Baal un Brecht con sentimento di Osvaldo Guerrieri
Il regista Guicciardini spiega l'allestimento del testo che ha debuttato a Udine Il regista Guicciardini spiega l'allestimento del testo che ha debuttato a Udine Baal/ mi Brecht con sentimento Il testo giovanile del drammaturgo tedesco con Brogi, Dettoli e la Guzzinati in una recitazione «non epica, ma emozionale» BOLZANO — Ancora Brecht. Sembrava che il teatro lo avesse rimosso, considerandolo un'ombra un po' grifagna che, con i suoi schemi didattici e le tecniche stranianti, non riuscisse più a parlare allo spettatore; dopo l'ubriacatura politica, la scena ha sentito quasi il bisogno di un linimento, di un gioco rassicurante, meno irto di rovelli E invece Brecht risorge. Magari non è il Brecht del Cerchio di gesso o di Madre Courage, ma è pur sempre lui, con quel terribile e irrisolto problema della coscienza, della storia, dell'uomo. Il Gruppo della Rocca ha appena allestito Schweyk. Ieri sera, al Palamostre di Udine, è andato in scena Baal, prodotto dallo Stabile del Friuli Venezia Giulia con la regia di Roberto Guicciardini e l'interpretazione, fra gli altri, di Giulio Brogi, Giancarlo Dettori e Margherita Guzzinati. E' l'inizio di una nuova fortuna brechtiana? Guicciardini risponde di si, ma avverte che si tratta di una fortuna di tipo speciale: •L'interesse di Brecht oggi nelle sue prime opere, nelle quali non aveva ancora codificato né il suo pensiero né la sua estetica teatrale. In passato ho allestito le farse, Tamburi nella notte, opere nelle quali Brecht era molto libero e offriva un materiale pieno di indicazioni che non erano ancora codice». Ed ecco allora la scelta di Baal, la prima e meno rap¬ presentata opera di Brecht, una specie di ossessione che 11 drammaturgo si portò dentro per tutta la vita. Non a caso continuò a riscriverla per oltre trentanni, dal '19 al '53, non trovando mai la compiutezza formale. .Baal é un testo pre-ideologico — spiega Guicciardini —. Ho accettato di metterlo in scena per un'adesione di tipo personale, perché credo che, in un mondo appiattito, sia utile lascia- re spazio all'eversione. L'eversione in sé non è positiva, ma è positivo il desiderio di felicità che può essere raggiunto anche con l'affermazione individuale». Scritto contro l'espressionismo, Baal tenta di ricondurre tutto all'uomo, di recuperare la terra e gli istinti. Non è una glorificazione del male, perché Baal muore come un topo: ^L'aspetto storico e polemico non entra nello spetta¬ colo — avverte Guicciardini — ho cercato soprattutto di mettere in rilievo la parabola di un'esperienza, lavorando molto sul testo, compiendo una sintesi fra le varie redazioni». Il regista ha poi chiesto a Sergio D'Osino una scena 'fortemente simbolica, che vive tra terra e cielo, con un cielo color terra e una terra color cielo, di modo che luna rispecchi l'altro». Poi ha am- bientato la vicenda «in un oggi vago» e ha chiesto al suoi attori una recitazione •non epica, ma emozionale. TI linguaggio è alto, ma viene detto come se fosse composto di parole vere e da questa contraddizione dovrebbe nascere uno scatto espressivo. Ho cercato in ogni scena, in ocni battuta il centro focale dell'istinto e mi sono appoggiato a questo». Baal è il terzo spettacolo che Guicciardini firma per lo Stabile friulano. Non è solo coincidenza. Quel teatro è proiettato verso un'area geografica alla quale Guicciardini è molto sensibile. »M1nteressa la drammaturgia moderna — spiega — soprattutto quella di lingua tedesca, che oggi mi sembra la più viva. Ho allestito Handke, Mailer, quest'anno farò anche Puntila e 11 suo servo Matti a Zurigo. E' una zona culturale nella quale mi riconosco e che, guarda caso, deriva soprattutto da Brecht. Se volessimo sapere che cosa scriverebbe oggi Brecht, troveremmo la risposta in Milller». Baal avrà la sua prima ufficiale TU marzo al Pier Lombardo di Milano. Intanto, con alcune recite di rodaggio, cerchsrà di sorprendere il pubblico con il proprio caos sentimentale ed esistenziale. »Il pubblico si troverà davanti una cosa nuova. Credo che lo spettacolo gli darà molte emozioni, non scandalo. Brecht non porta più scandalo perché, purtroppo, ci siamo abituati a ben altro». Osvaldo Guerrieri
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