini della burocrazia scolastica. Aveva • presentato regolare domanda d'insegnamento di .Riforma delle istituzioni» in qualità di professore a contratto all'inizio del 1984, ma solo dopo due anni, 11 6 febbraio scorso, ha potuto varcare la soglia dell'aula magna di Economia e Commerclo.e tenere la prima lezione, molto seguita, come raccontano le cronache. Il prossimo appuntamento è fissato all'inizio di marzo. Complessivamente De Mita insegnerà per venti ore e avrà un compenso lordo di sei milioni. Sarà perché il segretario de è, nel settore di sua competenza, persona di «chiara fama»; come si usa dire nel mondo accademico e come implicitamente richiede ai docenti a contratto l'art. 25 del decreto presidenziale 382 sulla riforma universitaria, sarà per le polemiche sorte in Parlamento sull'iniziativa dell'esponente politico, fatto sta che da qualche tempo l'I stituto del «professore a con tratto», oggetto a volte un po' misterioso, è balzato al centro dell'attenzione generale. L'Intento del decreto 382 dell'I 1 luglio 1980 era di aprire le porte degli atenei alle 'Significative esperienze teorico^pratiche» provenienti dal mondo accademico estero e dal mondo extrauniversitario italiano. Un proposito riformistico molto interessante, come rilevano il rettore dell'Università di Torino Mario Umberto Dlanzanl e il professor Guido Greco, docente di Ingegneria a Napoli, volto a collegare i nostri atenei alle correnti di pensiero e ai risultati delle ricerche di altri Paesi, soprattutto euro pei (c'è chi parla di sprovin cializzazione) e a mettere in contatto gli studenti con professionisti di alto livello, esponenti dello spettacolo e dell'informazione, magistrati, uomini «d'azione» come manager, sindacalisti, politici. Oli Interessati (attualmente sono più di duemila) svol gono corsi integrativi di insegnamenti ufficiali per un periodo massimo di trenta ore annue, possono partecipare alle sessioni d'esame e stipulare l'accordo con gli atenei soltanto due volte in un quinquennio. Le retribuzioni partono da due milioni e hanno come tetto lo stanziamento destinato dal ministero Un viaggio tra le persone di successo diventate professori universitari per 15 o 30 ore conduce 11 cronista a imbattersi nei nomi di Cesare Zavattlni che insegnò a Torino, di Luca. Ronconi che sempre a Torino inizlerà a giorni la sua esperienza, di Eduardo De Filippo e Dario Po, di Margarethe Von Trotta, impegnata in questo periodo a Roma in un corso di teoria e pratica della regia cinematografica, di Roman Polanski e di Michelangelo Antonioni. In altri settori ecco, ancora a Roma, Renato Dulbecco, premio Nobel per la fisiologia nel 1975 e impegnato nelle ricerche sul cancro al Salk Instante in California. Ecco a Genova il professor Van Horn, massimo esperto nella Cee di diritto fiscale comparato. «In effetti — sottolinea il professor Pietro Rossi — l'istituto del docente a contratto funziona molto bene per guanto riguarda l'insegnamento degli esperti di altri Paesi, meno per quanto riguarda i nostri esperti specie nell'ambito dell'economia. In genere le persone più qualificate sono già cariche d'impegni e non hanno tempo di pensare ai corsi universitari». Esistono naturalmente le eccezioni. A Roma Vincenzo Milazzo, già grande «ragioniere dello Stato», ha tenuto apprezzati corsi di contabilità; è salito in cattedra Antonio Nottola, direttore centrale del Banco di Roma, imitato all'Università di Chieti dal sindacalista Giorgio Benvenuto. Ma, in genere, chi opera nel mondo finanziario, imprenditoriale, sindacale o in quello dell'alta burocrazia statale si limita a una corife renza o a un seminario. Chissà che ora la venuta di De Mita non costituisca uno stimolo per tutti, oltreché per i politici di grido. Eppure è affollatissima la corsa ad accaparrarsi un posto in un settore nel quale (sono dati di quest'anno) lo Stato ha stanziato 20 miliardi, più 13 destinati ai lettori stranieri ma utilizzabili anche per i professori a contratto. Ogni anno piovono sui tavoli del Consiglio universitario nazionale circa tremila richieste. Il Cun, in media, invita a bocciarne almeno un terzo. Le facoltà a volte seguono i pareri del Cun, a volte, soprattutto quelle sistemate in sedi periferiche, chiudono un occhio e accettano anche persone che non brillano per la loro competenza. Lo fanno per amor di quiete, per spirito clientelare, anche per necessità: devono far fronte alle esigenze della didattica e non sempore dispongono del personale sufficiente. Vero che il decreto 382 consente di ricorrere alla contrattazione privata quando manca il personale, ma vero anche, rilevano al Cun, che talvolta lo si fa con troppa disinvoltura. «Con il rischio sempre presente — dice il vicepresidente del Consiglio universitario, Giorgio Petrocchi — della formazione di nuove fasce di precariato». Clemente Granata

Luoghi citati: California, Genova, Napoli, Pescara, Roma, Torino