L'Africa in verticale con ogni mezzo una sfida italiana alla Parigi-Dakar di Francesco Fornari

L'Africa in verticale con ogni mezzo una sfida italiana alla Parigi-Dakar L'Africa in verticale con ogni mezzo una sfida italiana alla Parigi-Dakar t TN rally africano coni-: I) pleto, cioè la traversata del continente da Nord a Sud per tutta la sua lunghezza, è stato corso una volta sola, precisamente nel 1951. Cinquantasette giorni per compiere 11 percorso dal Mediterraneo a Città del Capo: questo il tempo impiegato dall'equipaggio vincente, tre torinesi, Mario Veglia, Paolo Butti e Carlo Paveslo, su una vecchia Jeep. Un anno dopo, nel '52, Paolo Butti, colpito da mal d'Africa, si rimetteva In viaggio In compagnia del meccanico Domenico Racca. Su una «Campagnola» i due ripetevano la traversata in senso inverso, da Capetown ad Algeri: 15 mila chilometri in 11 giorni e 8 ore. Un record ancora imbattuto, 'un'impresa giudicata irripetibile. A trentacinque anni di distanza la TWRO (Trans World Rally Organizatlon) ripropone l'entusiasmante avventura, con una piccola riduzione del percorso: causa l'attuale situazione politica In Sud Africa, la carovana del partecipanti non raggiungerà Città del Capo ma si fermerà a Gaborone, in Botswana, 1500 chilometri prima. Presidente della TWRO è 11 torinese Angelo Avenati: cinquantanni, due anni di lavoro in Senegal, una grande conoscenza del Continente Nero, due volte al via della Parigi-Dakar. La grande avventura scatterà il 23 luglio. Oli Iscritti sono già oltre un centinaio. Sono ammessi tutti i tipi di veicoli, auto, , camion, motociclette. Il percorso è libero: raggiunta tutti insieme Palermo, dove la carovana si imbarcherà per Tunisi, all'arrivo in terra africana ogni concorrente potrà seguire l'itinerario che preferisce per arrivare al traguardo. Vi saranno posti di controllo e altri sistemi di veri- - fica,, ma- per. il resto ogni equipaggio dovrà arrangiarsi da solo, libero di viaggiare di giorno o di notte, di sfruttare le piste consigliate dall'organizzazione, di avventurarsi nel deserto o dentro le foreste. Tempo massimo trenta giorni, ma la maggioranza Q 7f 7 ntìaboron Alcune società di impianti si sono fuse, tutte concorrono a proporre un'offerta turistica comune; è importante notare che i capitali già investiti e quelli nuovi sono quasi esclusivamente di provenienza locale (nella zona valdostana c'è anche una percentuale della Regione negli impianti) con il rischio ben limitato di trovarsi 11 palazzinaro che morde e fugge. E infatti, pur con lo sviluppo recente, Champoluc, Oressoney e Alagna sono paesi In cui è molto più facile ammirare case belle che nausearsi dinanzi al troppo cemento. • LO SCL In tutte le Alpi esistono poche zone che offrano da ogni angolo un colpo d'occhio cosi incantevole. Certo che queste zone non hanno le caratteristiche naturali di Sestriere o dei Monti della Luna. Qui per costruire un «domalne skiable» moderno si è lavorato tanto e si continua a farlo. La parte (ma sono gusti personali) sciisticamente più valida è quella della Val d'Ayas con due possibilità di arroccamento: o dal centro di Champoluc con la nuova cabinovia o con la seggiovia di Frachey. Poi un carosello ben eseguito con dislivelli possibili di ' 1100 metri e piste sempre molto larghe e su difficoltà degli equipaggi si impegneranno per eguagliare almeno 11 record stabilito da Butti e Rocca: una soddisfazione puramentf personale, perché il percorso è più'corto e il nuovo record, ammesso che venga stabilito, non potrebbe essere omologato. Un monte premi di 130 milioni attendevi primi otto classificati Avenati ha compiuto un viaggio di ricognizione, con quattro collaboratori: Leonardo Pastore, Andrea Fazio, Gianni Vaccari e il fotografo Mario Balzola. Hanno attraversato l'Africa in tutta la sua lunghezza, Diciassettemila chilometri attraverso Tunisia, Algeria, Niger. Chad, Cameroun, Repubblica Centro Africana, Zaire, Ruanda, Burundi, Tanzania, Zambia, Zimbabwe, Botswana. Un percorso un po' tortuoso perché quello diretto è reso impossibile dalla totale mancanza di strade o piste nello Zaire, fra Kishangani e Lumumbashi e dalla chiusura temporanea delle frontiere della Nigeria. Le più grosse difficoltà Avenati e 1 suoi compagni le hanno incontrate nel Chad e nello Zaire. «Nel deserto del Chad, dove non pioveva da anni, le piogge avevano trasformato le dune di sabbia in colline di fango. Abbiamo impiegato sei giorni per percorrere 1500 km». Francesco Fornari