Tangente sui funerali Venti sotto inchiesta
Tangente sui funerali Venti sotto inchiesta Accuse contro gli infermieri di una casa di riposo Tangente sui funerali Venti sotto inchiesta L'indagine riguarda fatti accaduti alla «Capirone» di Leinì - Alcuni dipendenti avrebbero ricattato le imprese di pompe funebri : r V * * >* Tentata estorsione: è questa l'ipotesi-dt reato che-il giudice istruttore Oggè ha confermato, dopo l'inchiesta del sostituto procuratore Stella Caminiti, nei confronti di 20 dipendenti della casa di riposo «Capirone» di Leinl. Infermiere, inservienti e ausiliarie avrebbero tentato di ricavare una percentuale sui funerali degli ospiti del «Capirone», minacciando due imprese di ostacolare l'affidamento delle esequie. Per tre di loro poi va aggiunta l'accusa di corruzione, estesa al titolare dell'impresa •Mecca e Chiadò» , Adelmo Chiadò Caponetto, 43 anni, di Ciriè, che avrebbe elargito tangenti e regali. A ricevere il mandato di comparizione sono state: Agnese Gorgone, 41 anni, Marisa Brunero, 40 anni, Cesarina Castelletto, 36 anni, Albina Facta, 65 anni, Pierina Atzori, 41 anni, Cosima Blancato, 40 anni, Piera Blancato, 32 anni, Maria Grazia Bordabossana, 31 anni. Rosa Cubelo, 32 anni, Pasqualina D'Amico, 40 anni, Giuseppina Fabiano, 30 anni. Maria Massola, 61 anni, Rosa Pacelli, 39 anni, PiaPogliano, 43 anni, Maria Raccuglia, 38 anni, Maria Teresa Steri, 36 anni, Maria Carla Torasso, 42 anni, tutte di Leinl; Claudia Pelachin, 33 anni, di Front; Giuseppina Camino, 32 anni, di Settimo; Rocchina Caputo. 23 anni, di Busano. La duplice accusa è rivolta alla Gorgone, alla Brunero e alla Castelletto. Un vero e proprio racket del caro estinto dunque? A segnalare quanto stava accadendo al «Capirone» era stato Valentino Camoletto, titolare di una delle imprese (l'altra è quella di Giovanni Bracciadieta) in concorrenza con la «Mecca e Chiadò». Il personale avrebbe richiesto «mance» da cento a centocinquantamila lire: in caso di mancato pagamento avrebbero sconsigliato per 11 futuro l'affidamento dei funerali alle imprese meno generose. Adelmo Chiadò Caponetto invece non avrebbe fatto resistenza, pagando un minimo di sessantamila lire e non lesinando qualche regalo per ogni chiamata. Camoletto de¬ cise allora di inviare una lettera-denuncia al sindaco, che la trasmise alla procura. Ma le versioni fornite dagli inquisiti sono ben diverse: le dipendenti del «Capirone» ammettono di aver intascato le mance, ma non di averle richieste: -Si trattava di un piccolo presente per la collaborasione che abbiamo sempre offerto'.
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