Benigni, un Fo da osteria di Stefano Reggiani

Benigni, un Fo da osteria PRIME FILM: un «assolo» girato da Giuseppe Bertolucci Benigni, un Fo da osteria Gli spezzoni più allegri di alcuni spettacoli, con brandelli di interviste umoristiche al protagonista TTJTTOBENIGNI di Giuseppe Bertolucci con Roberto Benigni. Produzione italiana a colori. Ripresa di serate dal vivo. Cinema Olimpia 2 di Torino. Cinema Ariston 2 di Roma. Cinema Durini e Gloria a Milano. Da dove viene questo Benigni che si confonde, nei titoli di testa, tra i partecipanti ad una mosca-cieca di paese? Chi è quel giovanotto che corre bendato e ci fa ridere solo muovendo mani e piedi? Ormai si sa: una maschera paesana, un comico contadino, lo sghignazzo più antico della nostra tradizione popolare. Nel mestiere d'attore e nei film costruiti Benigni può aggiornarsi o camuffarsi, voltare l'eredità plebea in comicità lunare, in Ironia quasi snobistica; negli spettacoli diretti, nelle serate, l'autenticità riprende 1 suoi diritti, un modo protervo e generoso di porgere e adattare le battute, una aggressività che cela un'antica apprensione. Negli attacchi e nella torrenzialità dei monologhi, Benigni somiglia a quei misconosciuti geni di paese che trovi sulla porta del bar principale e che ti molestano, e rallegrano con sproloqui di alta qualità creativa. Sanno che finché parlano esistono, come Benigni. In »Tuttobenigni» il regista Giuseppe Bertolucci (che già guidò l'attore in 'Berlinguer ti voglio bene») ha raccolto gli spezzoni più allegri di certe Feste de «l'Unità» e li ha uniti con brandelli di interviste umoristiche al protagonista (l'autocoscienza di Beni¬ gni) e visioni di pubblico ridente. Non è stato un gran lavoro, la qualità tecnica non è buonissima, i rari virtuosismi di macchina sono di troppo; ma c'è la natura di un sincero e affettuoso omaggio. Il Benigni spontaneo, paesano, arcaico c'è quasi tutto con i temi essenziali della tradizione: le funzioni corpo rali, il sesso, la religione. La satira politica (riferita al tempo delle riprese) è anch'essa un'aggiunta fisica, dove gli ammicchi valgono più delle parole. In qualche modo Benigni somiglia a Fo (vedi il monologo di Caino e Abele), ma è un Fo meno «colto» che ha frequentato più le osterie dei teatri, che parla senza mediazioni; per lui lo sberleffo medievale contro i potenti non è mai finito. Ecco Benigni, applauditissimo, intonare l'Inno del corpo sciolto, in difesa e celebrazione del cacare quotidiano e abbondante (serve anche contro gli avversari). Ecco Benigni, dopo avergli chiesto scusa. chiacchierare col Buondio, chiamandolo per confidenza e invito alla modestia Guido. Ecco i suoi dubbi teologici: ■£ se dopo scopriamo che il vero Dio era un altro, magari Budda col pancione nudo? Mia madre s'impressionerebbe e griderebbe: Craxi ha preso il potere anche qui». E una riflessione sull'amore: 'Nascono diecimila bambini al secondo; ti figuri quanti sono quelli che fanno l'amore? Tutti, fuorché voi, che siete venuti a vedere Benigni. Ma perché stiamo ancora qui?». Stefano Reggiani Roberto Benigni: spontaneo, paesano, arcaico come da tradizione

Luoghi citati: Milano, Roma, Torino