Così la flora divenne botanica di Angelo Dragone

Così la flora divenne botanica Così la flora divenne botanica NELL'AMBITO degli studi e delle ricerche medico - filosofiche che per interi secoli avevano caratterizzato il mondo greco-romano e la stessa cultura araba, la Botanica ha continuato a lungo a esser considerata materia subalterna della Medicina. E come tale entrò anche nelle Università Ma qui, soprattutto attraverso l'istituzione degli orti del semplici — primo, in Italia, queUo di Pisa (1543) seguito due anni dopo da quelli di Padova e Firenze — si potè assistere al crescere dell'interesse scientifico per 11 regno vegetale e all'affrancarsi della Botanica, che in breve riuscì a ottenere la dignità di una disciplina a sé stante. La sua storia viene raccontata ora in una mostra intitolata Erbari e iconografia botanica, allestita alla Mole Antonelliana di Torino e curata da Franco Montacchlnl, Giuliana Forneris e Carla Martoglio. La mostra costituisce anche la storia delle collezioni dell'Orto Botanico dell'Università di Torino i cui inizi si fanno risalire al 1729, anno in cui Vittorio Amedeo II aveva nominato Bartolomeo Caccia professore di Botanica e gli aveva affidato un terreno lungo 11 Po, a fianco del Castello del Valentino. La rassegna offre la possibilità di vedere un'opera •praticamente unica per mole e per complessità di contenuto', come riconoscono gli specialisti: Ylconographia Taurinesis, incomparabile parata di 7558 tavole disegnate e acquerellate nell'arco di 116 anni, dal 1752 al 1868, da un'Intera famiglia di pittori botanici: Francesco Peyroleri, il nipote Antonio Boaione, la figlia Angela Rossi Bottone e le due preziose disegnatici Maddalena Lisa Mussino e Irene Chiapusso Voli. Quest'ultima in particolare lasciò una cospicua serie di 335 acquerelli e 23 disegni botanici sulla Flora Cenisia Ogni tanto si assiste a un cambio della guardia. Le «spulciatrìcl» vengono scacciate a viva forza e sostituite con altre ansione di accattivarsi la protezione e la benevolenza della privilegiata. E' un'altra delle tante prove di «Intelligenza» che 1 primati ci stanno dando. Più 11 conosciamo e più ci rendiamo conto che questi nostri cugini sono in grado di riflettere, ragionare, prendere decisioni coscienti e dimostrano che sale in zucca ce n'hanno da venderei I. Lattes Coifmann nella regione Novaliciense che, datati dal 1868 al 1915, sono stati di recente donati dagli eredi al Musei civici torinesi e con l'occasione illustrati da Silvana Pettenati, nel catalogo riccamente figurato edito dall'Allemandl. Le specie considerate nell'/conopraphia sono quelle abitualmente coltivate nell'orto botanico torinese, cui si aggiunsero quelle raccolte dagli specialisti torinesi; ed è 11 continuo, evidente rapporto tra studioso e plt- Si'ill:i peruviani!, acquerello detore a conferire loro il più alto valore scientifico. Due botanici, l'Allioni e 11 Moris, hanno hi particolare usato àeWIconographia come supporto e riferimento per i loro lavori, Indicando le tavole In cui le specie da loro considerate erano illustrate. A un'altra rivoluzionaria novità si poteva nel frattempo assistere, E fu 11 momento In cui dalle pur minuziose descrizioni lettera- Strage di selvatici rie, fatalmente imprecise per l'uso d'una Individuale terminologia, si passò alla nomenclatura sistematica che Linneo aveva basato sull'osservazione degli stami e del pistilli, e legata perciò a un «sistema sessuale.. Era stata detta anche «blnomla» per l'introduzione di quel «nomina trivialla., in forza della quale vegetali e animali potevano essere inequivocabilmente designati con due nomi soltanto, relativi al loro genere e alla specie; e ella « a «Iconographiii Taurinensis» non senza far seguire, con la sola Iniziale del nome il riferimento allo studioso che per primo li aveva descritti. Tutto questo non aveva naturalmente mancato di stimolare la ricerca scientifica, tant'è vero che accanto alla Iconographia Taurinensis si possono ri condare la Flora Pedemontana dell'Anioni, pubblicata nel 1785 enumerando 2814 specie di cui 2390 Fanerogame e 424 su lle Alpi austriache Crittogame, ed ancora l'Hlcones plantarum del Bellardl, la Flora «arda ecc. di Giuseppe Giacinto Moris (1837-59), e altri lavori che tuttora si considerano fondamentali per la «sistematica* legati al nomi di Intere generazioni di botanici da Vitaliano Donati e dal Bertero al Colla sino al genovese Giovanni Casarettl che con 1 colleghl torinesi ebbe spesso a collaborare. Era stato tuttavia Linneo ad avvertire modernamente: «Herbarium praestat omni lconae» (L'erbario è superiore a qualsiasi immagine). La conservazione del vegetali essiccati, praticata dalla fine del '500, e in particolare entrata nella consuetudine scientifica per dare alle nuove specie descritte un preciso rif-^mento, favori la formazlo.,e delle più cospicue collezioni di «erbari*, tra le quali è da porsi anche V Herbarium Universitatis Taurinensis, cui hanno contribuito un po' tutti 1 grandi botanici torinesi, dall'Anioni al Baibis, dal Btroli al Colla e 1 loro successori sino al Mattiroio, al Ceruti e oggi al Mentacchlni e alla Forneris, sicché attualmente ha raggiunto 1 500.000 esemplari circa. Quello che più conta è che non si tratta di materiale «muselficato». Al di là del documento storico, la pagina di erbario — accanto a quella che talora la ridisegna o la rida moltiplicata da un'incisione — è spesso arricchita da nuovi reperti che integrano i vecchi 'dati' con riferimenti al semi (la Spermatotheca, con 7000 esemplari di semlj o ai pollini (la Palinotheca, già ricca di 500 campioni;, mentre la loro diffusione nell'atmosfera o le forme patologiche che possono esser loro riferite, rientrano nella più vasta casistica offerta e più generalmente presa come base per nuove indagini fltogeografiche o per la stesura di modernissime «carte della vegetazione». Angelo Dragone Un prezioso alim

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