Risparmio di 1110 miliardi nell'import agroalimentare
Risparmio di 1110 miliardi nell'import agroalimentare Ipotesi sulle positive conseguenze della caduta del dollaro Risparmio di 1110 miliardi nell'import agroalimentare Secondo la Confagrìcoltura, nel settore agrìcolo l'Italia avrebbe nell'86 minori esborsi per 1276 miliardi di lire per gli acquisti all'estero; maggiori introiti per 166 miliardi nell'export Tra i vantaggi del «dollaro calante», non indifferenti quelli riguardanti il settore agroalimentare: il 42,4 per cento delle importazioni di questo settore è regolato in dollari; sempre in valuta Usa viene pagato l'I 1,3 per cento delle nostre esportazioni. E' evidente quindi che la caduta del dollaro avrà ripercussioni non indifferenti sull'entità del disavanzo accumulato dall'Italia nell'interscambio dei prodotti agricoli e alimentari. Gli esperti della Confagrìcoltura hanno documentato — anche se sottolineano che è una «ipotesi di lavoro» — quale potrebbe essere il risparmio dell'agricoltura italiana alla fine del 1986, se il cambio lira-dollaro si mantenesse a una certa quota e se la quantità dei prodotti agro- alimentari scambiati rimanesse invariata rispettò al 1985. E' stato stimato che il cambio con la moneta Usa possa attestarsi quest'anno su un valore medio di 1650 lire per un dollaro. Una diminuzione del 13,5 per cento circa, rispetto al cambio 1985 (1909 lire) come media annua. Se le quantità di merci agroaìimentari scambiate nell'86 saranno uguali a quelle del 1985, il risultato che ne ricaverà l'Azienda Italia sarà .cosi ripartito: minori csborsi per 1276 miliardi di lire nel pagamento delle importazioni; un maggior introito di 166 miliardi di lire per le esprr**»'»*.'»»" IT« ricnnrmio netto, quindi, di MIO miliardi di lire nel saldo negativo della bilancia agroalimentare, il cui passivo è stato, l'anno scorso, di 11.425 miliardi (in percentuale il 9,7). E' un'ipotesi di lavoro, sottolineano gli esperti della Confagrìcoltura, comunque indicativa di una certa tendenza. Il naturale bacino di scambio è la Comunità economica europea, la quale governa quasi la metà dei commerci di prodotti agroalimentari del mondo (per gli Stati Uniti è circa un quarto). Dall'area Cce, l'Italia importa il 61,6 per cento dei prodotti agroalimentari di cui ha bisogno e nella Cee riversa circa il 60 per cento delle proprie produzioni. II; secondo grande cliente dell'Italia sono gli Usa, dai quali importiamo il 6,9 per cento del fabbisogno e dove collochiamo il 9,5 per cento delle nostre esportazioni agri cole. Con i Paesi esportatori di petrolio il rapporto è nettamente a nostro favore: dall'arca Opec acquistiamo infatti lo 0,8 per cento del totale alimentare (frutta esotica) ed esportiamo il 6,5 per cento. Il contrario avviene con i Paesi in fase di sviluppo: dalla loro agricoltura preleviamo il 16 per cento del totale delle nostre importazioni alimentari c diamo, in cambio, il 5,9 per cento delle esportazioni. Livio Burato
Persone citate: Livio Burato
Luoghi citati: Italia, Stati Uniti, Usa
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