La riforma dell'Europa ha la firma dei Dodici di Fabio Galvano

La riforma dell'Europa ha la firma dei Dodici Dopo il sì danese aderiscono Italia e Grecia La riforma dell'Europa ha la firma dei Dodici La cerimonia all'Aia - Andreotti: «E' comunque un'occasione mancata per far compiere alla Comunità un vero balzo in avanti» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Superato lo scoglio del referendum danese, la riforma istituzionale della Cee è una realtà. Ieri sera all'Aia, presente il ministro degli Esteri olandese Van den Broek che è presidente di turno, sono state apposte le tre firme mancanti all'Atto unico europeo, il documento che dopo 28 anni apporta le prime modifiche dei Trattati di Roma. Ellemann-Jensen per la Danimarca, Andreotti per l'Italia e Papoulias per la Grecia — i tre Paesi che il 17 febbraio a Lussemburgo avevano mantenuto una riserva — hanno cosi sbloccato l'iter di quella che è definita una .miniriforma-, ma che è quanto di più avanzalo l'Europa dei Dodici fosse disposta ad approvare. Tutto è stato determinato dal -sì- di Copenaghen (562 per cento dei voti contro 43,8): l'Italia, che aveva rinviato la firma a quando «tutti gli altri avessero maturato una decisione., non aveva più motivi d'indugio; né li aveva la Grecia, che per .solidarietà, con i danesi aveva rifiutato di aderire prima del referendum. Resta tuttavia una «profonda insoddisfazione, del governo italiano, per una riforma che «non ha saputo né voluto sfruttare le opportunità di far compiere alla nostra Comunità un effettivo salto di qualità». La riserva riguarda, cioè, il mancato sogno di una • rifondazione- comunitaria più drastica. Assume la forma di una dichiarazione decisa due settimane fa dalla Camera e depositata ieri da Andreotti, contestualmente alla firma dell'Atto unico. Quella della riforma comunitaria, afferma il documento, era «un'occasione storica per il rilancio del processo d'integrazione europea.; l'Atto unico rappresenta invece «una risposta parziale e insoddisfacente all'esigenza di sostanziali progressi..- sfa per quanto riguarda i poteri del Parlamento europeo (-Non figura un suo potere di codecisione.J, sia nella dinamica che dovrebbe portare entro il 1992 al cosiddetto mercato interno, sia in tema di voto a maggioranza (.Limitato a pochi articoli.A •L'Atto unico europeo — ha dichiarato Andreotti all'Aia — non rappresenta l'attua- zione di quella riforma organica della Comunità per la quale il governo Italiano si è adoperato.. Quell'obiettivo •continuerà a essere perseguito. dall'Italia. Fin d'ora Roma si impegna a operare affinché «le limitate riforme convenute vengano non solo applicate nella loro interezza, ma attuate in senso evolutivo.; e chiede entro il V gennaio 1988 «un esame sull'attuazione e sul funzionamento delle decisioni adottate per verificarne la validità e ampliarne la portata.. Alla fine della giornata — che ha le sue basi nel vertice di Milano del giugno scorso — quella dell'Italia resta l'unica voce discorde; ma perché Andreotti, in linea con il Parlamento europeo e al contrario dei danesi, voleva di più. La riserva italiana non è comunque valsa a guastare la giornata in cui la Cee ha vissuto uno dei rari momenti di solidarietà e unità. L'esito del referendum danese, sebbene con un margine di •si- meno ampio di quanto si fosse previsto, ha indicato la scelta dei benefici economici comunitari e il rifiuto di vedere l'Europa come un -mostro- burocratico, che schiaccia le identità nazionali. «Un esito diverso — ha commentato il premier danese Poul Schluter — sarebbe stato una cata strofe storica*. Per il voto danese il presi dente dell'esecutivo Cee, Jac ques Delors, ha espresso «vive felicitazioni, e ha parlato di un «risultato incoraggiante per tutti noi». Fabio Galvano

Persone citate: Andreotti, Delors, Jensen, Papoulias, Poul Schluter