Il diavolo e lo scrittore

Settimanale di attualità culturale letteratura scienza arte spettacolo Settimanale di attualità culturale letteratura scienza arte spettacolo Il diavolo e lo scrittore Il ritorno degli esorcisti riporta in scena il vecchio Maligno. Che ne pensano romanzieri e studiosi? Rispondono: Giovanni Arpino, Giampiero Bona, Ferdinando Camon, Alfonso Di Nola, Alberto Moravia, Giuseppe Pontiggia, Vittorio Strada, Gianni Vattimo Il romanziere fugge i temi scottanti Qualche regista, invece... 'ORINO T< «...£ giù 'ORINO «...£ giù T< all'inferno e anche più giù se proprio in fondo fossi tu...: cantava a Sanremo la Rettore e non certo riferendosi ai diavoli proprio in quei giorni in trasferta a Torino, sotto le Porte Palatine, sulle panchine di piazza Statuto e le gradinate della Gran Madre, a leggersi forse l'esorcismo che conclude il romanzo di Gaspare Barblellini Amidei Storia di lei (Rizzoli). Quasi un secolo fa un Satana dandy aveva confessato a Baudelaire che ■ la più bella astuzia del diavolo è quella di persuadervi che non esiste-. E di questi tempi 11 diavolo urbano pecca proprio d'astuzia: sui giornali e alla tv l'arcivescovo di Torino annuncia di aver nominato sei esorcisti; nella sua città più di mille persone in due anni si sono dichiarate «possedute» dal demonio. Troppa pubblicità discredita, il rischio che nessuno creda alla sua esistenza aumenta. Anche la letteratura che gli aveva riservato grandi palcoscenici, da Dante a Machiavelli, da Ariosto a Rabelais, da Byron a Goethe, da Mann a Bulgakov, sembra avergli ritirato il credito. Appaiono sempre più impolverati e acciaccati i poveri diavoli di un Lesage e di un Paplni, di un Cazotte e di un Bernanos. Forse è lui stesso ad essere in crisi di identità, strattonato fra l'essere un angelo del male e un demonio della conoscenza, lottizzato fra credenti e laici. Anche fra gli scrittori la tentazione di definirlo si spezza fra i distinguo, le affermazioni e 1 rifiuti. Ma senza dubbio la sua possibile presenza nella città dei triangoli di magia bianca e nera e le affermazioni del cardinal Balestrerò non sono cadute nell'indifferenza. «Dei diavolo — dice uno storico della cultura come Vittorio Strada — ho sempre avuto un concetto troppo alto per non restare preoccupato della decadenza che, a giudicare da cronache recenti, sembra aver colpito anche il Principe delle Tenebre. Niente più si salva dalla banalizzazione! Dov'è il diavolo mostruoso e affascinante, re- pellente e tentatore, perfido e misterioso della demonologia e del satanismo?: Ho credo nel mistero — gli fa eco Alberto Moravia che in La cosa ha pubblicato racconti sul diavolo — e mi sta bene se l'idea dell'esistenza del Diavolo sta ad indicare un mistero. Non mi sta più bene se a spiegarcelo vogliono intervenire preti e scienziati: delle tecniche esoreistiche 10 possano vulnerare-. •La Chiesa deve credere al Diavolo — risponde Moravia —, è nella sua tradizione. Il Papato del Medioevo si occupava della grande politica in Europa e lasciava ai preti vedersela con il Diavolo. E mi pare che anche quello delle cronache di questi giorni sia un diavolo di bassa forza. 11 diavolo di cui io scrivo è una reincarnazione di quello di Faust, un diavolo intellettuale. Sono le convulsioni della mente che mi interessano. Il male c'è ma non si sa cos'è: •Non credo al Diavolo in senso teologico e non lo penso neppure in termini letterari — ammette Giuseppe Pontiggia —'. Credo ci siano spinte oscure al male, che sono segrete e invincibili. Sono portato a credere che il mondo sia per molti aspetti costruito diabolicamente. Viviamo in conflitto fra desiderio e realtà, speranza e delusione, in noi c'è un aspetto "demoniaco", un dissidio fra bene e male, ma nessun diavolo cammina nella realtà: 'A leggere le dichiarazioni fatte in questi giorni — aggiunge ancora Strada — sembra che, se si è visitati dal demonio, l'imba¬ Satana in grigio •Il diavolo — continua Strada — ha cominciato ad assumere un grigio e dimesso sembiante in Russia con Dostoevskij, che ha tolto ai suoi "demoni" rivoluzionari ogni grandezza metafisica e ha dato al diavolo allucinatoria dei Fratelli Karamazov l'aspetto trito e triviale di un pover'uomo sulla cinquantina. Poi c'è stato il "demone meschino" di Sologub, un demone di infimo grado nelle gerarchie sataniche. Infine ne II maestro e Margherita è risorto a Mosca, in piena età sovietica, prendendosi gioco di una realtà ancor più fantasticamente diabolica. Ma anche in Dostoevskij e Bulgakov come in Goethe, Hoffmann e Baudelaire il diavolo è potenza troppo ambigua e grande perché Il libro più venduto della settimana è «L'erotismo» di Alberonl: subito best-seller, appena arrivato in libreria. Ricordiamo che la classifica del libri più venduti è elaborata dalla Demoskopea, In esclusiva per •Tuttolibri», attraverso rilevazioni in oltre cento librerie italiane. Al best¬ seller assoluto si assegnano cento punti. I punteggi di tutti gli altri sono calcolati In base al rappòrto di vendite con il primo. Il numero indice è dato nella quinta colonnina della tabella. Le settimane di presenza in classifica nella sesta. La rilevazione è stata condotta dal 6 al 12 febbraio. pologo, autore di una Inchiesta sul diavolo (Laterza), non vuol sentir parlare di «nuovo diavolo», •diavolo metropolitano-. Dice: .E' falso pensare che il diavolo diventi da rurale urbano. Incominciamo ad avere sue notizie dalle pagine di Boccaccio, lo ritroviamo in Rabelais. Gli studi di Le Goff ci hanno dimostrato come sia poco presente nel mondo contadino. All'origine è una divinità delle pianure, del grano, delle foreste, ambiguo: buono e cattivo. E' stata la Chiesa a demonizzarlo intorno al terzo secolo quando ha condannato il mondo tardo-pagano. E' la Chiesa che ha avuto paura di Pan, demonizzando il suo sesso. Accanto a questo diavolo che è vigore fallico esiste poi il diavolo come tentazione esistenziale, di radice sciamanicoslava. E' il diavolo che diventa intellettuale, che rappresenta la metafora dell'accesso all'inaccessibile. Un altro noi che cancella il noi per poter poi risorgere'. Per uno scrittore come Ferdinando Camon la domanda se esista o no il Diavolo è sbagliata. 'La vera domanda — dice — è: sei credente o no? Perché non è possibile credere in Dio e non credere nel diavolo. Credere che ci sia solo un Dio, solo il bene significa credere che il destino di tutti sia la salvezza, e non ci sia la perdizione e questo prima di essere insostenibile sul piano della vita e della storia, è una bestemmia, offende la miseria dell'umanità. Arrivo a dire che capisco molto di più coloro che negano l'esi' sterna di Dio che non coloro che negano l'esistenza del diavolo. E la questione metafisica: cosa sarà di noi? nasce proprio dall'esistenza del diavolo. Il diavolo c'è, è per questo che l'ingiustizia sarà punita. SI, sono un dantesco, parto da una linea che va da Jacopone a Dante. Gli altri partono da Cecco Angiolieri. Li invidio.. Tempi duri per il diavolo, non ha la discrezione dell'angelo che vola e non si fa vedere. Lui urla e fa baccano e l'oggi, cosi sen sibile al frastuono, gli presta facilmente orecchio. razzo sia quello della scelta tra una telefonata al prete della curia o allo psichiatra della mutua. Il diavolo, e non solo quello di Baudelaire, potrebbe offendersi, se già non ridesse di noi: Gli risponde Giampiero Bona, autore di un romanzo, come Passeggiata con il diavolo (Garzanti), e di studi sulla magia: • Chiesa e pensiero scientifico ci offrono oggi un muro precario. L'ufficialità del pensiero non dà più certezze e la gente va in cerca di energie che possano difenderla dalla debolezza del pensiero. Se oggi c'è un ritorno al Diavolo è perché si è fatta strada una visione animista delia natura, ma di segno capovolto. La Chiesa ha abdicato alla funzione riparatrice del male. Gli esorcisti, non dimentichiamocelo, sono "maghi bianchi". C'è uno scontro fra una cultura che adopera la magia nera e una cultura che usa quella bianca: 'Per troppo tempo il diavolo non è stato più nulla nella vita della Chiesa — suggerisce il filosofo Gianni Vattimo —. La Chiesa ha lasciato insoddisfatte certe esigenze, certe richieste. Sono pochi i confessori che parlano di peccato, su¬ perstizioni. L'aver chiamato gli esorcisti indica proprio un concentrarsi di certi carismi straordinari, specializzati'. .Dante e Goethe — riprende Bona — si sono misurati con il diavolo usando il distacco dell'intelletto. Io credo che la Chiesa sappia molto ma non dica, perché il mistero fulmina. Conosciamo il Diavolo che ha prodotto Hiroshima e Buchenwald, ma come conoscere e affrontare chi può produrre simili catastrofi in noi?'. Esce dalla tv 'Del diavolo c'è bisogno, c'è bisogno di confrontarsi con lui — dichiara Giovanni Arpino —. Quando all'uomo si tolgono le paure, allora diventa necessario. E Belzebù sa quando è l'ora di tornare. Oggi è qui, non per comprare anime, lo ha già fatto. Si vede che c'è, basta guardarsi intorno. E' un diavolo sordido, viene su dai canali televisivi, si mescola ad un'umanità che sa solo più camminare guidata da frecce indicatone, corridoi di supermarket che sembrano gironi infernali. Al diavolo credevano Dante e Bulgakov, non ci dovrei credere io?.. Alfonso Di Nola, antro¬ Nico Orengo Herbert La rifondazione dl Dune 12.000 Ed. Nord 18 2 Suskind 1! profumo 20.000 Longanesi 18 14 Kundera II libro del riso e dell'oblio 16.500 Bompiani 18 2 Hyde La volpe rosea 22.000 Mondadori 17 1 Leavitt Ballo dl famlglla 18.000 Mondadori 17 1 Am ado Donna Ror e 1 suoi due mariti 12.000 Garzanti 17 1 Kundera L'lnsosteniblle leggerezza dell'essere 20.000 Ad el phi 16 37 Gray Prima classe 17.900 Sperling & K. 15 1 Vargas Uosa La citta e 1 cani 24.500 Rizzoli 14 1 Bach Un ponte suH'etemlta 20.000 Rizzoli 11 12 SAGGISTICA Alberoni L'erotismo 18.000 Garzanti 100 2 Stajano Mafia: L'atto d'accusa 20.000 Ed. Riuniti 44 4 Scalfari La sera andavamo in via Veneto 22.000 Mondadori 40 3 Zamponi 1 draghl Logopei 7.000 Einaudi 24 2 Marchi Imparlamo I'italiano . 15.000 Rizzoli 17 51 Of (one II gioco dei potent! 20.000 Longanesi 16 15 Alberoni L'amlclzia 15.000 Garzanti 11 2 Turani L'awocato 1965/1985 16.500 Sperling & K. 11 10 Pajetta II ragazzo rosso va alia guerra 16.000 Mondadori 9 1 VARIA Frassica II libro di Sani Gesualdl 15.000 Longanesi 57 10 Baglioni e Harari None dl note 20.000 Rusconi 30 6 Mordillo Lovestory 20.000 Mondadori 14 9 Mordillo Lacoppla 18.000 Mondadori 11 1 Bolter Camevale 35.000 Biblios 11 1 NEW YORK — Ho messo in ordine intorno alla macchina da scrivere un po' di libri ricevuti dall'Italia, la pagina del New York Magazine con l'elenco degli spettacoli di richiamo in questo periodo, l'ultima lista dei best-seller (fiction, non fiction) del New York Times, il dibattito su cinema e realtà condotto da Fofi sul n. 6 dell'Espresso. Aggiungo il testo della rivista politica New Republic sul convegno mondiale degli scrittori a New York dal bel titolo Writer's follies che suggerisce 'Zigfield' piuttosto che letteratura. Circondato da questo materiale, dai titoli, dai temi, dai nomi e dagli argomenti, mi sembra di poter dire che Lina Wertmùller, con 'Storie di intrighi e di delitti' ha fatto qualcosa di clamoroso. Non parlo del film come impresa personale, tipo di regia o messa in scena (si torni, per questo, alla recensione limpida di Stefano Reggiani su La Stampai, ma del film come tema, come colpo, come modo di comunicare che trova ben pochi riferimenti sullo schermo e sulla pagina scritta, in questi anni. Prima di tutto: vale il confronto fra la Wertmùller e la dilagante letteratura del piccolo trotto, il rapporto fra un film e l'antologia di storie private che (tranne il genere poliziesco e il genere -rosa Hollywood') è la sola a dominare gli scaffali da una parte e dall'altra dell'Oceano? Credo di si se vogliamo continuare, nella buona tradizione francese e italiana, a considerare i registi 'autori, e dunque intellettuali. Visconti accanto a Moravia, Calvino con Antonioni. Vale ancora di più mentre mi confronto con ciò che resta sul terreno della cultura americana, nella stagione di film come Rambo, Rocky IV. Delta Force e dopo l'aspra battaglia del Pen Club che ha visto Norman Mailer battersi contro Gùnter Grass, le donne contro gli uomini, il Terzo Mondo contro il primo, in un luccicare di personalismi isolati e in un mare di grigio (pensate all'idea di mettersi a discutere sulla 'immaginazione dello Stato, senza essere sfiorati, nel decennio della letteratura più leggera del secolo, dal problema di fare i conti con lo stato della propria immaginazione). Come controprova vediamo la lista americana dei best-seller che precede di soli sei mesi la lista delle scelte che poi appariranno .italiane.. I quindici titoli 'fiction, che fanno il mercato si aprono con una storia di caccia al mammouth e si chiudono con «The Seventh Secret, in cut Irving Wallace — uno che sa, come si dice, quello che vuole il pubblico — si appresta a svelare 'gli oscuri segreti del nazismo.. Se volete la controprova della vendita in grande di quella che da noi ancora si chiama la 'Saggistica; ecco alcuni esempi: .Elvis and Me., memorie di letto del re del rock, «Only one woof », biografia di un cane yorkshtre, e le memorie di baseball del commentatore sportivo Howard Cosell. Divertirsi su questi temi è facile ma è ingiusto. Gli editori sono imprese e devono vendere. I lettori, inseguiti in ogni angolo della vita privata dalla televisione che porta notizie quasi mai belle, vogliono svago. II disagio dell'argomento .importante' cade sulle spalle solitarie dell'autore che deve sceglierlo in modo da farsi accettare da chi fa libri per professione e in modo da farsi leggere da quella associazione di milioni di individui che formano «il mercato.. Questo disagio è grande perché niente guida a capire se la rilevanza del tema è un valore, se questo valore si deve mantenere soltanto nei limiti della vita privata, se toccare politica, corruzione, organizzazione sociale, governo, partiti, avventure morali che si giocano in pubblico e toccano i destini di tutti sia possibile, sia conveniente o sia doveroso. Le notizie, cosi come ormai ci vengono date in esclusiva dai media, disorientano. Sono sempre l'inizio di qualche cosa di grande, e il più delle volte di minaccioso, ma i media lanciano il sasso del dubbio, e ritirano subito la mano, offrono il dato terribile (chi muore di fame, di guerriglia, di terrorismo, di droga) e poi tutelano perdere. Inoltre la nostra vita è definitivamente divisa in spazio di lavoro e tempo libero. Molti autori vedono questa distinzione. Il pubblico, pensano con qualche ragione, mette la radio, la televisione e i titoli dei giornali sul conto della parte aspra della vita, il lavoro. Nel tempo libero vuole libri da sedia a sdraio, film da comitiva, televisione da famiglia, insomma lo svago. E allora si spiega perché tanti autori, anche in Italia, si gettano nella gara a far festa, oppure si tengono a mezza costa, sotto vento, toccano, sfiorano, accennano, ma coprono con la parabola, la sfasatura nel tempo, il pezzo «in costume», •il linguaggio, e molti altri espedienti per non lasciarsi sorprendere con le mani nel sacco degli eventi che stanno veramente accadendo, delle paure che tormentano tutti, delle macchie scure che sono II, ben visibili, fra la vita quotidiana e il futuro. Fofi, nella sua inchiesta sull'Espresso, ha dimostrato che quasi tutti t film di cui si parla come del nuovo cinema della realtà sono progetti. Sono il prossimamente di un tipo di impegno che non ha ancora prodotto materiali da giudicare. E ha detto che la tavola degli argomenti discende dritta dal telegiornale, i personaggi sono già stati sulla copertina dei settimanali, il tema è già stato plastificato. E' incredibile quanto siano lontani i tempi in cui Rosi, col «Bandito Giuliano», rovesciava i cliché e la materia stessa delle notizie e li ricomponeva seguendo piste, ossessioni e modelli che non c'e- Sylv rano sui giornali. Però la lista di Fofi ci dice pure che, nell'intimismo prevalente della letteratura, il cinema un suo sforzo di non scartare la realtà, a costo di guastare la cultura del tempo libero, lo sta facendo. Il talento è discontinuo, ma ci sono segni di vita. Il balzo della Wertmùller verso un tema grande e senza ornamenti (Napoli, droga, bambini e che cosa fare per dire basta), con la deliberata privazione del colore che circonda sempre, anche nelle denunce, il mondo della droga e che alla fine seduce, mi sembra un gesto fatto di caparbietà e di coraggio; e queste cose vanno notate oltre i giudizi sul film come arte. La Wertmùller si impossessa del tema, scarta la convenienza, affronta l'aspetto morale, politico e punta a mobilitare. Si fa, non si fa, nel cinema? Lei dice che in tempi di emergenza si fa, usando al meglio le proprie risorse di artista, e a me sembra che abbia ragione. Credo che il discorso conti per chi fa il cinema, ma conti per chi scrive. Non è ragionevole che i soli discorsi (a volte rozzi, però con passione) sulla fame, sul suicidio, sulla droga, sulla violenza, i più giovani oggi li possano ascoltare soltanto decifrando le parole della musica rock. Lina Wertmùller ha dato un segnale su un altro modo di usare lo strumento del lavoro creativo, di stabilire un rapporto radicalmente diverso col pubblico. £' una srolta e bisogna notarla. ester Stallone in «Rocky IV» Farlo Colombo