Che cosa dice il coro

Che cosa dice il coro Che cosa dice il coro Sette ballerini che si raccontano; scelti fra gente comune, danzatori di fila all'Inizio del percorso, al termine di una onorata carriera, a metà strada. Snzanne Bennet, 25 anni, inglese: «Sono nata a Manchester, ho incominciato a studiare danza classica quando avevo 6 anni, fino all'età di 15 anni, poi sono cresciuta troppo. Ero troppo alta per una ballerina classica e a 16 anni ho fatto una audizione per le Bluebell di Parigi e sono diventata una Bluebell-glri. Ho lavorato al Lido per 4 anni. «Lavoro nello show di Gino Bran .eri, in'Italia, perché mi hanno offerto un contratto. Trovare un lavoro può essere relativamente difficile, specialmente se si è molto alte, perché cercano più facilmente ballerine piccole». Pierfrancesco Rulli, romano, 20 anni. « Ho incominciato in una scuola privata romana, poi a 11 anni sono entrato nell'Accademia Nazionale di Roma, e ho finito a 18 anni con la maturità. All'Accademia infatti oltre a stu¬ diare danza si segue uno speciale liceo coreutico sperimentale che ci dà una formazione più ampia del semplice corso di danza. «Nel novembre de ir 84 sono entrato all'Aterballetto, ho fatto una audizione e sono stato preso subito. Vivo a Reggio Emilia e divido un appartamento con un ragazzo della compagnia. Ogni mattina alle dieci ci sono prove, poi si lavora sino alla sera tardi se ci sono spettacoli, altrimenti si fa classe e prove». Perry Moore, 26 anni, americano, di colore: «Sono nato a Saint Louis nel Missouri. Giocavo football americano e non avevo nessuna intenzione di diventare ballerino, mia sorella aveva una compagnia, professionale e mi ha chiesto di unirmi alla sua compagnia. Io le ho detto no, mai nella mia vita, ma lei mi ha convinto e cosi ho cominciato. Per 1 primi cinque anni della mia carriera ho studiato jazz-dance. «Sono venuto in Europa per questo spettacolo di Gino Bramieri, prima ho ballato molto in .spettacoli di Broadway». Ebe Alessio, 40 anni a maggio, ballerina del Comunale di Firenze: «Sono nata a Torino, avevo quattro anni e mezzo e volevo già imparare a danzare. In quegli anni le possibilità di studiare danza erano poche. «Dopo la scuola di danza, ho partecipato a tanti spettacoli, alla Scala al Regio di Torino. •Poi mi sono trasferita a Firenze e ci ho lavorato per 14 anni. Una professionista quando supera i 25, 28 anni si deve un po' mettere al sicuro, balla sempre e bene, ma gli atleti superata una certa età cominciano ad avere finito Il meglio di se stessi. Si balla pure sino a quarantanni, ma quello che si fa sui venti, a ventotto trenta non lo si fa più». Gregory Klingerman, 25 anni, americano: «Sono nato a Saint Louis nel Missouri. Quando ero al college altri studenti mi hanno chiesto di interessarmi al musical e ballare. Ho trovato che mi piaceva e cosi a 21 anni mi sono trasferito a Los Angeles e ho cominciato a prendere lezioni di danza «Ho cominciato con piccoli lavori, piccoli contratti a Los Angeles che non duravano molto. Poi mi sono trasferito a Las Vegas. Ho lavorato li per un anno. Poi ho fatto un'audizione per il GB show, e sono venuto in Italia Ho lavorato quindi alla Rai. «Ballare alla tv non è la stessa cosa che in teatro, non c'è pubblico, meno gratificazione. •La danza è una carriera molto breve, per la maggior parte della gente, mi piacerebbe passare alla recitazione. «Mi sono riconosciuto molto nei ballerini di Chorus Line, c'era qualche cosa di me In ognuno di loro. Spesso fra un contratto e l'altro si fa qualsiasi cosa, anche altri lavori, 11 cameriere per esempio». Luca Tossi torinese. 20, «Ho cominciato a studiare danza a te i 2 mila punti. I punteggi vengono poi raggruppati in classi retributive, che sono in genere una decina. E all'interno delle classi, vengono introdotte le cosiddette fasce, che vanno da un minimo a un massimo: è qui che nascono gli aumenti di merito. A questo punto, il lavoro di un dirigente viene espresso in coefficienti numerici che. introdotti nel calcolatore, danno la posizione dell'Interessato nella cosiddetta matrice di merito: stabiliscono cioè quanti soldi e in quanto tempo vanno dati al dirigente che 11 merita. Tutto ciò permette di fissare con una certa obiettività 1 livelli retributivi, evitando nei limiti del possibile eventuali discriminazioni non professionali. Infatti le prestazioni si valutano in base a manuali e grìglie, analogamente a quanto avviene per la «valutazione

Persone citate: Gino Bramieri, Gino Bran, Gregory Klingerman, Luca Tossi, Perry Moore